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Coppie gay e lesbiche, il genere dei genitori non incide sul benessere dei bambini

Il Ciai - Centro italiano aiuti all’infanzia avvia il primo corso di formazione in Italia sull’affido familiare. Cosa dicono Diego Lasio e Marco Chistolini, psicologi

Coppie gay e lesbiche, il genere dei genitori non incide sul benessere dei bambini
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2 Dicembre 2020 - 15.47


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di Francesca Fradelloni

C’era una maglietta che girava durante una manifestazione di piazza quando si discuteva in Parlamento della legge sulle Unioni Civili. Era la maglietta che le Famiglie Arcobaleno (associazione di genitori omosessuali) vendevano per autofinanziarsi, sul retro c’era scritto: “È l’amore che crea una famiglia”. Più chiaro di così. Da subito mi era sembrata così essenziale nella sua brevità, così efficacie a dare le coordinate sull’argomento, che tutte le parole mi sembravano superflue.
Eppure le storie di coppie omosessuali che hanno avuto figli, acquisendo a tutti gli effetti il ruolo genitoriale, una realtà diffusissima nel nostro Paese, sono ancora oggetto di accesi dibattiti. Con il lascito di dolore e umiliazioni in cui i protagonisti sono bambine e bambini.
Con la legge sulle Unioni Civili alcuni passetti avanti sono stati fatti. Ma non del tutto. Ogni giorno ci sono richiami all’intervento del legislatore. Come il recente caso di Venezia, sollevato da due donne unite civilmente che si sono viste negare l’iscrizione all’anagrafe di entrambe come madri del bambino nato da una di loro, nel 2018 a Mestre, con la procreazione medicalmente assistita praticata all’estero.
Questo mare di sofferenza e vuoto di diritti continua e alimenta anche il dibattito quando si parla in merito alla possibilità che queste coppie possano adottare un bambino o una bambina. Una possibilità (che la legge non permette ancora) che ha suscitato e suscita moltissime polemiche, nonostante vi siano state ormai numerose esperienze di adozione del figlio del partner (la cosiddetta “stepchild adoption”).

C’è una cosa, però, che bisogna sapere: nell’affido familiare non vi sono vincoli formali all’accoglienza di un minore da parte di un single o di una coppia omosessuale. Infatti, alcuni affidi sono stati realizzati, ma molti più bambini potrebbero trovare cura e casa in una famiglia, se non ci fossero forti resistenze e dubbi (infondati e non avallati dalla ricerca scientifica psicologica) che attraversano l’opinione pubblica, ma anche gli operatori psicosociali e i giudici minorili sull’opportunità di considerare le persone omosessuali delle potenziali risorse per l’affidamento.

Considerata l’attualità di questi temi e le diverse opinioni e sensibilità che su di essi si possono avere, ma soprattutto i tanti pregiudizi, il Ciai (Centro Italiano Aiuti all’Infanzia), ha avviato il primo, in assoluto, corso di formazione, unico nel suo genere, che aiuta, prepara, assistenti sociali, psicologi, educatori, giudici minorili e ordinari che spesso non sanno su quali basi fare riferimento (non essendoci una legislazione chiara), quando devono prendere decisioni sul tema dell’affido.
«Questo corso è solo un primo approccio dopo anni di falsità e pessima informazione, ma soprattutto vuole offrire un ancora di salvezza per tutti quei minori che rischiano di non avere diritti, dando una preparazione di base su chi dovrà decidere per loro», racconta Diego Lasio, psicologo, psicoterapeuta, docente di Psicologia delle relazioni familiari all’Università di Cagliari, ed esperto di tematiche legate all’omosessualità e all’omogenitorialità. Perché di questo parliamo, di un argomento circondato da bugie e pregiudizi, opinioni non scientifiche, mute e sorde alla ricerca. Opinioni urlate. Come la recente provocazione omofoba di Mario Adinolfi, ideologo e leader del Popolo della Famiglia, che dichiarò a giugno del 2020, contestando la legge contro l’omofobia, che «l’omogenitorialità è un abominio ideologico criminale». Non l’unico, purtroppo. L’ex ministro leghista, Fontana, aveva dichiarato che le famiglie arcobaleno non esistevano. Che vuol dire, in soldoni, che negare l’esistenza di chi chiede diritti e riconoscimento equivale a voler oscurare dei cittadini, silenziarli, relegarli fuori dal dibattito politico e sociale. Un dibattito che dimentichiamo spesso, tutti noi, in cantina, ma che riguarda, per esempio tanti bambini che vivono senza famiglia e che potrebbero essere dati in affido trovando amore e accudimento.
Per questo la scelta del Ciai è forte. «La novità è che un ente che si occupa di adozioni, e le adozioni riguardano le coppie eterosessuali, decide di fare una attività di formazione che riguarda una forma familiare che di fatto è fuori dal seminato legislativo e normativo. Un’attività di informazione che riguarda anche tantissime famiglie con bambini e bambine, figli dell’uno e non dell’altro, in cui il tribunale può decidere le sorti in mille modi diversi, lasciando nell’ombra i loro diritti», spiega Diego Lasio. Tanti negli anni i pregiudizi. Oltre alle difficoltà che, in molti casi, possono derivare dalla mancanza di una piena tutela legale, le madri lesbiche e i padri gay devono spesso fare i conti con stereotipi e pregiudizi fondati sulla convinzione che il loro orientamento sessuale esponga le bambine e i bambini a condizioni che possono pregiudicarne il benessere e l’adattamento.

