Alexandra Andresen: “L’esperienza virtuale dell’arte non può sostituirsi a quella reale” | Culture
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Alexandra Andresen: “L’esperienza virtuale dell’arte non può sostituirsi a quella reale”

L’opera d’arte in movimento, tra il digitale e la riapertura delle sale espositive. Ne parla la ex-responsabile mostre delle Scuderie del Quirinale: “La cultura ci guida verso la bellezza e la condivisione”

Alexandra Andresen: “L’esperienza virtuale dell’arte non può sostituirsi a quella reale”
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28 Gennaio 2021 - 12.08


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di Linda Salvetti 

Cambiano i paradigmi di tutela e fruizione del patrimonio artistico. E’ un cambiamento che si coglie con maggiore urgenza in questi mesi di isolamento e di musei chiusi. Perché non ascoltare la voce di chi per anni s’è confrontata con questa delicata attività? Alexandra Andresen affronta questi temi, dalla sua casa romana: il collegamento via Zoom permette, mentre parlo con lei, di cogliere il dipinto di Dario Passi sullo sfondo. La professoressa italo-americana è stata per molti anni responsabile dell’Ufficio Mostre delle Scuderie del Quirinale. Oggi è docente di Museologia per il Turismo mediterraneo presso la Fondazione Campus di Lucca e di Organizzazione di eventi artistici e culturali all’Ateneo romano de La Sapienza. L’intervista parte proprio da notazioni su come il Covid stia modificando anche le nostre pratiche culturali: “Soprattutto in tempo di Covid, in un periodo che costringe le persone all’isolamento e che comunque limita o sospende la possibilità di vivere direttamente l’esperienza dell’arte e dello spettacolo è stata fondamentale la risposta digitale dei musei e degli spazi espositivi. Certo l’esperienza virtuale non può sostituirsi a quella reale e il settore, fortemente in crisi, ha bisogno, ora più che mai, del sostegno del nostro governo e di tutti noi perché la cultura non è una esperienza sacrificabile o sospendibile”.

L’emergenza da Covid ha quindi cambiato le modalità di gestione e di fruizione dell’arte. Quanto questo cambiamento inciderà in futuro? 
Di fronte all’emergenza sanitaria e al lockdown più stringente il settore dell’arte ha reagito nel solo modo possibile: continuando a lavorare, nonostante la drammatica mancanza del rapporto diretto con il pubblico e le conseguenti difficoltà economiche e organizzative. Malgrado il fatto che la tecnologia rimanga tuttora un corpo estraneo per la maggior partedi musei, teatri, siti archeologici e luoghi della cultura, con creatività e tenacia si è cercato da più parti di individuare nuovi modi per fare e per trasmettere la cultura, per continuare ad educare al bello, all’arte, alla musica e al teatro, realizzando prodotti rapidamente proposti sulle piattaforme digitali. Mostre temporanee e musei, in particolare, hanno risposto bene e trovano nei canali digitali un mezzo per rimanere attivamente collegati al loro pubblico e per attirare nuove fasce di potenziali visitatori, anche attraverso la sperimentazione di nuovi linguaggi di comunicazione, come, ad esempio, la Galleria degli Uffizi di Firenze. Tutto questo va bene, ma ritengo che la riapertura degli spazi culturali e la ripresa delle visite in presenza vanno fortemente sostenute e incoraggiate perché la dimensione digitale, di solito molto rapida, molto esplicita e sintetica, non può in alcun modo sostituire la dimensione più riflessiva e multisensoriale che offre la visita in presenza. Certo la piena ripresa del settore richiederà tempo, e investimenti, e temo che non sarà semplice.

Ma aprire al pubblico, con il Covid che ancora imperversa, non è una cosa semplice… 
E’ vero. Comporta una serie di difficoltà. Quando, ad esempio, la mostra su Raffaello alle Scuderie del Quirinale ha riaperto in estate, è stato necessario, secondo le normative anti-Covid, riorganizzare l’intero percorso per garantire al pubblico la visita in sicurezza: oltre all’installazione di presidi per l’igienizzazione delle mani e il controllo della temperatura è stato sensibilmente ridotto il numero di ingressi e dei visitatori per sala – all’inizio non più di 6 o 7, portati poi a 10 – così come il tempo visita – 5 minuti -, tempo non sempre sufficiente. Tutto questo ha comportato costi aggiuntivi e un notevole sforzo organizzativo. D’altro canto, poter preparare e integrare la visita in presenza con i contenuti online della mostra è stato senz’altro positivo. Spero che questa abitudine rimanga e si rafforzi. Da ex-responsabile mostre, da docente ma anche semplicemente da visitatore, penso che la cultura sia un elemento essenziale e fondamentale della nostra vita, è un faro che ci guida, in un mondo sempre più standardizzato, verso la bellezza, la comprensione e la condivisione in qualsiasi modo si manifesti.

Qual è stato il bilancio dell’anno 2020? E quali le prospettive per la riapertura delle Scuderie del Quirinale per l’anno 2021? Ci sono esposizioni o nuovi progetti in programma?
La primavera scorsa, si temeva che non si potesse proprio riaprire. Così è accaduto in numerose sedi espositive in Europa dove le opere d’arte rimaste al buio nelle proprie casse sono state poi restituite al mittente senza che potessero essere esposte. Invece, la mostra di “Raffaello 1520-1483”, riaperta il 2 giugno (la mostra era stata inaugurata il 4 marzo e chiusa per l’emergenza da Covid dopo soli 5 giorni di apertura, il 9 marzo) e conclusa il 30 agosto 2020, è stata un grande successo. Ha ospitato il numero massimo di visitatori previsti, offrendo un percorso di visita molto rigoroso ma anche orari lunghissimi di apertura, anche in notturna negli ultimi giorni. Tutta la macchina organizzativa si è dovuta adeguare modificando modalità logistiche consolidate negli anni. 
Il successo della mostra su Raffaello, un evento di eccellenza, ha certamente fatto segnare al 2020, nonostante tutto, un bilancio favorevole se non in termini economici senz’altro in termini di successo di pubblico e di critica. Per il 2021 ci sono progetti in cantiere, in particolare per le celebrazioni dantesche, ma vista la situazione ancora incerta, il programma espositivo con le relative date, è ancora in fase di definizione. L’organizzazione delle mostre alle Scuderie del Quirinale, per qualità e numero di opere, richiede tempi lunghi e certi. 

Cosa ne pensa dell’uso dei social media, come strumento per dare più visibilità al sistema museo e all’arte in generale? Pensa che sia l’unico modo per arrivare anche ai più giovani? 
Ritengo che anche nel tempo del web la visita fisica sia imprescindibile e fondamentale, ma che l’utilizzo dei nuovi media possa essere di grande supporto e un utile strumento per attirare la curiosità dei più giovani. Le Scuderie del Quirinale, ad esempio, hanno creato un percorso audiovisivo in rete con vere e proprie passeggiate in mostra, accompagnate da conferenze di approfondimento, che hanno consentito alle persone di preparare la visita alla mostra o di vivere l’evento a distanza. Naturalmente, bisogna anche imparare a gestire tutta questa massa di immagini e di dati che ci arrivano. Lo smartphone ci ha aiutato a sentirci un po’ meno soli tenendo aperta una finestra sul mondo, ma bisogna stare attenti alla qualità ed alle fonti da cui vengono i dati imparando a districarci tra informazioni di qualità e quelle da rigettare.

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