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Da Vermeer alla donna sfrattata, l’ora di libertà di Tomaso Montanari

Lo studioso ha raccolto in un volume la sua illuminante rubrica sul Venerdì “L’ora d’arte”. E partecipa a “Libri come” a Roma

Da Vermeer alla donna sfrattata, l’ora di libertà di Tomaso Montanari
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16 Marzo 2019 - 10.13


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L’ora d’aria è, come sappiamo tutti, quello spazio convenzionale dato ai carcerati per tirare un respiro d’aria tra le mura della prigione. “L’ora d’arte” è la rubrica settimanale che tiene sul Venerdì di Repubblica Tomaso Montanari, studioso, saggista, in prima fila nella tutela del patrimonio culturale e portatore di una concezione dove la cultura abbraccia il vivere civile. In quelle righe, sempre sintetiche e nitide, il docente fiorentino oggi all’università di Siena dopo aver insegnato nell’ateneo Federico II di Napoli intreccia le immagini e la loro storia al suo pensiero, a un’idea di convivenza civile non succube delle leggi del mercato come invece, a suo parere, è succube la gran parte del mondo istituzionale e mediatico che muove o gestisce la cultura visiva odierna.
Attestò questo legame tra oggetto e vita pubblica condivisa, tanto per evocare un passaggio, quando scrisse sulle 99 cannelle dell’Aquila, monumento raccolto dove i mascheroni da cui fuoriesce acqua tra tre pareti ad angolo retto in pietre bianche e rosse enuclea un concetto di città come frutto di più forze e dove la dimensione civica deve prevalere sull’interesse privatistico.

Il libro e l’incontro a “Libri Come”
Il frutto di quelle pagine tuttora in corso hanno preso quasi naturalmente la forma di libro pubblicato con il medesimo titolo, L’ora d’arte (Einaudi, pp. 224, € 15,00). E rimanda in qualche modo al concetto di libertà e cultura l’incontro che lo studioso ha oggi sabato 16 alle 15 al Teatro Studio Borgna dell’Auditorium Parco della Musica di Roma (Via Pietro de Coubertin, 30), nel programma di “Libri Come” (qui il sito https://www.auditorium.com). Titolo dell’appuntamento: “Arte e libertà”.

Nato a Firenze nel 1971, presidente dell’associazione Libertà e Giustizia, penna del “Fatto Quotidiano”, Montanari sul sito della Einaudi a proposito del volume ha voluto queste poche righe che condensano il suo pensiero: “L’ora d’arte, che in tanti vorrebbero cancellare dai programmi scolastici, dovrebbe invece essere la piú importante di tutte. Perché l’ora d’arte serve a diventare cittadini, a divertirci e commuoverci. Serve a imparare un alfabeto di conoscenze ed emozioni essenziali per abitare questo nostro mondo restando umani”.

Da Vermeer alla donna sfrattata
È un alfabeto che Montanari legge dall’antichità a oggi e trasporta figure anche in apparenza lontane alla vita quotidiana. E dall’amato Velázquez (al quale ha appena dedicato un volume pubblicato sempre da Einaudi, il suo editore) a Michelangelo e Tiziano, Montanari affianca l’oggi. Come quando scrive della «Donna che legge una lettera dipinta da Jan Vermeer tra il 1657 e il 1659», dove «niente che non sia detto nel titolo».

Il quadro è alla Gemäldegalerie di Dresda, in Germania. Gran conoscitore del ‘600, della cultura barocca e del Bernini, con un linguaggio accattivante lo studioso e confronta il piccolo inebriante capolavoro con la foto di una giovane donna londinese con bambino piccolo la quale, davanti a una finestra, con un taglio di luce analogo alla stanza raffigurata dal pittore olandese, legge l’ordinanza di sfratto dalla casa ricevuta dal Comune perché la reputa un’occupante illegale di quelle stanze. È uno scatto del fotografo Thomas Hunter del ciclo Persons Unknown, rammenta lo storico dell’arte affiancando le due immagini nella nota del 23 marzo 2018. E con questo confronto ravvicinato Montanari conferma un tratto essenziale nella sequenza dell’Ora d’arte: la lettura dell’immagine non si discosta mai da un profondo senso d’umanità dove l’opera, il luogo, il monumento non è qualcosa di intangibile, distante, di “bello”, è qualcosa che indaga anche nell’animo e di cui tutti abbiamo diritto a dispetto dalle ingiuste divisioni di classe.

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