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1936-1946: la grande rivolta palestinese contro britannici e immigrazione ebraica

Per rispondere alle tensioni la Gran Bretagna cercava di limitare l’immigrazione. Ma la Seconda guerra mondiale e la tragica persecuzione degli ebrei in Europa resero il problema dell’immigrazione ancora più urgente per i sionisti

1936-1946: la grande rivolta palestinese contro britannici e immigrazione ebraica
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28 Settembre 2025 - 10.58


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Continua la pubblicazione di pillole della storia della Palestina a partire dalla nascita del sionismo fino al genocidio palestinese dei giorni nostri – a cura di Marcello Cecconi

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  1. 1936-1946

Con la nascita delle prime istituzioni nazionaliste palestinesi si affermava la stampa araba e le organizzazioni politiche si affacciavano sul palcoscenico internazionale. Parallelamente si sviluppava il movimento sionista con istituzioni di autogoverno e, grazie soprattutto a enormi finanziamenti dall’estero, si costruivano kibbutz e infrastrutture.

Crescevano, così, tensioni legate alla proprietà della terra, alle norme sull’immigrazione e al lavoro. Numerosi i conflitti locali con scontri tra comunità. Per la Gran Bretagna c’era interesse per garantire l’ordine più della giustizia politica. Nel 1936 esplodeva una rivolta araba su scala nazionale (Palestinian Arab Revolt), alimentata da risentimento verso la sempre più invadente immigrazione ebraica, l’acquisto di terre e, soprattutto, per la loro percepita perdita di identità. Si richiedeva la fine dell’immigrazione, la rappresentanza politica araba, e il rispetto degli impegni della Gran Bretagna verso gli arabi.

La risposta britannica fu cruenta repressione con arresti ed esecuzioni. Ci saranno, per questi fatti, commissioni d’inchiesta all’interno del governo britannico che arrivarono al risultato finale che stabiliva che le aspirazioni arabe ed ebraiche in Palestina erano inconciliabili. Per questo la commissione raccomandò la spartizione del territorio in due stati separati, uno arabo e uno ebraico, con parti della Palestina che sarebbero rimaste sotto il controllo britannico. 

La proposta della commissione, fatta sua dal governo britannico, incontrò forte opposizione sia araba sia, in parte, ebraica: gli arabi respingevano l’idea di perdere territori o essere minoranza; i sionisti non erano uniti su come e dove dividere. Come risposta alle tensioni, nel 1939, la Gran Bretagna emetteva un White Paper che cercava di limitare l’immigrazione ebraica e di prevedere un futuro stato unitario con maggioranza araba.

L’andamento demografico del Mandato britannico in Palestina (Fonte A survey of Palestina da Ispi)

Ma la Seconda guerra mondiale e la tragica persecuzione degli ebrei in Europa resero il problema dell’immigrazione ancora più urgente per i sionisti e il White Paper fu dimenticato.

(Il prossimo capitolo: (1947-1949: Partizione, guerra, Nakba)

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