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Buon compleanno Topolino, eroe serio ma non troppo

Mickey Mouse è arrivato ai 90 anni: dall’idea folgorante di Walt Disney (con l’aiuto della moglie) alla fortuna del personaggio in Italia

Buon compleanno Topolino, eroe serio ma non troppo
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24 Agosto 2018 - 09.12


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Enzo Verrengia

Topolino compie 90 anni e tra i festeggiamenti c’è la mostra che apre a New York il prossimo 18 novembre per proseguire fino al 10 febbraio del 2019. Si intitola Mickey: The True Original Exhibition. La cura Darren Romanelli, e presenta al pubblico l’intera vicenda iconografica del personaggio, dagli esordi in bianco e nero alle opere di nuovi artisti che hanno contribuito alla sua grandezza mitica.
Topolino non dimostra un giorno di più della sua nascita creativa, a parte le modifiche di stile nella sue raffigurazioni. Si può tornare indietro nel tempo di quasi un secolo e trovare la sua icona nelle fan¬tasie collettive di ragazzi che, loro sì, sono cresciuti, hanno messo le rughe, perduto i capelli e in tanti casi hanno lasciato questo mondo, magari portandosi dentro, nell’ultimo barlume di coscienza, i sogni avventurosi vissuti insieme a Topolino.
L’aereo pazzo
Walt Disney era un cartoonist per lo schermo, prima ancora che per la carta stampata. Perciò l’esordio del nostro fu innanzi tutto cinematografico. Plane Crazy (“Aeroplano pazzo”) uscì il 15 maggio 1928, seguito dallo storico Steamboat Willie (“Willie del vapore”), proiettato per la prima volta il 29 luglio dello stesso anno, se¬gnando l’inizio del cartone animato sonoro. Poi le voci di corridoio. Secondo cui Topolino sarebbe uscito dalla penna del disegnatore Ub Iwerks, per poi passare alla paternità ufficiale di Disney. O al contrario, l’aneddoto che lo vuole partorito su un treno dal grande e controverso Walt in persona, di ri¬torno da Hollywood. In La nostre prime leggendarie imprese, volume “cult” distribuito in omaggio agli abbonati dell’edizione italiana di Topolino negli anni ‘60, l’episodio viene rievocato come un’immaginario racconto in prima persona del topo destinato alla leggenda.
«Bene, ora voi siete in treno seduti accanto a Walt e sua moglie, la gentile e intelligente signora Lillian: avete appena lasciato New York e state tornando da Roy, il fratello di Walt, allo studio Disney a Hollywood.» La narrazione pro¬segue alludendo alle noie del disegnatore con il suo datore di lavoro, che pre¬ferirebbe continuare la serie del coniglio Oswald, mentre Walt ha idee innova¬trici. Occorre, come nelle migliori saghe creative d’oltreoceano, una grande idea. E Disney si ricorda di un topolino che anni prima aveva l’ardire di ve¬nire a scorazzargli fin sopra la scrivania, al quale aveva perfino dato un digni¬toso appellativo: Mortimer. Troppo dignitoso, a parere della signora Disney, che bocciò il progetto di usarlo per il nuovo personaggio. Meglio Mickey.
La sua prima storia a strips apparve con cadenza quotidiana sui giornali dal 1º gennaio al 29 marzo dell’anno successivo. Mickey Mouse venne dapprima distribuito dall’onnipotente King Features Syndicate, quindi dalla medesima Disney. L’impostazione delle trame fissò il consueto canone, in seguito mai trasgredito. Topolino non è un caratterista arruffone e buffo, al pari di Paperino. Per lui piuttosto si configurano dei plot ricalcati sull’attualità. Nella sua prima avventura cinematografica, per esempio, cercava di costruirsi un ae¬roplano per emulare il trasvolatore atlantico Lindbergh. Merito anche di Floyd Gottfredson, che successivamente gli affiancò dei comprimari come l’inseparabile Pippo, Orazio, Clarabella, ecc. Con loro Topolino vive in bilico fra la quotidianità più rassicurante e l’imprevisto che deborda nel noir e nella suspense. Specie quando c’è da confrontarsi con l’eterno nemico, il gattone Pietro Gambadilegno, accanto ai legittimi rappresenti della legge, il commis¬sario Basettoni e l’ispettore Manetta.
Mickey, serio ma non serioso
Forse la dimensione ideale per il topo al top è la parodia. Nella quale si specializzò la redazione italiana delle sue storie. Che ha regalato Topolino emulo degli eroi dei classici e più di recente, in corsa con Indiana Jones. La ricchezza dei fondali e il susseguirsi dei colpi di scena fanno grande il suo uni¬verso fantastico. All’interno del quale talvolta lui brilla per un’infallibilità po¬chissimo caricaturale. Anzi, Topolino è a tutti gli effetti un personaggio “serio”, ma non serioso. E come tale, portatore di una profondità che manca ad altre maschere pure indimenticabili come quella di Paperino. La marcia in più di Topolino è quella dell’intelligenza accoppiata a una certa prestanza fi¬sica, che non guasta al successo.
In Europa per i topolini è dura
Nella vecchia Europa invece i roditori hanno connotazioni negative, con un illustre precedente, la “Batracomiomachia”, battaglia delle rane e dei topi, attribuita a Omero. Zeus scaglia una folgore per mettere in fuga i topi al seguito di Rubacroste.
Il film di propaganda antisemita “L’ebreo errante”, realizzato dal Fritz Hippler per Göbbels, accosta ai ratti il detestato giudeo. Art Spiegelman, disegnatore ed artista americano, figlio di emigrati ebrei polacchi, piega quest’infamante simbologia ai fini di una straordinaria epopea familiare a fumetti, “Maus”. In quelle tavole, i topolini protagonisti sono disegnati con pochissime concessioni antropomorfe. Agli antipodi di Topolino.
Il successo italiano
Quest’ultimo esordisce in Italia con una striscia disegnata da Guglielmo Guastavecchia su “Il popolo di Roma” nell’aprile 1931. Al posto delle bubbles, le nuvolette -o fumetti- che spuntano dalla bocca dei personaggi, le vignette sono corredate da didascalie in rima che adeguano la cornice ai retaggi scolastici nazionali. Disney riceve nel 1932 l’Oscar per la creazione di Topolino. Giuseppe Nerbini, edicolante ed editore di Firenze, si interessa alla questione e a Natale pubblica il primo numero di un albo a fumetti incentrato sull’impareggiabile topo. Negli Stati Uniti, Mickey Mouse avrà il suo giornalino soltanto un anno dopo.
La predominanza degli italiani nello sviluppo e nel proseguimento delle storie di Topolino sarà fondamentale per l’impero Disney. A partire dal contributo di Giorgio Scudellari, abile disegnatore di origine cilena, che interviene e corregge le incongruenze delle tavole importate dagli USA.
L’11 agosto 1935, con il numero 137 di “Topolino giornale”, il personaggio passa da Nerbini alla Mondadori. È il principio di un’epoca storica che durerà fino al 1988, quando Topolino n. 1702 uscirà con la nuova sigla editoriale della Disney Italia. Nel frattempo, il personaggio si è arricchito dell’apporto di grandi come Romano Scarpa, Tito Faraci e Giorgio Cavazzano, che ne hanno sviscerato potenzialità espressive ben più ampie di quelle originarie, sia per grafica che per contenuti. Il Topolino italiano, supportato dai retaggi del “Vecchio Mondo” viene così reimportato in America molto più spettacolare che in partenza.

 

 

 

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