Nel 1992 il primo Sms della storia e da allora tutto è cambiato nella comunicazione | Culture
Top

Nel 1992 il primo Sms della storia e da allora tutto è cambiato nella comunicazione

Una carrellata sulle evoluzioni della messaggistica digitale fino alla diffusione delle grandi piattaforme di oggi

Nel 1992 il primo Sms della storia e da allora tutto è cambiato nella comunicazione
Preroll

redazione Modifica articolo

9 Dicembre 2025 - 12.00


ATF

di Gemma Consolazio

“Merry Christmas”. Queste le semplici parole con le quali, il 3 dicembre 1992, il giovane ingegnere Neil Papworth inviò il primo SMS della storia al dirigente della Vodafone Richard Jarvis. Da questa data ad oggi il modo di fare comunicazione ha attraversato una veloce e continua evoluzione.

Un tempo, non troppo lontano, si comunicava attraverso il servizio postale con lettere o cartoline che richiedevano tempi lunghi e costi di spedizione senza mai avere la certezza che il destinatario le avesse lette fino alla sospirata risposta. Grazie agli Short Message Service, (Sms) tutto diventa più immediato e continuo: i tempi di risposta si abbreviano e le persone iniziano a conversare attraverso il cosiddetto “botta e risposta”.

Per la diffusione degli Sms si dovette attendere il nuovo Millennio quando i telefoni cellulari, prima per pochi dato il loro costo, furono sostituiti dai primi smartphone un po’ più accessibili tanto da entrare sempre di più nelle abitudini quotidiane anche delle nuove generazioni. Molti giovani, per brevità e rapidità, limitavano i messaggi a pochi caratteri facendo nascere spontaneamente un nuovo linguaggio informale e sintetico, fatto di abbreviazioni come xké, qlc, (in luogo di perché e qualcuno).

Mentre si estendeva il fenomeno rivoluzionario degli Sms anche l’uso della posta elettronica, attraverso le e-mail, si diffondeva sempre più riprendendo la forma delle lettere tradizionali ma con costi di spedizione abbattuti e rimuovendo i lunghi tempi di attesa. Le e-mail, a differenza degli Sms, sono nate per un tipo di corrispondenza più complessa e formale.

Una rappresentazione calzante dell’evoluzione, specialmente per l’uso delle e-mail, si trova nel film C’è posta per te, diretto da Nora Ephron nel 1998, in cui viene narrata la storia di Kathleen e Joe, due ragazzi che si continuano a scrivere e-mail non sapendo di conoscersi già. Non più lettere d’amore scritte a mano e spedite con l’ansia di attendere giorni per la risposta ma l’immediatezza del digitale. Il film è diventato un po’ il simbolo di questa evoluzione della comunicazione.

A metà del primo decennio degli anni Duemila, in particolare grazie alla diffusione della connessione e agli smartphone che ospitavano le prime applicazioni, nascevano le piattaforme di messaggistica online come Messenger. Era un’ulteriore trasformazione della comunicazione che dava la possibilità di approcciarsi a un vero e proprio modo di stare insieme nel digitale attraverso la possibilità di creare chat di gruppo.

Le funzioni di queste piattaforme si evolvevano sempre più anche attraverso le prime emoticon: quelle espressioni simboliche usate per esprimere emozioni (parentesi, due punti, numeri, ecc.) e i primi avatar (nickname) che rappresentavano e rappresentano ancora oggi il profilo virtuale della persona nel digitale.  Iniziava così a cambiare persino il modo di scrivere: se in precedenza la scrittura era utilizzata per comunicare solo le informazioni necessarie, con l’arrivo delle piattaforme di messaggistica le persone iniziavano a scriversi per hobby, per restare costantemente in contatto gli uni con gli altri e per sentirsi parte di una nuova “comunità globale”.

Poi c’è la grande diffusione degli smartphone, con i sistemi iOs di Apple e Android di Google con funzionalità sempre più evolute sui sempre più moderni smartphone. Così la forma di corrispondenza ha ancora un’altra spinta evolutiva: la chat Whatsapp introdotta nel 2009. Una piattaforma, questa, che ha portato importanti novità come l’invio di messaggi illimitati e gratuiti (basta essere connessi con una rete) con la possibilità di vedere lo stato di essi, quindi se sono stati inviati, ricevuti e letti. Inoltre, nascono i primi messaggi vocali, riducendo sempre più la scrittura e dando spazio alla vocalità, più semplice e immediata.  Tutti a scambiarsi audio, foto e video in tempo reale e a qualsiasi ora del giorno, con la possibilità di scrivere ed effettuare videochiamate con persone che abitano anche dall’altra parte del mondo.

Infine, con l’arrivo dei social network attuali, come Instagram, TikTok e X, la comunicazione ha subito un ulteriore cambiamento trasformando lo scambio di messaggi in scambio di contenuti multimediali come foto e video, dove lo scopo ultimo non è più soltanto comunicare con pochi ma mostrarsi all’intera comunità social. Nascono le stories e i video in diretta, attraverso le quali le persone raccontano loro stesse e si costruiscono un’identità dietro una “maschera digitale” che molto spesso cela la vera identità dell’individuo.

Nascono così gli Influencer, che comunicano al mondo e a chi li segue il loro stile di vita, sponsorizzando prodotti, raccontando ogni azione svolta durante le giornate e influenzando la propria comunità sul loro “perfetto” stile di vita. Con l’arrivo della pandemia di Covid 19 nel 2020 e il relativo lockdown, tutto questo fenomeno è aumentato a dismisura, portando il mondo intero ad utilizzare tutte le piattaforme disponibili per comunicare e tenersi in contatto. Tuttavia, dopo la fine della pandemia le abitudini comunicative sono rimaste invariate e in questo contesto non cambia soltanto il modo di corrispondere, ma anche il modo di pensare delle persone.

Il “vecchio” Sms oggi è in declino e rimane in uso soprattutto per per scopi specifici come l’autenticazione a due fattori o l’invio di ricette mediche da parte del medico di famiglia anche se la loro mancanza di crittografia end-to-end li rende decisamente meno sicuri rispetto alle moderne piattaforme di messaggistica. Insomma, come diceva Marshall McLuhan “Il medium è il messaggio”.

Native

Articoli correlati