Ma cosa dicono gli studi più recenti?
Le ricerche hanno esaminato sia fattori di natura individuale sia aspetti legati al funzionamento sociale, concentrandosi in particolare sull’identità sessuale, l’adattamento psicologico e la qualità delle relazioni con le coetanee e i coetanei. «Oggi, grazie alle ricerche condotte in più di 40 anni, abbiamo a disposizione un patrimonio molto ampio di conoscenze su come stanno le bambine e i bambini che crescono in famiglie omogenitoriali e possiamo quindi riflettere sulla genitorialità delle persone lesbiche e gay a partire dai risultati della ricerca psicologica», racconta Lasio.

«Nel tempo, numerose associazioni scientifiche e di categoria che rappresentano le figure professionali che operano nell’ambito medico e della salute mentale (l’American Academy of Child and Adolescent Psychiatry, l’American Psychiatric Association, la British Psychological Society, l’American Psychoanalytic Association, tra le tante) hanno accolto e fatto proprie le conclusioni della ricerca scientifica secondo le quali crescere con madri lesbiche e padri gay non mette a rischio il benessere psicologico delle bambine e dei bambini», precisa Marco Chistolini, psicologo, psicoterapeuta, responsabile scientifico Ciai, autore insieme a Lasio di una eccellente sintesi “Crescere in famiglie omogenitoriali”, sulla ricerca scientifica in campo. «Oggigiorno, è ormai condivisa la consapevolezza che a fare la differenza sia la qualità delle relazioni con e tra le figure genitoriali, indipendentemente dal loro orientamento sessuale. Anche importanti organismi internazionali si sono espressi in tal senso: l’Unicef, ad esempio, nel 2014 si è pronunciato a favore della promulgazione di leggi che riconoscano giuridicamente le coppie di persone lesbiche e gay e i loro legami genitoriali». In Italia, nel 2011 l’Associazione Italiana di Psicologia, di cui fanno parte un gran numero di psicologhe e psicologi che svolgono attività di ricerca e didattica nelle università e negli enti di ricerca italiani, ha emesso un comunicato in cui ricorda che “i risultati delle ricerche psicologiche hanno da tempo documentato come il benessere psicosociale dei membri dei gruppi familiari non sia tanto legato alla forma che il gruppo assume, quanto alla qualità dei processi e delle dinamiche relazionali che si attualizzano al suo interno. In altre parole, non sono né il numero né il genere dei genitori – adottivi o no che siano – a garantire di per sé le condizioni di sviluppo migliori per i bambini, bensì la loro capacità di assumere questi ruoli e le responsabilità educative che ne derivano”. In particolare, i bambini hanno bisogno di adulti in grado di garantire loro cura e protezione, insegnare il senso del limite, favorire tanto l’esperienza dell’appartenenza quanto quella dell’autonomia, negoziare conflitti e divergenze, superare incertezze e paure, sviluppare competenze emotive e sociali.

Clicca qui per scaricare il pdf con una sintesi degli studi sull’omogenitorialità

Il sito di Famiglie Arcobaleno

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