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Il Mibac sui crolli: “l’unità per la sicurezza finora mai operativa"

Il ministro Bonisoli: “Istituita nel 2017 non è mai entrata in funzione”. Ma servono persone e investimenti per tutelare

Il Mibac sui crolli: “l’unità per la sicurezza finora mai operativa"
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4 Settembre 2018 - 19.40


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Dopo il crollo del tetto della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami a Roma, crollo che non ha mietuto vittime perché veniva aperta solo per matrimoni, il ministro dei Beni culturali alle tv ha dichiarato che non si sente “sicuro”, dacché l’edificio non sembra aver dato segnali di allarme. Al di là delle dichiarazioni ai media, il titolare del patrimonio artistico annuncia che “diventa operativa l’Unità per la Sicurezza del Patrimonio Culturale del Mibac, istituita nel 2017 e mai entrata in funzione. A ricoprire il ruolo di direttore generale della nuova unità è stato chiamato, per i prossimi tre anni, Fabio Carapezza Guttuso”. Il prefetto sa di cosa deve occuparsi e ha esperienza: già coordina l’unità di crisi del ministero sul terremoto del 2016.
L’annuncio arriva nel giorno in cui stamani si sono staccati frammenti dalle mura del Passetto di Borgo, passaggio pedonale rialzato che va dal Vaticano a Castel Sant’Angelo.
“L’unità ha il compito di unificare le diverse strutture che si occupavano di sicurezza al fine di un migliore coordinamento delle competenze. La struttura si muoverà sia nell’ambito della prevenzione che delle emergenze e per gli interventi ordinari”, dice il comunicato ministeriale che parla di “semplificazione” perché “tutte le strutture che collaborano alla sicurezza, dalla Protezione civile ai Vigili del fuoco, alle strutture territoriali, ora sanno a chi rivolgersi per tutte le questioni legate alla sicurezza”.

Già il fatto che fosse stata istuita nel 2017 può far riflettere. Si spera questa semplificazione non sia come altre viste in passato, che quando andava bene erano inefficaci, e che una struttura in più non significhi invece un passaggio in più. Ciò che serve davvero è un controllo e una manutenzione continua e costante dei monumenti, prima che succeda qualcosa. E perché ciò avvenga servono soldi, persone, tecnici e la volontà di intervenire anche dove, al momento, non c’è emergenza. Ma è un’impostazione culturale, politica, prima che tecnica, a cui i politici raramente dedicano più di parole di rassicurazione o di circostanza.

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