Palazzo dei Diamanti a Ferrara, 200 nomi famosi contro il progetto per ampliarlo | Culture
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Palazzo dei Diamanti a Ferrara, 200 nomi famosi contro il progetto per ampliarlo

Appello di Elisabetta e Vittorio Sgarbi contro l'intento di estendere il gioiello rinascimentale. Tra i firmatari Pupi Avati, Dacia Maraini, Montanari, Settis e anche il sindaco Nardella

Palazzo dei Diamanti a Ferrara, 200 nomi famosi contro il progetto per ampliarlo
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10 Gennaio 2019 - 13.43


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A Ferrara un progetto di ampliare il rinascimentale Palazzo dei Diamanti scatena tempesta. Da un lato Vittorio ed Elisabetta Sgarbi contestano il progetto e raccolgono oltre duecento firme. Dall’altro il Comune ritiene necessari nuovi spazi per la cultura e, dopo un concorso, ha approvato un’aggiunta in vetro e acciaio sul retro dell’antico edificio progettato da Biagio Rossetti nel 1492 e che contiene la Pinacoteca nazionale e la Galleria d’arte moderna e contemporanea. La cui direttrice Maria Luisa Pacelli ritiene che manchino spazi a sufficienza per la didattica, servizi igienici adatti, un luogo di ristoro, un percorso coperto. In effetti non parla a vanvera: da anni il corridoio che i visitatori delle mostre attraversano e gli spazi annessi non sono adeguati. Va chiarito che l’intervento interessa il retro verso il giardino, non la facciata.

Italia Nostra nel 2017 aveva già contestato il progetto da tre milioni e mezzo di euro voluto dal Comune. L’associazione aveva bocciato l’ampliamento di circa 660 metri quadri verso il giardino e aveva invitato l’amministrazione a non toccare il palazzo dall’inconfondibile facciata con il bugnato sui muri esterni a forma di diamante ma a recuperare altri «edifici monumentali di grande pregio non utilizzati, sotto-utilizzati» e già in città. Il riferimento è al vicino Palazzo Sacrati. Che, però, per essere adattato a sede espositiva richiederebbe grossi interventi.

Contro l’estensione oltre 200 persone hanno firmato l’appello promosso dalla Fondazione Cavallini Sgarbi dei fratelli Sgarbi, ferraresi di origine, per i quali l’aggiunta equivale ad aggiungere un Canto alla Divina Commedia. Tra gli altri hanno detto no all’ampliamento architetti come Mario Botta e Pier Luigi Cervellati, i registi Pupi Avati e Amos Gitai, il direttore della Treccani ed ex ministro della cultura Massimo Bray, scrittori come Pietro Citati, Claudio Magris e Dacia Maraini, tra gli storici dell’arte Marc Fumaroli, Andrea Emiliani, Salvatore Settis, Tomaso Montanari, Philippe Daverio, Arturo Carlo Quintavalle, l’archeologo Andrea Carandini, i giornalisti e scrittori Furio Colombo e Vittorio Emiliani. L’elenco sul fronte culturale è autorevole.
Hanno firmato per il no anche il sindaco di Firenze Dario Nardella (il progetto è voluto dal Comune di Ferrara di centro sinistra, sindaco Tiziano Tagliani), Mariastella Gelmini e spunta anche Massimo D’Alema. E sullo scenario politico Vittorio Sgarbi corre a sindaco alle elezioni amministrative imminenti contro Tagliani con una propria lista, “Rinascimento”.
Poiché le contestazioni non sembrano contestare la qualità del progetto, si pone anche  l’eterno interrogativo italiano: no a ogni intervento contemporaneo sull’antico (l’interrogativo investì peraltro anche il Louvre quando costruì la piramide nel cortile diventata un’icona nel museo) oppure dipende da come viene fatto il progetto stesso?

La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Emilia Romagna e il Ministero dei Beni culturali non avrebbero dato ancora l’assenso.

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