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Per il Covid19 117mila posti di lavoro a rischio nella cultura

Lo stima l’associazione Confcultura che chiede un nuovo “manifesto di Ventotene” all’Europa e all’Italia, Federculture propone fondi di investimento. Lettera di 105 europarlamentari: tutele anche ai freelance

Per il Covid19 117mila posti di lavoro a rischio nella cultura
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9 Aprile 2020 - 15.30


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Con perdite stimate intorno ai 20 milioni al mese per le chiusure – dolorose e necessarie – dei luoghi di cultura e spettacolo per frenare il contagio da Coronavirus, a lungo andare in Italia sarebbero a rischio ben 117mila posti di lavoro. Un’ecatombe sociale oltre che culturale. Lo stima Confcultura, associazione presieduta da Patrizia Asproni che rappresenta molte imprese private nel settore e che ha lanciato una proposta all’Europa (che nell’emergenza si sta dimostrando disunita) e al governo italiano: adottare un nuovo “manifesto di Ventotene”, richiamando quel documento carico di ideali che Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi scrissero nel pieno orrore della guerra mondiale e dell’occupazione nazista nel continente, nel 1941, dal confino imposto loro dal fascismo sull’isola laziale, e che è il testo fondante dell’Unione europea.

Asproni: “Prioritario tutelare l’occupazione anche nella cultura”
La Stampa ricorda come i musei italiani da soli generino 27 miliardi all’anno equivalenti all’1,6 % del Pil. La situazione ora è grave per cui Confcultura chiede un’azione a livello continentale affinché, quando le cose ripartiranno, ci siano piani e strategie. Per questo propone due gruppi di lavoro, uno con esperti e uno con le imprese, in modo che istituzioni pubbliche e società private possano collaborare. “Fondamentale” però è, per Patrizia Asproni, una “alleanza anche agli altri stati europei per un nuovo Manifesto di Ventotene”. Prioritarie sono “la tutela dei livelli occupazionali e la necessità di ripartire dalla cultura per riavviare l’Italia intera”.

La lettera di tre ministri
L’associazione propone una strategia comunitaria anche sulla scorta di una lettera uscita in Italia sul Corriere della Sera del 4 aprile e firmata da tre ministri, Dario Franceschini per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Michelle Müntefering ministra per la politica estera culturale della Germania, José Manuel Rodríguez Uribes ministro della Cultura e dello sport in Spagna. I tre ministri hanno scritto di “aver concordato di riflettere assieme sullo sviluppo e sul sostegno di forme digitali nella politica culturale internazionale” per cui inviteranno “operatori culturali e creativi dei nostri Paesi a un forum di discussione virtuale” nella seconda metà del 2020.

La petizione #unfondoperlacultura
In parallelo su change.org va raccogliendo adesioni l’appello con raccolta di firme #unfondoperlacultura lanciato da Federculture presieduta da Andrea Cancellato e diretta da Umberto Croppi: propone di un Fondo nazionale per la cultura sulla scia di un articolo di Pierluigi Battista uscito sul Corriere della Sera il 26 marzo scorso. Come recita il testo dell’appello, “uno strumento d’investimento, garantito dallo Stato, aperto al contributo di tutti i cittadini che vogliano sostenere il settore culturale nell’attuale fase di emergenza e crisi di liquidità, conseguente alla chiusura generalizzata cui musei, cinema, teatri, librerie sono costretti” (clicca qui se vuoi firmare).

105 europarlamentari: un piano finanziario e sostegni anche ai freelance
Sempre sul fronte europeo 105 europarlamentari (tra i quali gli eurodeputati del gruppo S&D Brando Benifei, Massimiliano Smeriglio e Patrizia Toia) e 312 associazioni culturali europee hanno inviato una lettera ai leader Ue, ai ministri della Cultura e alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, ai commissari per la cultura Mariya Gabriel e per il mercato interno Thierry Breton affinché l’Ue intervenga nei settori della cultura e soprattutto dei creativi indipendenti e dei freelance: “Chiediamo una rapida adozione di un Quadro finanziario pluriennale (Qfp) ambizioso, investendo di più nelle arti e nella cultura. Sono necessarie misure proattive, su vasta scala e integrate in tutti i settori, per esercitare un impatto forte e duraturo, sia a breve che a lungo termine”. Le associazioni e gli europarlamentari propongono, oltre a un sostegno finanziario per tutto il settore creativo, che freelance e creativi senza tutela possano avere sussidi di disoccupazione, che i sistemi fiscali vengano ripensati, che aumentino i finanziamenti pubblici per la cultura.

L’eurocommissaria Mariya Gabriel: misure urgenti applicabili dai singoli Paesi
“Le industrie culturali e creative sono tra le più colpite dalle conseguenze della pandemia e la Commissione europea ha risposto con misure urgenti, che potrebbero essere attuate a livello nazionale dai Paesi già questo mese”, ha risposto Mariya Gabriel, commissaria europea per l’innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù, dopo una riunione informale di oggi 9 aprile. Lo riferisce l’agenzia Agcult.

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