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Il Fast food delle serie tv

La rubrica del venerdì sulla serialità televisiva di Culture Globalist – 28 gennaio

Il Fast food delle serie tv
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28 Gennaio 2022 - 10.17


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di Vittoria Maggini 

“Mental” la serie sui disturbi mentali negli adolescenti di cui si dovrebbe parlare di più

Ispirato alla serie finlandese Sekasin e da storie vere, “Mental” è la versione italiana realizzata da Rai Fiction insieme a Stand by Me con l’obiettivo di raccontare il disagio giovanile e i problemi psichiatrici di un gruppo di ragazzi.

Nico, Emma, Daniel, Michele sono in cura per i loro problemi psichiatrici in ospedale. Il disturbo mentale li accomuna tra attacchi d’ansia, schizofrenia, anoressia, disturbo ossessivo-compulsivo e disturbo borderline, ma insieme troveranno la forza di reagire al loro sentirsi soli e diversi. 

Non solo un quadro narrativo ben strutturato, ma un’attenta ricostruzione clinica delle malattie mentali più gravi, grazie anche alla consulenza della dottoressa Paola De Rose dell’Unità di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. 

Il merito va anche a questi giovanissimi attori, che sono riusciti in un ruolo spesso impossibile anche per i maestri del cinema. Recitare la parte di un malato mentale non è facile, figuriamoci per dei ragazzi che magari ne sanno anche poco sull’argomento.

Essendo volontaria in un’associazione per la tutela della salute mentale, conosco i sintomi, li ho visti con i miei occhi. La prima cosa che ci hanno detto gli psicologi agli incontri era sempre la stessa: i primi sintomi della malattia si manifestano durante l’adolescenza, perciò è essenziale intervenire tempestivamente, ma questo può essere fatto solo se si conosce il problema.

La serie è stata accompagnata da una campagna social di sensibilizzazione con hashtag come #davicinonessunoènormale o #èoknonessereok, #fuoridame. 

Nonostante questo, il pubblico italiano si è dimostrato ancora una volta impreparato e poco aperto mentalmente per affrontare un problema sociale così diffuso, ma di cui ancora oggi si parla troppo poco. Questa serie è uscita nel dicembre 2020, e nonostante ciò, non ne avevo mai sentito parlare. Se non fosse che una sera, non sapevo cosa fare e ho passato in rassegna tutte le serie tv possibili ed immaginabili, non l’avrei mai vista. Ho pensavo “forse sono stata poco attenta”, poi però vado sui profili Instagram degli attori, e alcuni hanno meno followers di me. Assurdo pensare che un lavoro di sensibilizzazione sociale così importante si riduca a una strategia di marketing.

“Veleno”, la serie sul fatto di cronaca nera dei “Diavoli della bassa modenese”

 

Veleno è una serie televisiva italiana pubblicata su Amazon Prime Video nel 2021, scritta e diretta da Hugo Berkeley e tratta dagli omonimi podcast (uno dei primi in assoluto in Italia, scritto per Repubblica.it) e libro di Pablo Trincia. Vi premetto che da fedele ascoltatrice di Trincia, prima della serie ho ascoltato il podcast, e lo consiglio anche a voi.

“Diavoli della Bassa modenese” è un’espressione giornalistica riferita a un gruppo di genitori accusati di abusare dei propri figli e di far parte di una setta che, tra il 1997 e il 1998, nei due paesi di Mirandola e Massa Finalese, nella Bassa modenese, avrebbe organizzato riti satanici nei quali sarebbero stati molestati e assassinati bambini. Dopo una prima denuncia da un bambino di soli 7 anni, seguì una vasta indagine e l’allontanamento definitivo di sedici bambini dalle proprie famiglie; solo successivamente il giudice stabilì che i riti satanici non erano mai esistiti né tanto meno che vennero commessi omicidi, tuttavia, i bambini continuavano ad accusare i genitori di violenza e non tornarono mai dalle famiglie d’origine. Venne inoltre ipotizzato che le tecniche di interrogatorio dei bambini avessero portato a far credere a questi falsi ricordi.

Il tema è delicatissimo, dal momento che, come scoprirete, alcuni dei bambini, oggi adulti, hanno confessato di aver inventato le accuse di violenza sessuale, altri invece dicono di ricordarle perfettamente. Non voglio condizionarvi nella scelta di chi credere dica la verità.

Vorrei però dire, a tutti quelli che hanno criticato l’operato di Trincia, che dovrebbero ringraziare che esistono ancora giornalisti in cerca della verità e non dei soldi. Con queste piattaforme, si preferisce fare a gara a chi scrive prima e più velocemente una notizia, la veridicità delle fonti è stata sostituita dalla brama di “clickbait”.

Trincia ci ha messo due anni per fare il podcast, proprio per ricostruire attentamente il caso. Vi parlo del podcast perchè senza questo, non ci sarebbe la nessuna serie tv. 

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