È andata più o meno così: alla vigilia della Giornata contro la violenza sulle donne, quelli della maggioranza si sono presentati tirati a lucido, con il decreto sottobraccio come un mazzo di fiori comprato all’ultimo minuto dal fioraio sotto casa. “Guarda che siamo attenti, eh!”, sembravano dire tutti. E via: approvazione alla Camera a colpi di retorica e commozione istituzionale.
Poi durante la Giornata si sono accorti che si poteva ancora chiudere la stalla conservatrice prima che alcuni buoi scappassero nella campagna progressista. E così al Senato ecco spuntare le “piccole cose da rivedere”. Robetta, proprio: dettagli su consenso, rapporti già iniziati, definizioni. Questioni, che se esistono, forse sarebbe stato utile affrontare prima di sbandierare il decreto come vessillo della civiltà occidentale.
E invece no. “Passata la festa gabbato lo Santo” e si ricomincia a discutere. Soprattutto quelli della Lega, con qualche rinforzo di mascolinità patriottica da Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno riscoperto improvvisamente il gusto delle riflessioni profonde su quel “consenso libero ed attuale”: “Ma siamo sicuri? Ma proprio sicuri sicuri? Ma non sarà troppo? E questo ‘no’ nel mezzo… boh, parliamone”.
Ma non si poteva pensarci prima? Non dico il mese scorso ma almeno durante la votazione alla Camera. Forse quel benedetto (da Fico) saltello “chi non salta comunista è” eseguito con foga sul palco campano, ha provocato un momentaneo cortocircuito neuronale: un blackout selettivo tra la parte dove risiedono la prudenza legislativa e quella dove di solito si conserva il manuale base del consenso sessuale.
Intanto Meloni fa la funambola: da un lato l’accordo lampo con Schlein, che per un paio di giorni è sembrato il miracolo diplomatico del secolo e dall’altro i suoi che borbottano come un vecchio trattore diesel: “Eeeh, calma, calma, mica possiamo lasciare che sia tutto così semplice.”
E il Santo, gabbato ancora una volta, osserva dall’alto e sospira: “Ragazzi, almeno il prossimo decreto… leggetelo prima della foto ricordo!”