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A quarant'anni dall'Achille Lauro e dalla crisi di Sigonella

La crisi diplomatica che mise l'uno contro l'altro due paesi Nato. Alla fine prevalse il diritto internazionale e la fermezza del presidente del consiglio.

A quarant'anni dall'Achille Lauro e dalla crisi di Sigonella
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7 Ottobre 2025 - 19.50


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In un contesto geopolitico già profondamente instabile e caldo come quello di metà anni ‘80, il sequestro dell’Achille Lauro – avvenuto esattamente quaranta anni fa – da parte dei dirottatori del Fronte di Liberazione della Palestina sarebbe potuto essere la miccia per un escalation bellica, tra Medio Oriente e Usa, con al centro Italia.

Tutto cominciò quando, intorno alle 13:00 del 7 ottobre 1985 quattro persone armate di mitra fecero irruzione sul ponte di comando della nave da crociera Achille Lauro, intimando il dirottamente verso la Siria. L’azione terroristica era finalizzata alla richiesta di liberazione di 50 detenuti palestinesi, al momento rinchiusi nelle carceri israeliane. Sulla nave, passeggeri provenienti da diversi paesi tra cui una decina di americani, mentre la nave batteva bandiera italiana.

Bettino Craxi, allora a capo del nostro governo, chiese a Yasser Arafat, al tempo presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, un canale di intermediazione con i terroristi, nonostante la contrarietà degli Stati Uniti che avrebbero preferito azioni di forza. Vennero scelti per mediare Abu Abbas e Hani al Hassan.

Si scoprì dopo tempo che proprio Abbas era tra i mandanti del dirottamento. La mediazione andò a buon fine, e sotto la promessa dell’immunità i terroristi vennero presi in custodia da Arafat e dai consiglieri dell’OLP. Durante le ore del sequestro i terroristi avevano ucciso un uomo di cittadinanza americana, Leon Klinghoffer, cosa che provocò una dura reazione da parte degli Stati Uniti.

In una sorta di contrappasso l’intelligence americana intercettò l’aereo di linea egiziano su cui si trovavano i dirottatori insieme ai due mediatori. Il velivolo che venne fatto atterrare con la forza nella base Nato di Sigonella, seppur la pista di atterraggio fosse a gestione dell’esercito italiano. L’azione di forza americana pretendeva l’estradizione dei terroristi: si innescò una crisi internazionale tra Stati Uniti e Italia, i militari e carabinieri italiani accerchiarono il boeing egiziano, a loro volta accerchiati dagli americani che volevano prendere in custodia i dirottatori. Con il concreto rischio di scontro armato di due paesi alleati, la situazione si concluse solo dopo diverse ore, con la fermezza di Craxi e delle autorità italiane che vollero far rispettare il diritto internazionale.

Un crimine commesso su nave battente bandiera italiana , e quindi su suolo italiano, va giudicato da tribunali italiani. Secondo il diritto internazionale, l’anno dopo, i terroristi vennero condannati con pene dai 15 ai 30 anni di carcere che scontarono in Italia.

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