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La legge sullo sconto del 5% salverà i libri? Editori contro editori

Arriva alla Camera la proposta che fissa un massimo del 5% contro il 15% praticato da grossi gruppi e online. Librai ed case editrici indipendenti a favore

La legge sullo sconto del 5% salverà i libri? Editori contro editori
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8 Luglio 2019 - 11.05


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Mettere per legge un tetto del 5% agli sconti sui libri è un freno alle vendite e penalizza i lettori? O, al contrario, quel tetto che impone un massimo del 5% rispetto al 15% (ma a volte si arriva al 20%) e può essere praticato solo dalle grosse principali case editrici o colossi della vendita online come Amazon, può salvare librerie e le vendite del libro stesso? Quel tetto del 5% frena inoltre astuzie come un grosso editore che lancia un bestseller a un prezzo più alto, gonfiando quindi quel prezzo, per poi venderlo quasi subito con uno sconto robusto? Oggi 8 luglio deve arrivare in discussione alla Camera una proposta di legge per sostenere la lettura e i libri con Flavia Nardelli del Pd come prima firmataria e che si è occupata della proposta fin dalla precedente legislatura e che vede Alessandra Carbonaro come relatrice e il ministro dei beni e attività culturali Alberto Bonisoli aperto sostenitore del provvedimento. Sulla materia c’è battaglia e divergenze, tra librai, editori, gruppi. Occorre sapere subito alcuni dati: dal 2011 al 2016 il numero dei lettori è diminuito dell’11%, hanno chiuso 2.038 librerie e cartolibrerie con quattromila posti di lavoro perduti (fonte La Repubblica del 7 luglio per voce del presidente delle librerie indipendenti Paolo Ambrosini).

La proposta è stata approvata dalla Commissione Cultura di Montecitorio. Al disegno d’avvio di Flavia Piccoli Nardelli (che presiedeva la VII commissione nella passata legislatura) si sono unite quattro proposte con primi firmatari rispettivamente Daniele Belotti (Lega), Federico Mollicone e Paola Frassinetti (Fratelli d’Italia), Gigi Casciello di Forza Italia. Si chiama “Piano nazionale d’azione per la promozione della lettura” e ha l’obiettivo di “diffondere l’abitudine alla lettura, come strumento per la crescita individuale e per lo sviluppo civile, sociale ed economico della Nazione, e favorire l’aumento del numero dei lettori, valorizzando l’immagine sociale del libro e della lettura nel quadro delle pratiche di consumo culturale, anche attraverso attività programmate di lettura comune”.

La proposta di legge: clicca qui

La legge che adesso regola gli sconti in libreria risale al 2011, verrebbe cambiata e questo è il punto che fa più discutere: abbassare dal 15% al 5% il tetto massimo di sconto su un libro anche venduto via internet o per posta.
La proposta esclude da questo limite “le vendite di libri alle biblioteche, purché i libri siano destinati all’uso dell’istituzione, restando esclusa la loro rivendita”. Inoltre “per un solo mese l’anno, per ciascun marchio editoriale, le case editrici possono offrire uno sconto sul prezzo di vendita dei propri libri maggiore del limite […], ma comunque non superiore al 20%”. Il mese è stabilito da un decreto del Ministro “e l’offerta non può riguardare titoli pubblicati nei sei mesi precedenti a quello in cui si svolge la promozione”.

Come riferisce illibraio.it, per il presidente dell’Aie Associazione italiana editori Ricardo Franco Levi “questa riforma penalizza non il lettore appassionato e forte che compra comunque, ma proprio l’italiano medio che legge pochissimo e che sarà più disincentivato”. È a sua firma la legge ora in vigore che permette sconti più alti. Sul fronte opposto, a favore della legge, si schierano Adei (Associazione degli editori indipendenti), Ali (Associazione Librai Italiani) e Sil (Sindacato Italiano Librai e Cartolibrai), che chiedono appunto un massimo del 5%. Ha scritto la Adei su Facebook: “Siamo molto soddisfatti di questa proposta di legge. Per la prima volta introduce regole ineludibili che permettono concorrenza più equa fra tutte le aziende che operano nel nostro settore. Questa Legge sancisce una cosa importantissima: la delimitazione chiara di sconti e campagne promozionali, sulla base di quanto avviene da decenni in gran parte dell’Europa, che permette di recuperare dal mercato quanto serve per offrire giusti compensi ad autori, traduttori, redattori, grafici, alle decine di migliaia di addetti del nostro settore, garantisce il pluralismo e la diversità culturale”.

Il provvedimento prevede tra l’altro un Albo delle librerie di qualità, presso il ministero dei beni culturali, per “promuovere un ampio pluralismo culturale ed economico” e per “accrescere la qualità della lettura”: vi si possono iscrivere solo librerie effettive: in sostanza, si vuole frenare chi mette libri di facciata per fare soprattutto altro. E il testo prevede una “carta elettronica per le librerie”, con un fondo da un milione di euro e rilasciata dal 2020 dal ministro dei Beni culturali.

Antonio Scurati, reduce del Premio Strega 2019 con il libro M. Il figlio del secolo, ha alimentato le polemiche dicendo: “Non sono un tecnico, ma se tutti gli addetti ai lavori, a cominciare dagli editori, ritengono che questa proposta, che dovrebbe aiutare la lettura, invece la ostacola, dovremmo ascoltarli”. “Il libro non è un prodotto qualsiasi, è come un farmaco, va tutelato, e bisogna trovare gli strumenti per aumentare i punti vendita su tutto il territorio. Limitare gli sconti significa proteggere le librerie e combattere il monopolio della vendita on-line che nel giro di pochi anni potrebbe arrivare a scegliere il libro al posto nostro. Non stiamo parlando di cibo, ma di democrazia, un libro è uno strumento di formazione”, ha invece dichiarato Bonisoli al quotidiano La Stampa.

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