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L’urlo dei giovani e l’interlocutore sordo, i partiti

Caso Iran, cambiamenti climatici e altre questioni sociali: i giovani sono per le strade del Paese. Ma chi li ascolta? Di questi mutamenti abbiamo parlato con il professor Mattia Guidi.

L’urlo dei giovani e l’interlocutore sordo, i partiti
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1 Febbraio 2023 - 12.03


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di Giuseppe Aquaro

Giovani lasciati allo sbaraglio. Politica che pensa solo al proprio “orticello”. Lasciati a se stessi, i movimenti  fanno ciò che possono per portare all’attenzione tematiche importanti per il bene di tutti ma, a quanto pare, futili per qualcuno. I partiti stanno abdicando al loro originario ruolo? Fatto sta che più si va avanti in questo modo, più i giovani continueranno a disinteressarsi alla politica e a rinunciare alle battaglie sociali. Il docente di Comunicazione Politica dell’Università degli studi di Siena, Mattia Guidi, ci ha rilasciato un’intervista per far chiarezza su questo argomento.

Come mai la politica sembra non appassionarsi più ai temi sociali?

Il problema della scarsa rappresentazione politica dei giovani è anzitutto demografico. I giovani tra i 20 e i 30 anni sono molto meno delle persone nella fascia di età tra i 40 e i 60. I partiti, in questo caso, guardano al peso elettorale. Sentiamo parlare spesso di pensioni e sentiamo parlare molto meno dei giovani perché, appunto, ci sono più persone vicine alla pensione rispetto ai giovani. La politica, molto pigramente, sceglie quindi di rappresentare gli interessi dei più numerosi. Nonostante ciò, i giovani hanno comunque delle proposte interessanti e la maggior parte dei movimenti sociali sono formati da questi ultimi. I giovani sono spesso marginalizzata dalla politica, e di conseguenza perdono fiducia nel sistema politico innescando un circolo vizioso, che rende sempre meno ascoltate le proposte portate avanti da questi movimenti. Quale soluzione? Difficile aspettarsi un atto di buona volontà da parte dei partiti politici; i movimenti devono trovare un modo per farsi sentire al di fuori del sistema politico. E molti di questi movimenti mirano proprio a questo.

 I movimenti sui temi sociali stanno perdendo la loro importanza?

Essendo di una generazione che ha vissuto l’adolescenza a ridosso della fine degli anni 90’ e l’inizio dei 2000, posso dire che in quell’epoca i movimenti sociali erano in crescita e “in salute”. Tantissimi giovani partecipavano e rappresentavano un interlocutore di peso per la politica. Il tutto è andato scemando dopo la crisi economica del 2007, che ha colpito prima gli Stati Uniti e poi anche l’Europa. Da lì, il ruolo dei movimenti è andato scemando. Sono comunque nati molti movimenti nuovi in sostituzione dei vecchi, che si sono indeboliti, e in alcuni casi sono andati a morire.

Lei prima parlava dei “nuovi modi” per farsi sentire, quali potrebbero?

Per attirare l’attenzione, io penso a ciò che hanno fatto i ragazzi di UltimaGenerazione. Certo, è un modo di protestare antagonizzante, ma è anche giusto che lo sia. Gli scioperi e le proteste hanno sempre avuto carattere antagonizzante. Mi stupisce il fatto che, a seguito dell’imbrattamento della facciata del Senato con una vernice lavabile, si siano levate le grida più scandalizzate per un presunto assalto alle istituzioni. È stata un’azione non violenta ma eclatante, che attira le attenzioni dei media. Se non fosse così, i media seguirebbero l’agenda politica e, se la politica è quella che abbiamo detto prima, non ci sarà mai spazio per determinati temi. C’è bisogno di qualcosa che impressioni l’opinione pubblica, e questo è un modo abbastanza efficace perché, ripeto, è un’azione non violenta, il che rappresenta un punto a favore di questi movimenti.

Dopo le elezioni, è possibile che ogni partito stia pensando alla propria posizione politica, accantonando le tematiche sociali?

Gli argomenti toccati dai movimenti sono, perlopiù, riferiti a temi ambientalistici e di maggior redistribuzione della ricchezza perché i giovani, e parlo della fascia dai 40 anni in giù, sono sicuramente i più poveri. Questi temi sono, appunto, parte dell’agenda di sinistra. La vittoria della destra non può certo aver dato forza a questi temi. Il PD, sicuramente, ha necessità di parlare più con sé stesso in questo periodo data l’assenza di una leadership legittimata. Il M5s, ma anche alleanza Verdi-Sinistra, sono impegnati in questo campo, ma rappresentano una parte minore dell’elettorato. Il centro, infine, con Azione-Italia Viva, fa un’opposizione alquanto blanda, e su questi temi è probabile più in sintonia con la maggioranza che con il resto dell’opposizione.

Anche essendo diminuiti, i giovani rappresentano una parte di elettorato: perché i partiti non cercano il loro consenso?

Oggi l’elettorato giovane vota già più a sinistra rispetto agli anni passati. I partiti di sinistra hanno più credibilità e consenso presso i giovani, lo dicono i dati. Ritornando ai temi affrontati, ovviamente partiti come il M5s e il PD mireranno su determinati argomenti. C’è da dire che non tutti i giovani votano a sinistra, c’è anche quella parte dell’elettorato che si ritiene soddisfatto dell’operato e degli approcci di Fratelli d’Italia, Lega e altri partiti. Quello che si può dire è che il voto dei giovani dovrebbe “far gola” ai partiti e spingere almeno quelli più in sintonia con loro a riformulare l’offerta politica di conseguenza.

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