di Manuela Ballo
Non solo interventi di esperti e studiosi, a prendere la parola sono anche gli studenti e le studentesse dell’ Università di Siena. La prima è Francesca Fuscà, una ragazza del collettivo “Eco” del dipartimento di scienze sociali, politiche e cognitive che porta sul palco, interpretandolo, un brano emblematico di Bob Dylan, Blowin’ in the wind, una composizione molto conosciuta del grande cantautore che porta dietro la sua apparente semplicità, un messaggio universale. Si tratta, infatti, di una serie di domande lasciate volutamente senza risposta e che invitano a riflettere su temi quali la giustizia, la pace e la libertà.
L’intervento di Flavia Ciocila di Uradio è un estratto di Underworld di Don DeLillo . La ragazza, una studentessa del corso di studio in European studies con voce flebile riesce a render bene l’ essenza dell’estratto. Underworld è un romanzo complesso, pieno di stratificazioni e sfumature in cui l’ autore esplora l’America del secondo dopoguerra attraverso il punto di vista di vari personaggi. Il brano scelto, di cui riporto solo una parte, recita: “Il locale , chiamato il Troubadour, si trovava a West Hollywood, e l’ uomo entrò in scena, svitò il microfono dall’asta e lo agitò verso il pubblico […] era il famigerato comico Lenny Bruce, e il pubblico aspettava che dicesse loro come si sentivano. Perché i Russi avevano piazzato i missili a Cuba. E il cupo discorso del presidente Kennedy formava ancora una specie di muro sonoro attraverso la stanza. Possibilità di un attacco nucleare. Rappresaglia totale. Espressioni di questo tipo, risonanti e coniate accuratamente. Questo era un pubblico abituato a un livello diverso di paura”.
Camilla Grossi, del collettivo “Mimesis” del Dfclam sale sul palco portando un estratto de L’urlo di Ginsberg. Un inno alla ribellione nei confronti di una società che mira ad annientare i più deboli, sensibili e i fuori dal coro. Ginsberg dà voce, in questo modo, a una generazione ferita, schiacciata dal conformismo e alienata.
E’ poi il turno di Giulio Gallo, uno studente del corso in European Studies che fa parte di Uradio. Reca in mano, con sé, Moby Dick di Melville. Un romanzo profondamente connesso agli Stati Uniti , non solo per le origini dello scrittore, ma anche perché riflette le ambizioni, le ansie e le contraddizioni dell’ America dell’ 800.
Una poesia molto forte viene poi recitata sul palco da Silvia Vaisuso, del collettivo “Eco” del Dispoc. L’autrice scelta è Sonya Renee Taylor, il titolo What women Deserve, ovvero: Cosa meritano le donne. La poesia è dotata di grande forza evocativa e dalla lettura che ne fa Silvia ne traspare tutta la forza e drammaticità. Un richiamo diretto e potente ai diritti e al valore delle donne spesso messi in secondo piano dalla società. E’ stato un vero e proprio grido alla libertà.
L’ ultimo brano lo legge Davide Bassi, un altro studente di lettere moderne facente parte del collettivo Mimesis. Il passo è tratto da Elegia americana di J.D Vance. Lo legge con voce salda e con grande scioltezza. Il brano per come viene recitato offre uno spaccato chiaro e autentico di un’ America spesso ignorata interrogandosi su quali possano essere le possibilità di riscatto per chi vive ai margini.