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Il Fast food delle serie tv - di Vittoria Maggini

Un nuovo appuntamento settimanale sulla serialità televisiva e sulle nuove produzioni visive. Si parla dell' ultima stagione della "Casa di carta" e dei primi episodi della docu-serie dei "Ferragnez"

Il Fast food delle serie tv - di Vittoria Maggini
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10 Dicembre 2021 - 13.31


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di Vittoria Maggini

 

Per questo secondo appuntamento de “Il fast food delle serie tv” parliamo di due attesissime uscite degli ultimi giorni: “La Casa di Carta 5 Volume 2” su Netflix e la prima stagione “I Ferragnez” su Prime video.

 

 

Ultima stagione della “Casa di carta”: un finale inverosimile ma riuscito 

Dopo cinque stagioni la “Casa di carta” è giunta al termine. La serie tv spagnola creata da Alex Pina ha conquistato milioni di persone in tutto il mondo, diventando una vera e propria subcultura, simbolo dell’era delle “piattaforme digitali”. È stata, in questo senso, un Re Mida delle serie tv: dalle tute rosse alla maschera di Salvador Dalì, da “Bella Ciao” a “Ti amo” di Umberto Tozzi, tutti gli espedienti narrativi che ha usato sono diventati (o ritornati) “di moda” nella cultura di massa contemporanea. 

 

Dopo il golpe alla Zecca di Madrid, la trama ha cominciato a barcollare, a cominciare dalla scelta di rapinare la riserva d’oro della Banca di Spagna solo per salvare Rio (ricordiamo che originariamente la serie doveva avere una stagione divisa in due parti, ma visto l’enorme successo Pina ha dovuto ingegnarsi per dare seguito alla storia).

Proprio il creatore della serie, grazie all’aumento vertiginoso del budget dopo il successo inaspettato della serie una volta caricata nel catalogo Netflix, ha giocato con ogni possibile registro dell’action movie, degenerato nella quarta stagione, che a forza di sparatorie era al limite dell’emicrania. 

 

Sarà per le pochissime aspettative che avevo dopo il flop dei suoi primi cinque episodi, ma ho rivisto nel finale della serie il riaffermarsi di un equilibrio perduto dall’oramai lontana seconda stagione. A partire dagli attori, che hanno dato ai personaggi della serie una forza scenica talmente forte da diventare icone di moralità,ma anche di amoralità. Bravi Álvaro Morte (il Professore) e Pedro Alonso (Berlino), a parer mio il miglior attore del cast, in grado di dare al suo personaggio un pathos e una carica espressiva che non erano emersi fin tanto che Berlino era in vita. Non è mancata, invece, la presenza di Tokyo, un personaggio piuttosto debole e non indispensabile nel finale della storia.

 

In un gioco tra presente e flashback, il cerchio si chiude con molti colpi di scena inaspettati, certamente inverosimili, soprattutto la trovata di sostituire l’oro della Banca con l’ottone come se niente fosse e lasciare un paese intero senza riserva. Ma forse è questa la forza de “La Casa di Carta”, che pur essendo totalmente inverosimile, mi ha tenuta incollata al televisore fino alle 3 del mattino. Dopo l’enorme successo globale e il calo della quarta stagione, il rischio era quello di dare ai fan un finale deludente. Invece direi che, tutto sommato, la serie è riuscita a lasciare al suo pubblico un bel ricordo di sé.

 

 

Usciti i primi episodi di “The Ferragnez”: nulla che non sapessimo già dai loro social

Sono usciti su Amazon Prime Video i primi cinque episodi di “The Ferragnez”, la docu-serie sulla blogger Chiara Ferragni e il rapper Fedez, la coppia italiana più seguita al mondo.

La formula della docu-serie sulla quotidianità dei personaggi famosi è molto usata specialmente oltreoceano, dove quella con più successo è stata sicuramente “Al passo con i Kardashian”, durata ben 18 stagioni. Più che un genere televisivo è una mossa di marketing, che funziona perché alimenta la curiosità dei fan portandoli a voler sapere di più su ciò che accade nelle case dei vip.

 

Nel caso dei Ferragnez, spopolano già sul web commenti e recensioni sulla serie, alcuni troppo ruffiani, altri negativi. Dato che non mi piace giudicare per partito preso, ho preferito guardare qualche episodio prima di farmi un’idea.

Tuttavia, ho trovato questa serie abbastanza inutile, e vi spiego perchè. Innanzitutto, fatta eccezione della terapia di coppia che fa da filo rosso tra gli episodi (un momento così intimo che mi ha fatta sentire di troppo solo a guardare), non c’è molto da svelare che non sia già stato precedentemente postato sui social, questo snatura il genere della docu-serie e rende la narrazione ripetitiva.

 

Anche se apparentemente “The Ferragnez” è un modo per fare entrare ulteriormente il pubblico nella loro quotidianità, ricordo ai fan più accaniti che tutto ciò che viene raccontato è precedentemente stato approvato da Chiara e Fedez stessi. È solo una rappresentazione del loro privato che hanno scelto di mostrare, così come fanno ogni giorno da anni sui canali social. Non è per questo che sono diventari i Ferragnez?

 

Mi chiedo dunque il senso di questa serie. Per quanto si sforzino di farsi conoscere al pubblico per come sono veramente (Chiara Ferragni ha già fatto un docu-film sulla sua vita), io ancora oggi non so chi siano, e non riesco a scindere la persona dal personaggio.

Forse è questa la cosa negativa del “potere della condivisione”, usando le parole spesso ripetute da Chiara: più ti sforzi di far conoscere il tuo lato più autentico e più risulti invece impostato.

 

 

 

 

 

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