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Al di là di Artemisia, a quante artiste la nostra civiltà ha tarpato le ali?

A Palazzo Braschi a Roma una mostra ricca di soprese sulle pittrici dal ‘500 all’800 stimola domande sulla discriminazione

Artemisia Gentileschi
Artemisia Gentileschi (1593 Roma - Napoli? 1654), Aurora. Collezione Alessandra Masu (particolare). Fonte ufficio stampa
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Stefano Miliani Modifica articolo

29 Marzo 2025 - 23.45 Giornale dello Spettacolo


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Nel 1964 moriva il pittore Giorgio Morandi. Lo storico e critico d’arte Roberto Longhi in un’intervista manifestò un gran rammarico per i dipinti che l’amico non avrebbe più eseguito e non avremmo più visto. Ha ricordato l’episodio Claudio Paolini, co-curatore insieme a Cristina Acidini dell’appassionante e curiosa mostra “Caravaggio e il Novecento. Roberto Longhi Anna Banti” con dipinti dalla collezione della coppia di studiosi d’arte e scrittori esposti a Villa Bardini a Firenze fino al 20 luglio.

A sinistra Lavinia Fontana (1552 Bologna-1614 Roma), Primo autoritratto alla spinetta, 1575. Roma (particolare). Collezione privata. A destra Artemisia Gentileschi (1593 Roma – Napoli? 1654), Aurora. Collezione Alessandra Masu (particolare). Fonte ufficio stampa di “Roma pittrice”

Il rammarico. La premessa serve perché, a Roma, un’altra esposizione da un lato sorprende e affascina, dall’altro suscita un rammarico ancora più forte per quanti dipinti eccelsi e ricchi di umanità non potremo mai vedere perché li avrebbero eseguiti delle donne e non potevano. La mostra si può visitare fino al 4 maggio in pieno centro, in piazza Pantaleo, a Palazzo Braschi che nel retro affaccia su piazza Navona.
Si chiama “Roma Pittrice. Artiste al lavoro tra XVI e XIX secolo”, l’hanno curata la direttrice dei Musei della Sovrintendenza capitolina Ilaria Miarelli Mariani e Raffaella Morselli, professoressa alla università Sapienza, con Ilaria Arcangeli, ph.d. all’università di Chieti “Gabriele D’Annunzio. Nelle sale su fondi rosso, blu, antracite, azzurro, ci si imbatte in pittrici e qualche scultrice per la gran parte sconosciute al pubblico e con opere scovate con pazienza in depositi museali perché non esposte in prima fila.

A sinistra Hortense Lescot (Haudebourt) (Parigi 1784-1854), Il piccolo mendicante, 1808-1809. Collezione privata (particolare). A destra Virginia Barlocci (Riccardi, Mariani) (1824–1898), Beatrice, 1880. Roma, (particolare). Museo di Roma a Palazzo Braschi. Fonte ufficio stampa di “Roma pittrice”

Campionesse come Lavinia Fontana e Artemisia. Il cammino inizia con le campionesse, come è ragionevole. Compaiono ritratti di quella magnifica ritrattista del secondo ‘500 quale è Lavinia Fontana (stimolante vedere a confronto due autoritratti con spinetta leggermente diversi). All’inizio del tragitto fa la sua figura inevitabilmente Artemisia Gentileschi, ad esempio con una “Aurora” ancora caravaggesca e dal gesto concitato.
La pittrice vissuta fino al 1654 è diventata personaggio pubblico luogo grazie proprio alla succitata Anna Banti moglie di Longhi. Fu lei, come scrittrice, a portare alla luce la pittrice nel romanzo “Artemisia” pubblicato nel 1947, raccontandone in forma narrativa l’arte e la vita incluso il processo al violentatore per lo stupro subito: da allora l’artista è stata studiata, non a caso è diventata simbolo delle lotte delle donne per i propri diritti e contro la violenza tanto che numerose associazioni portano il suo nome.

Veduta della mostra “Roma pittrice. Artiste al lavoro tra XVI e XIX secolo” con tre dipinti di Rosa Mezzera al Museo di Roma a Palazzo Braschi 2024-25. Foto Monkeys Video Lab, fonte ufficio stampa di “Roma pittrice”

Tra altre pittrici rinomate incontriamo Angelica Kaufmann (1741-1807) con una “giovinetta in veste di baccante”, incontriamo Elisabeth Vigée Le Brun (1755-1842) con un penetrante autoritratto, tuttavia il fulcro del discorso delle curatrici è portare alla luce pittrici romane o che hanno operato a Roma e con una qualità spesso sorprendente. Sorprendente perché la nostra civiltà le ha tenute ai margini, confinandole caso mai a dilettanti tra le mura di casa tanto che, salvo eccezioni, non potevano affrontare il genere ritenuto più nobile fino a tutto l’800, la pittura di storia.

Veduta della mostra “Roma pittrice. Artiste al lavoro tra XVI e XIX secolo” al Museo di Roma a Palazzo Braschi 2024-25. Foto Monkeys Video Lab, fonte ufficio stampa di “Roma pittrice”

In circa 130 pezzi compaiono artiste come Maria Felice Tibaldi Subleyras, Laura Piranesi, Louise Seidler con un toccante ritratto di Franziska del 1819, Emma Gaggiotti Richards con la Venere nuda, memore di Tiziano, del 1867, dal corpo sensualissimo e lo sguardo sicuro, e con un essenziale autoritratto.
“Di molte si sta ricostruendo il corpus in questi ultimi decenni di ricerca”, avvisa la nota stampa. “Il percorso espositivo descrive il progressivo inserimento delle pittrici nel mercato internazionale, con il faticoso conseguimento del pieno accesso alla formazione e alle più importanti istituzioni della città, quali l’Accademia di San Luca e l’Accademia dei Virtuosi al Pantheon”, riporta ancora la nota e vale accentuare la definizione di “faticoso” perché così era, e spesso è, il percorso per il genere femminile.

Maria Felice Tibaldi (Roma 1707 -1770), Cena in casa del fariseo, 1748 (particolare). Musei Capitolini – Pinacoteca Capitolina – Galleria Cini, Fonte ufficio stampa di “Roma pittrice”

Risaltano dipinti quali la “Fanciulla alla finestra” della toscana Matilde Meoni (1779-1858), i paesaggi della campagna romana della bergamasca Rosa Mezzera (1790-1826), autrici note agli specialisti, meno fuori dal perimetro degli studi. Ilaria Miarelli Mariani, Raffaella Morselli e Ilaria Arcangeli hanno dunque approntato un appuntamento frutto e a sua volta fonte di conoscenza, un atto di intelligente politica culturale.
Al senso di una sorpresa vivificante si accompagna magari, in queste sale, il rammarico di cui si diceva all’inizio per una domanda senza risposta: di quanti capolavori d’arte, di quanta umanità ci siamo privati, e ci priviamo a detrimento di tutti, tarpando le ali alle donne, artiste o meno che siano?

Emma Gaggiotti (Richards) (1825 1825-1912Velletri), Venere (particolare), 1867. Firenze, Galleria degli Uffizi, OdA Pitti 1613. Foto Stefano Miliani

Info utili. “Roma pittrice. Artiste al lavoro tra XVI e XIX secolo” è promossa dall’assessorato alla cultura e dalla sovrintendenza capitolina di Roma Capitale, è organizzata da Zètema progetto cultura, pubblica il catalogo Officina Libraria.
Il sito della mostra è questo:
https://www.museodiroma.it/it/mostra-evento/roma-pittrice-le-artiste-roma-tra-il-xvi-e-xix-secolo

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