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"Gazart" in scena a Roma per la Palestina

Arte e cultura si attivano in favore della Palestina con la richiesta esplicita di fermare il genocidio: "Aprire una crepa in questo vuoto di parole", questo il messaggio.

"Gazart" in scena a Roma per la Palestina
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16 Marzo 2024 - 21.25


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“Gazart, artisti e intellettuali per Gaza”, questo il titolo dell’evento che si svolgerà lunedì 18 marzo alle 18:30 a Roma, precisamente al teatro Villa Lazzaroni.

Saliranno su quel palco tanti personaggi, intellettuali e artisti, fra i quali Laura Morante, Ascanio Celestini, Massimo Wertmüller, Arianna Porcelli Safonov, Vauro Senesi, David Riondino ed Erica Giovannini.

L’evento è stato prima ideato e poi organizzato da Alessandro Negrini (regista) e Angelo d’Orsi (storico), con il pieno supporto di “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del mondo”.

Gli organizzatori di Gazart hanno affermato: “Nessun tipo di cultura autentica, nessuna forma di arte può estraniarsi dai problemi e soprattutto dalle sofferenze del mondo. Oggi Gaza, e la Palestina tutta, rappresentano, interamente, il dolore del mondo. Dobbiamo reagire”.

“Aderisco e partecipo, perché ritengo che sia necessario fare tutto il possibile per fermare questo massacro che nulla può giustificare e che ci chiama tutti in causa. Tacere significa rendersi complici di crimini inaccettabili.”; queste le parole di Laura Morante.

David Riondino invece parla cosi: “Se nel passato le manifestazioni per la pace avevano il senso di una affermazione di principi, in questi giorni la doppia emergenza di Gaza e dell’Ucraina, unita agli squilli di tromba di Macron, suggeriscono una urgenza diversa, decisamente militante. Con pericolosa simmetria, chi vuole l’intervento militare o la continuazione dell’intervento in corso preme sui governi d’Europa.

“Importante quindi essere presenti, a segnalare un attenzione vigile, contro tutti gli integralismi e tutti i fanatismi.”

Infine Giuseppe Cederna dichiara: “Il massacro di Gaza è ingiustificabile sotto ogni cielo e davanti ad ogni Dio. Ho amici israeliani che lo vivono con dolore, come un incubo, una maledizione. E mi dispiace che tante persone di buona volontà che conoscono il valore della fratellanza e la vergogna della violenza non siano in prima linea nel denunciare questa disfatta umanitaria”.

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