Ritardano i lavori nelle residenze universitarie di Siena | Culture
Top

Ritardano i lavori nelle residenze universitarie di Siena

Quasi 500 posti letto persi in questa complessa azione di ristrutturazione. La denuncia dei ritardi da parte di Cravos e la paura che si vada verso una privatizzazione dei servizi.

Ritardano i lavori nelle residenze universitarie di Siena
Preroll

redazione Modifica articolo

7 Marzo 2023 - 14.46


ATF

di Denise Pirrera

Sei alloggi per studenti sono stati chiusi in parte, ma i lavori di ristrutturazione e messa a norma non sono iniziati a causa del mancato finanziamento del diritto allo studio da parte della Regione. Quasi 500 studenti hanno perso il posto letto e dovranno provvedere autonomamente con un contributo di soli 250 euro al mese.

La drastica riduzione dei posti letto nelle residenze universitarie presenti nella città allarma un’università che già avverte il peso della diminuzione degli iscritti. Lo scorso luglio, agli studenti alloggiati presso le residenze, è arrivata la notizia dell’imminente inizio dei lavori di ristrutturazione. Così dall’ottobre di questo anno accademico molti studenti borsisti hanno dovuto spostarsi in B&B o in strutture alberghiere in attesa di trovare una camera o un appartamento in affitto in città.

Sei delle dieci strutture presenti sul territorio locale sono state chiuse, alcune totalmente altre parzialmente: quella di Fontebranda, che conta 63 posti letto è stata chiusa completamente; dei 155 posti della Residenza XXIV maggio ne sono rimasti disponibili solo 25 e la stessa fine è toccata alla Residenza Tognazza, che potrebbe dare alloggio a 113 studenti e alle residenze San Marco e Piccolomini che potrebbero offrire un posto letto rispettivamente a 51 e 62 studenti. La residenza universitaria De Nicola, invece, che potrebbe garantire 382 posti alloggio, adesso può soddisfare solo 50 richieste. L’azienda regionale del diritto allo studio (DSU Toscana) ha cercato di far fronte a questa situazione di disagio, mettendo a disposizione solo 150 posti letto in B&B e hotel per provare a recuperare almeno una parte dei 500 posti letto persi, mentre tutti gli studenti in lista d’attesa devono provvedere in maniera autonoma a trovare un alloggio nella città universitaria.

“I lavori all’interno delle residenze sono necessari perché possano esser messe in sicurezza e per fare in modo che acquisiscano il CPI (certificato prevenzione incendi), ma è anche vero che questa situazione in cui si trova il Dsu (diritto allo studio universitario) crea le condizioni per fare in modo che si velocizzi il processo della privatizzazione” spiega Alessia Musco, studentessa borsista, membro dell’associazione Cravos e dell’Organo del Consiglio territoriale studentesco per la qualità del diritto allo studio.

Il timore più grande per gli studenti è che i servizi vengano del tutto privatizzati com’è già successo in altre regioni d’Italia, questo li trasformerebbe in clienti in quanto “il privato fa quello che gli interessa di più in termini di profitto e non si interessa del benessere dello studente”, aggiunge Musco.

In merito alla questione, la Regione Toscana si sta muovendo verso questo processo di esternalizzazione dei servizi smettendo di finanziare il diritto allo studio a partire da quest’anno, mentre, negli anni precedenti, il 70% dei fondi arrivavano dalla regione. Il presidente regionale Eugenio Giani e l’assessora all’istruzione Alessandra Nardini hanno spiegato all’associazione Cravos che i fondi della regione sarebbero stati sostituiti dal fondo sociale europeo, ma ad oggi, da quanto risulta dal bilancio, il fondo non ha sostituito i 12 milioni, dato che l’ammontare pervenuto è di soli 3 milioni. Questo è il motivo per il quale i lavori nelle residenze a Siena non sono ancora iniziati: il costo totale della messa a norma delle infrastrutture è di 2.630.000 euro e il DSU ne sta acquisendo un milione e per dare il via ai lavori serve il resto dell’importo che dovrebbe essere messo a disposizione dai fondi regionali.

Si tratta di un problema che deriva da una questione più ampia, di portata nazionale. Il decreto n°1046 e il decreto n°1052 del PNRR destinano 150 milioni l’uno alle residenze universitarie per la messa in sicurezza e ristrutturazione, ma dalla lista del MIUR tra i tanti enti che hanno partecipato manca proprio il Dsu Toscana e Cravos sta ancora aspettando una spiegazione da parte del direttore.

Di questi soldi, l’azienda Camplus che si occupa di costruire “student hotel” di lusso ha preso il 43% per creare 1475 posti alloggio per studenti, a pagamento. O ancora, il decreto housing universitario n°1437, stanzia circa 690 milioni che sono destinati interamente a privati, ovvero solo B&B e strutture alberghiere che avranno la possibilità di partecipare al bando e utilizzare i soldi pubblici per ristrutturare le proprie infrastrutture. Secondo la normativa, una parte dei posti letto spetterebbe agli studenti e la parte restante verrebbe riservata per i turisti, ma, come ha chiarito sempre Alessia Musco: “si sa che quando uno studente va in una struttura privata non gestita dal Dsu diventa automaticamente un cliente”.

Questa situazione rende chiaro l’indirizzo politico del governo di oggi avviato da Draghi e che prosegue con Meloni: privatizzare il diritto allo studio. “Sia a livello nazionale che a livello regionale c’è una chiara prospettiva politica di volere un diritto allo studio che sia privato e inaccessibile a tutti; un ente come il DSU Toscana che si basa su un welfare pubblico ne risente fortemente e di conseguenza ne risentono anche gli studentI. A mio avviso – dichiara la Musco – nonostante i tanti disservizi, il DSU è una vittima di un processo di privatizzazione che nelle altre regioni si è affermato già da tempo e che in Toscana sta iniziando adesso”.

Native

Articoli correlati