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Mutilazioni, torture e una morte lenta e atroce: le autopsie degli italiani di Dacca

Nessun colpo di grazia. La tragica fine dei nove connazionali uccisi nell'attentato.

Mutilazioni, torture e una morte lenta e atroce: le autopsie degli italiani di Dacca
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6 Luglio 2016 - 19.52


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Orrore si aggiunge all’orrore. Parlano le autopsie dei nove italiani brutalmente ammazzati nell’attentato al ristorante di Dacca. Ieri il mesto rientro al cospetto delle autorità e delle famiglie. oggi la tragica realtà. Sono stati uccisi lentamente, mutilati, torturati. Nessun colpo di grazia è stato loro concesso. Nel teatro dell’orrore non esiste la grazia. 

Sono morti così, Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria D’Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D’Allestro, Maria Rivoli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monti, uccisi da un commando di fanatici islamici. La relazione arrivata agli inquirenti della procura di Roma è stata effettuata dai medici legali Vincenzo Pascali e Antonio Oliva, oggi il pm Francesco Scavo ha firmato il nulla osta per restituire le salme alle famiglie.

L’autopsia. Mutilati in più parti del corpo con dei macete e altre armi da taglio. Le ferite sui corpi dei nove italiani uccisi nell’attentato di Dacca, in Bangladesh, mostrano l’esito di una vera mattanza durante la quale i terroristi hanno infierito sulle vittime per straziare senza uccidere e senza dare il colpo di grazia. Sui corpi ci sono anche segni di proiettile e ordigni esplosivi, tracce di una lenta tortura cui sono state sottoposte le vittime. È quanto emerge dall’autopsia effettuata oggi al policlinico Agostino Gemelli. 

Le anomalie. Secondo gli ambienti investigativi il modo crudele in cui sono stati uccisi gli ostaggi rappresenterebbe una anomalia negli attentati jihadisti nei quali, solitamente gli omicidi sono più rapidi. Altra anomalia è legata al fatto che nessuno degli attentatori, che hanno usato diverse armi, dai macete ai kalashnikov, si sarebbe fatto esplodere. Ulteriori informazioni sulle armi usate dai terroristi arriveranno dai proiettili recuperati nel corso dell’esame autoptico. 

Domani in aula. Il ministro per gli Affari Esteri Paolo Gentiloni riferirà domani mattina alle 9:30 nell’Aula del Senato. Ora bisognerà esaminare i proietili per risalire al tipo di arma usata, ma le nove persone che venerdì scorso erano a cena all’Holey Artisan Bakery quando sette jihadisti armati sono arrivati al grido di ‘Allah Akbar’, barricandosi all’interno con almeno 33 ostaggi, potranno essere seppellite.

La ricostruzione del sopravvissuto. Gian Galeazzo Boschetti, scampato alla morte grazie a una telefonata che lo aveva fatto allontanare nel giardino, lasciando però la moglie Claudia D’Antona al tavolo, oggi ha ricostruito davanti ai carabinieri del Ros la dinamica dell’attentato nel ristorante. Quando sono arrivati gli uomini armati, ha raccontato, si è nascosto dietro una siepe dove è rimasto per ore prima di scappare. Boschetti la moglie l’aveva già vista in un ospedale in Bangladesh, perdendo la fievole speranza che fosse sopravvissuta appena riconosciuta la salma. “Ho visto là dei cadaveri ridotti in condizioni pietose – aveva detto – per i colpi ricevuti anche con armi da taglio. Ma quello di mia moglie no. È morta colpita da un unico proiettile”. Forse appena il commando aveva fatto irruzione nel locale.

Dopo la rivendicazione della strage di Dacca, lo Stato Islamico ora minaccia di condurre nuovi attacchi (VIDEO) in Bangladesh.

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