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Da Savane a Tessy: vite da migranti e abiti con le coperte termiche

Le vicende di chi è fuggito dall’Africa. Per l’apertura di Matera capitale della cultura la Silent Academy crea un progetto d'artista con immigrati e richiedenti asilo

Da Savane a Tessy: vite da migranti e abiti con le coperte termiche
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17 Gennaio 2019 - 22.18


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Una sfilata molto speciale incastona l’apertura di Matera capitale europea della cultura nel giorno di inaugurazione, sabato 19 gennaio: una sfilata con le “emergency blanket”, le coperte termiche dorate usate per proteggere, riscaldare e salvare la vita ai migranti nel Mediterraneo che qualcuno salva e soccorre in nave o a terra. Più sotto, potete leggere le storie di alcune persone che sono sopravvissute al mare venendo dall’Africa. Non in gita in Italia ma per salvarsi, per non morire, per avere una vita dignitosa. Adesso quelle coperte dorate diventano abiti per far pensare.
Accade con i “ragazzi della Silent Academy, immigrati e richiedenti asilo”, avvertono gli organizzatori da un’idea dell’artista piemontese BR1. In pratica nel corteo spiccheranno queste “emergency blanket” e domenica, alle 10 nel complesso della Cattedrale materana, la Silent Academy (progetto di Fondazione Matera Basilicata 2019 co-prodotto dalla cooperativa sociale il Sicomoro) presenta il suo programma all’insegna dell’accoglimento e della condivisione di destini. Un progetto, informano gli organizzatori, che “attraverso le voci di una piccola comunità, quella del Sicomoro” affianca “il talento dei migranti” alla “alla saggezza dei “grandi vecchi” della cultura materana che racconteranno la “loro” città”. Arte quindi come strumento per recupero della memoria materana e confronto con quanto accade oggi.
Scopo della Silent Academy Lucana è “coinvolgere attraverso l’arte chi ha acquisito esperienze professionali e formative nei paesi d’origine, ma non riesce a sfruttarle in Europa per ragioni legate al proprio status e al proprio percorso di integrazione” e quindi “dare vita a una “scuola di mestieri” fondata sulle competenze dei migranti e le esigenze del territorio”. Vi riportiamo di seguito tre storie di vita fornite dalla Silent Academy.
Ibrahim Savane: la guerra devasta il suo negozio di moda
Ibrahim Savane è stato il primo maestro artigiano ad entrare nella squadra dei docenti della Silent Academy. Nato nel 1990 ad Abidjan, tra le città più popolose della Costa d’Avorio, inizia a cucire all’età di 12 anni, nella bottega dello zio. Ha davvero talento per la sartoria, ma non può pagarsi gli studi per entrare in accademia. Così un suo amico gli offre un piccolo spazio nel proprio laboratorio. Ad Abidjan presto lo notano diversi sarti, tra cui uno che di lì a breve diverrà celebre in tutto il mondo per il suo inconfondibile stile: il maestro Eloi Sessou. Ibraim giunge nel suo atelier all’età di appena 16 anni e vi lavora per diverso tempo, finché poco più che maggiorenne decide di aprirsi il proprio negozio nel quartiere dell’alta moda di Abidjian. Nel suo atelier Ibrahim confeziona abiti per matrimoni e cerimonie importanti, per politici e benestanti. Inizia ad essere il sarto di riferimento di uno dei partiti politici più importanti e le cose vanno a gonfie vele. A un anno di distanza, però, la guerra devasta tutto e la situazione politica si rovescia, iniziano ad essere perseguitati tutti gli esponenti dei partiti d’opposizione. E tra quei nomi spunta anche quello di Ibrahim. È costretto a lasciare tutto, anche la piccola bottega costruita con immensa fatica. È così fugge. Dopo infinite peripezie arriva Matera e nel 2018 diventa il primo maestro della Silent Academy 2019.
Tessy con la paura e la speranza negli occhi
Harrys è nato a Matera due anni fa, il suo certificato di nascita è italiano. Chissà se ha percepito qualcosa, ancora nel pancione di sua madre, della preoccupazione, delle onde e delle urla che l’hanno accompagnato nella traversata del Mediterraneo, fino a Lampedusa. Sua madre Tessy lavora in una pizzeria nel centro di Matera. Insieme, condividono un piccolo appartamento con un’altra ragazza madre. Un lavoro, una casa: traguardi incredibili, soprattutto quando sei donna, ancora di più se sei madre sola in una città straniera. Tessy ancora porta sul viso le cicatrici di vecchi riti voodoo e nello sguardo il segno inconfondibile di quella paura che sanno solo le mamme che hanno strappato a graffi un figlio alla morte. Quella morte scansata per un pelo, che a Matera ha preso le forme di un bellissimo abito da sposa, grazie all’idea forte e provocatoria dell’artista BR1, all’interno del progetto Silent Academy, co-prodotto dalla Fondazione Matera Basilicata 2019 e dalla cooperativa sociale il Sicomoro. Il progetto punta alla sperimentazione di un nuovo modello di integrazione che metta al centro le abilità dei migranti e l’arte pubblica. Così, BR1 con il maestro ivoriano Ibrahime Savane, esperto sarto e richiedente asilo, hanno realizzato un abito in emergency blanckets: nome inglese delle coperte termiche dorate, utilizzate negli sbarchi per coprire le salme di chi non ce la fa. Tessy ha voluto vestire quell’abito e sfilare per la città, l’unica città che suo figlio abbia mai visto, pur essendo – dicono – nigeriano.
Judit è morta, suo marito Tresor continua a sognare
Junelvie sta per “Judit è viva”: è il nome che da quando era ragazzina Judit sognava per sua figlia. Immaginava, grazie a quel nome, di poter continuare a vivere per sempre, negli occhi, nello sguardo e nell’eleganza di sua figlia. Costretta a fuggire in fretta e furia dal Congo con il marito Trésor e i suoi tre figli, Judit non poteva sapere che l’eredità di quel nome sarebbe diventata attuale così presto. È morta durante le operazioni di soccorso della Croce Rossa, arrivata in soccorso al barcone che trasportava la sua famiglia in Italia. Si è tuffata in mare senza pensarci due volte, per cercare di recuperare suo figlio più grande, caduto e ingoiato per sempre dal mare. Lei invece è riemersa, ancora viva, ma senza suo figlio. Di nuovo sulla motovedetta il tentativo di tenerla in vita è stato vano e dopo pochi minuti è morta. Suo marito è arrivato in Italia con Junelvie, di 5 anni, e Giosuè di 3. Trésor dopo il percorso nello Sprar ora ha un lavoro, una casa e continua a sognare in grande. In Congo stava per laurearsi in architettura e a Matera è diventato uno dei maestri della Silent Academy. Fa il piastrellista.

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