“Veniamo falsamente accusati di genocidio”, ha detto il Primo ministro israeliano Netanyahu a New York all’Assemblea Generale dell’Onu, ma “stiamo cercando di risparmiare le vittime civili”; l’obiettivo è “finire il lavoro a Gaza il più velocemente possibile”. In Palestina, l’esercito israeliano in due anni ha ucciso oltre 62.000 persone (di cui oltre 18.400 bambini) e ne ha ferite oltre 156.000 e da questo calcolo sono escluse tutte quelle persone morte o che moriranno prossimamente per cause indirette (fame, malattie, freddo…).
È in risposta a queste azioni e all’apatia mostrata dai vari governi che si sta muovendo la Flotilla, ora davvero a poco da entrare nelle acque territoriali palestinesi chiuse da Israele. Il Presidente della Repubblica Mattarella ha lanciato lo un appello alla Sumud. «Al fine di salvaguardare il valore dell’iniziativa assunta dalla Flotilla, valore che si è espresso con ampia risonanza e significato, appare necessario preservare l’obiettivo di far pervenire gli aiuti raccolti alla popolazione in sofferenza. Mi permetto di rivolgere con particolare intensità un appello alle donne e agli uomini della Flotilla perché raccolgano la disponibilità offerta dal Patriarcato Latino di Gerusalemme di svolgere il compito di consegnare in sicurezza quel che la solidarietà ha destinato a bambini, donne, uomini di Gaza».
«Non possiamo accettare questa proposta – ha risposto la portavoce per l’Italia Maria Elena Delia – perché arriva per evitare che le nostre barche navighino in acque internazionali con il rischio di essere attaccati», «la questione degli aiuti è importantissima. Noi siamo pronti a valutare delle mediazioni, ma non cambiando rotta perché significa ammettere che si lascia operare un governo in modo illegale senza poter fare nulla».
«È come dire: se vi volete salvare non possiamo chiedere a chi vi attaccherà di non farlo, malgrado sia un reato, chiediamo a voi di scansarvi -ha poi continuato – Questo nodo legale non è solo una questione di principio ma è sostanziale. Israele sta commettendo un genocidio senza che nessuno dei nostri governi abbia ancora avuto il coraggio di porre delle sanzioni, porre un embargo sulle armi, chiudere almeno un parte dei rapporti commerciali. Se una di queste soluzioni potrebbero essere prese in considerazione ne saremmo ben felici però non stiamo facendo nulla di male. Perché non dobbiamo navigare in acque internazionali?».