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Scatti nel nome dell’etica contro paure e razzismo

La rassegna della fotografia etica a Lodi affianca alta qualità delle immagini a un pensiero civile. Tra i vincitori, il reportage di Paula Bronstein sui Rohingya

Scatti nel nome dell’etica contro paure e razzismo
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8 Ottobre 2018 - 10.34


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La foto che qui pubblichiamo è di Paula Bronstein, fa parte del reportage “Stateless, Stranded And Unwanted: The Rohingya Crisis”, la fotografa ha vinto una delle sei categorie del World Report Award per la sezione “Master”, ed è esposto al nono Festival della fotografia etica appena aperto a Lodi e in corso fino al 28 ottobre. “Potentissimo portfolio sull’esodo forzato e disperato di 700mila persone della minoranza etnica di origine islamica Rohingya verso il vicino Bangladesh”, scrive il festival nella nota stampa di un appuntamento meritevole per più ragioni. In primo luogo per la qualità delle immagini selezionate; poi perché propugna un’idea etica della fotografia anche per farci aprire gli occhi.

“Vogliamo che questo festival, nato dal basso, accolga il meglio della fotografia del mondo per far riflettere la collettività”, ha detto all’agenzia Ansa Alberto Prina, fondatore con Aldo Mendici del Gruppo Fotografico Progetto Immagine che ha creato il festival nella cittadina lombarda nel 2010. E nelle tanti sedi della rassegna dislocate nella città Pinna vuole e cerca una fotografia dove si comprende come “aprirsi non vuol dire rinunciare ai propri valori, aiuta a difendersi dagli estremismi dell’interno, così da diventare un anticorpo vivente contro malattie contemporanee, come la paura o il razzismo”.
Al World Report Award 2018 si sono arrivate 900 candidature da fotografi di 50 paesi.

Info: www.festivaldellafotografiaetica.it

 

 

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