L’analisi di un disegno di Leonardo agli Uffizi conferma per gli esperti che il pittore, disegnatore e scienziato era ambidestro, scriveva e dipingeva con tutte e due le mani, non era solo mancino come scrisse Giorgio Vasari nelle sue “Vite” nel capitolo sulla vita del maestro di Vinci. Lo hanno rivelato indagini dell’Opificio delle Pietre dure di Firenze sul disegno 8P delle Gallerie. Indagini che hanno mostrato anche un “paesaggio invisibile” sul retro del foglio.
E poiché nel quinto centenario dalla morte è tutto un gran parlare e mostrare cose leonardiane, Palazzo Vecchio che è vicino agli Uffizi nella Sala dei Gigli espone fino al 24 giugno “Fogli scelti dal Codice Atlantico” selezionati dalla storica dell’arte Cristina Acidini.
Leonardo ambidestro
“Leonardo da Vinci era ambidestro e scriveva e dipingeva con entrambe le mani: sia la sinistra, per lui la principale, sia la destra”. Lo scrivono gli Uffizi parlando delle indagini condotte dall’Opificio sul “paesaggio noto come 8P (il suo numero d’inventario), considerato da molti il primo disegno noto dal grande artista e scienziato toscano e certamente il suo primo lavoro datato (5 agosto 1473)”.
La campagna di analisi, approntata perché dal 15 aprile il disegno dal
15 aprile verrà esposto a Vinci nella mostra “Alle origini del Genio”, ha visto in azione specialisti di più discipline, con “tecniche e macchinari sperimentali”, guidati dalla storica dell’arte dell’Opificio Cecilia Frosinini.
Gli studiosi considerano la presenza di due scritte la prova regina. Una frase scritta sul fronte è «” tracciata secondo la celebre stesura al contrario di Leonardo, da destra verso sinistra, “Dì di s[an]ta Maria della neve / addj 5 daghossto 1473” », mentre «un’altra sul retro è vergata invece nel verso ordinario, da sinistra verso destra, “Io, Morando d’Antoni, sono chontento”, riconducibile ad un appunto, con l’abbozzo di una formula contrattuale». Entrambe le scritte risultano autografe. “Leonardo nasce mancino, ma viene rieducato all’uso della mano destra fin da ragazzino”, spiega nella nota stampa la storica dell’arte Cecilia Frosinini.
Tracce fiorentine nel Codice
“Leonardo da Vinci e Firenze. Fogli scelti dal Codice Atlantico” a Palazzo Vecchio raccoglie 12 fogli in cui la storica dell’arte Cristina Acidini rintraccia rimandi e richiami alla città in cui si formò, dapprima alla bottega del Verrocchio per poi emergere come uno dei massimi artisti. Con i dodici fogli prestati dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano (dove è conservato e comprende 1.119 fogli) la mostra propone un dipinto di Gian Giacomo Caprotti detto Salaino, che fu allievo di Leonardo, e rappresenta un “Busto del Redentore”. Viene dalla Pinacoteca dell’Ambrosiana. “Si è fatto invece un percorso diverso e mai tentato, partendo dalla città stessa della mostra, Firenze, e andando a cercare nei fogli del Codice i tanti richiami al luogo d’origine, mai veramente lasciato e comunque mai dimenticato”, scrive in catalogo la curatrice.
Promossa dal Comune, la mostra è organizzata da Mus.e.