Don Gigi di Romena: «Respingere è disumano, chi rifiuta non segue il Vangelo» | Culture
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Don Gigi di Romena: «Respingere è disumano, chi rifiuta non segue il Vangelo»

Il sacerdote della Fraternità nel Casentino: «Torniamo umani come chiede il Papa. La disumanità scaturisce da egoismo e paura»

Don Gigi di Romena: «Respingere è disumano, chi rifiuta non segue il Vangelo»
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17 Agosto 2019 - 11.52


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«Torniamo umani». Con questa esortazione che rimanda esplicitamente ad accogliere, che fa pensare a chi oggi respinge e rifiuta altre persone per il colore della pelle o perché emigrano, lunedì 19 alle 18 alla Pieve di Lamula presso Arcidosso, sul Monte Amiata parla don Luigi. Il sacerdote si confronta con chi vorrà esserci a “Narrastorie”, il festival diretto e ideato da Simone Cristicchi.
Don Luigi Verdi è un religioso piuttosto speciale: dopo una profonda crisi personale, ha fondato nel 1991 la Fraternità di Romena, pieve romanica dalle parti di Pratovecchio nel Casentino a tre navate costruita nel 1152 dove la luce inonda un’architettura lineare, nitida, essenziale, e dove periodicamente si trovano tutti coloro che, credenti e non credenti, desiderano condividere, scambiare parole, provare un senso di condivisione in momento di difficoltà. Come in un dono-scambio, Cristicchi la sera di sabato 24 agosto a Romena canterà con l’Oida – Orchestra Instabile di Arezzo nel prato vicino all’abside (l’indicazione dell’Orchestra stabile d’Abruzzo era errata, ndr) .

Don Luigi, lei invoca un “tornare umani” in tempi di respingimenti. Perché?
Oggi è il minimo, è come tappare un buco rispetto alla disperazione, rispetto al peggio. Il tema poteva essere molto provocatorio e rivoluzionario ma non avevo granché voglia di fare nemici. Di fronte alla stupidità mi sono allenato a volare più in alto: di fronte alla stupidità non puoi reagire con lo stesso metodo ma occorre capire le cause per cui viene fuori la disumanità.

Quali sono per lei le cause?
Cos’è la violenza? È l’impatto di due elementi, l’egoismo più la paura. Non mi stupisce la violenza, di qualunque tipo, perché ci siamo dimenticati di aver allevato una generazione a egoismo, cioè al pensare per sé, e paura, la paura di tutto. Quindi è naturale che da ciò si sia partorita la violenza. Tutto gioca sulla paura. Quando hai paura l’istinto è di aggredire o scappare ma perdi la saggezza che dovresti avere di fronte a ogni paura. È lo stesso se vedi un serpente: la saggezza è fermarsi, fare un passo indietro, uno solo, e guardare meglio. Magari il serpente prende il sole e non gli importa niente di te: rischi di vedere un mostro, non c’è allenamento di fronte alla paura.

Sulle navi di soccorso ci sono donne, bambini e uomini che soffrono e cercano un’altra vita: è disumano respingerli?
È chiaro che è disumano, mi sembra il peggio della stupidità.

Non stupidità, è egoismo.
Chi cavalca la paura sa qual è l’impatto di egoismo più paura. Che questo mondo sia diventato così, che le persone la pensino così, mi terrorizza. Anche persone vicino alla Chiesa lo pensano e mi fa cascare le braccia, quando il Vangelo dice tutta un’altra storia su questo modo di comportarsi. Il Vangelo è accoglienza di qualunque essere umano in un modo o in un altro, non è creare il nemico. Il minimo è la compassione, che non vuol dire “poverino”: compassione è “io sento con te, sento quel dolore, perché sono sensibile e sono umano”. Speravo che almeno la compassione rimanesse.

In un recente concerto Vecchioni a Ovindoli ha suscitato polemiche perché ha parlato di migranti e cantato “Bella ciao”. Su facebook qualcuno che si firma “giulio cesare” ha scritto: «Un consiglio al pdidiota anni 60 , vista la veneranda età stia attento che l’infarto è dietro l’angolo ! …quello mica fa’ distinzione tra persone oneste e cialtroni parassiti ante/gorbaciov». A parte le offese, non è disumano augurare un infarto a chi non la pensa come te?
Come si ragiona con questa gente? Però voglio capire le cause, perché le persone pensano così. È inutile andare contro in modo astratto: voglio farli ragionare. Quest’anno per esempio alle veglie fatte in tutta Italia ho detto che agli stupidi che in tutto il mondo vogliono mettere muri direi: mettete pure più muri che potete però attenti, se metti un muro gli altri non entrano ma te non esci. Ricordo che l’80% si ammazza dentro casa. Ciò vuol dire che più ti chiudi, più ti arrocchi, più nasce la violenza. E quindi: erigete muri ma vi distruggerete. Tra l’altro non fermi i migranti, la storia va da un’altra parte e non puoi affrontarla così. Il primo istinto della paura è chiudere le porte ma senza ragionare sulle conseguenze.

Il messaggio del Vangelo, di Cristo e di San Francesco è accogliere tutti, dal malato al povero allo straniero alla prostituta. Un credente come può conciliarlo con il rifiuto degli altri, con i respingimenti di chi emigra?
Non si concilia. Esiste un cristianesimo molto moralista. Lo diceva Gesù quando parlava di farisei e ipocriti. Ipocrita è chi vede solo la sua parte, moralismo è uno sguardo che giudica, invece chi ama le persone ha uno sguardo di amore, non di giudizio. In quel cristianesimo moralista guardi la tua parte, difendi il tuo pezzo ma non hai capito il nocciolo del Vangelo: il cristianesimo è misericordia. Non a caso papa Francesco usa queste parole: misericordia, tenerezza e gentilezza: di fronte a un mondo disumano mette un argine a ciò che è disumano.

Per concludere: cos’è la Fraternità di Romena?
È nata trent’anni fa da una mia crisi di prete. Andai in Bolivia, andai nel deserto, poi sono tornato e ho chiesto questa pieve romanica con l’idea di aiutare chi passa una crisi. La mia idea è trasformare la maledizione in benedizione, le ferite e le crisi in qualcosa di utile. Così mi sono abbinato a questa pieve del Mille dove in un capitello è scritto che in tempo di fame sono riusciti a creare una bellezza come la chiesa di Romena. La crisi è un’opportunità per un cambiamento, in sanscrito è un depurare, è togliere l’inutile e andare a nocciolo di quello che vale. La modernità ha ucciso tre cose: la bellezza, la tenerezza e la gioia. Hanno sostituito la parola felicità a gioia e ci hanno fregati. La mia idea è non farci uccidere almeno la bellezza, la tenerezza e la gioia: sono la base dell’essere umani.

Si ricollega quindi al quel “tornare umani” di cui diceva prima.
Ogni essere umano ha bisogno di tre cose: pane affetto e sentirsi a casa da qualche parte, dove sei ascoltato e puoi essere come sei. Mi pare un messaggio molto attuale.

Il sito della Fraternità di Romena

Il link a Narrastorie

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