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Carovita, tende da campeggio e il disagio di una generazione studentesca in abbandono

In Italia non c’è più spazio per i giovani universitari: è la nota dolente che sottolinea l’ormai deriva negli ultimi anni del sistema economico che tocca tutti i campi dell’istruzione.

Carovita, tende da campeggio e il disagio di una generazione studentesca in abbandono
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11 Maggio 2023 - 10.41


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di Elisa Garieri e Denise Pirrera

Ai tagli sui fondi per i servizi come mense e alloggi universitari segue l’aumento degli affitti nelle città universitarie italiane, che accentuano una situazione già disagevole. Impossibilitati dal nasconderci dietro il velo di Maya, ormai fin troppo sottile da lasciar trasparire l’inconveniente, i rincari non sono altro che frutto della privatizzazione dei servizi offerti dal diritto allo studio.

Le proteste sorte nell’ultimo periodo da parte di singoli universitari, nelle città di Roma, Milano e Firenze, fanno ben sperare, forse, in un risveglio collettivo di coscienze intorno al tema del carovita. Dopo la contestazione di Ilaria Lamera, studentessa di 23 anni, avvenuta in tenda nei pressi del Politecnico di Milano, si sono uniti alla causa anche gli studenti della Sapienza di Roma, accampati davanti alla sede del Rettorato, e il rider 25enne di Firenze, Youssef, che sogna un giorno di iscriversi all’università. La precedente occupazione da parte del collettivo universitario, avvenuta lo scorso ottobre a Bologna, di un edificio disabitato dal 2016 di proprietà dell’azienda pubblica Asp e ribattezzato Casa Vacante, aveva già sollevato il tema dell’abbandono degli studenti da parte delle istituzioni.

Mentre il mercato immobiliare delle grandi metropoli si piega alle contrattazioni dei privati e delle piattaforme di servizi di ospitalità online come Airbnb, gli studenti vagano come nomadi a Woodstock nel ‘69, con tende da campeggio e zaini in spalla, in cerca di un aiuto. Dopotutto, sembra lecito: se sei studente devi essere adepto al sacrificio, un iniziato pronto a tutto per entrare nel mondo del lavoro. “Ai miei tempi si facevano tanti sacrifici”, resta la risposta, e la soluzione al problema, delle vecchie generazioni.  

E nel frattempo che si alza il polverone sul costo della vita e degli affitti, la città universitaria di Siena giace, quieta, nel torpore medioevale che la caratterizza e che contagia anche i suoi studenti. Silenzio rotto solo dai suoni dei tamburi delle Contrade e delle manifestazioni organizzate dall’associazione studentesca Cravos, unica organizzazione che ha il coraggio di scendere spesso in piazza e di farsi così portavoce di tutti i problemi legati alle carenze dei servizi che dovrebbero spettare a tutti gli studenti universitari.

A parte queste proteste portate avanti da Cravos, gli studenti senesi, così come studenti di altre città italiane, sembrano essersi rassegnati ai rincari degli affitti e alle drastiche riduzioni dei posti letto nelle residenze universitarie. Insomma, nonostante il problema sia di portata nazionale gli studenti coraggiosi che hanno finora attirato l’attenzione delle istituzioni di competenza e dei media sono davvero pochissimi. 

Del tema se ne sono impossessati, di fronte all’evidente gravità del problema, anche i politici e i grandi mezzi di comunicazione di massa.  Con ministri che tentano di incolpare i sindaci e i sindaci che rispondono a picche. La Ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, in tarda serata, ha tentato di chiudere la querelle, dicendo: “Sul diritto allo studio sin dalla prima riunione siamo stati tutti d’accordo: servono più risorse. Le abbiamo trovate, mettendo ulteriori 400 milioni per creare 14mila posti letto. Ma non ci fermiamo. Adesso ci stiamo concentrando sui fondi Pnrr. Abbiamo già creato e assegnato 7.500 posti letto. […]”.

C’è da chiedersi, però, quanto queste risorse possano essere sufficienti nel ricoprire il divario tra nord a sud, ed entro quanto saranno impiegate considerando l’impellente necessità dei posti letto.  E c’è da chiedersi quanto tempo ci vorrà perché i soldi e le strutture arrivino. Intanto a Siena è ancora tutto fermo.

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