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Ma chi lo dice che è sempre la stessa musica in campagna elettorale!

Ecco le colonne sonore che fanno da sfondo a Meloni, Letta, Conte, Berlusconi, compreso quelle che hanno fatto arrabbiare gli artisti.

Ma chi lo dice che è sempre la stessa musica in campagna elettorale!
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21 Settembre 2022 - 17.33


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Di Marcello Cecconi

La musica è la colonna sonora della vita di ognuno di noi. Chi non c’ha il proprio brano (o più di uno) che ronza sempre in testa a rammentare cose, casi o persone? E i partiti non sono da meno, la battaglia elettorale si gioca anche sulle note e sulle parole di una canzone. Lo è stato in passato e lo è anche quest’anno nonostante la stranezza di questa breve campagna elettorale a ridosso delle “spensierate” vacanze scordacovid, e con i diciottenni per la prima volta a votare anche per il Senato.

E allora andiamo a vedere quali musiche esplodono nei teatri o nelle piazze (poche) dove i venditori di speranze continuano a premettere e poi promettere in una sfida a chi meglio riesce a fare “i conti senza l’oste” (leggi Mario Draghi). I venti dall’est ora, dopo la rottamazione della cortina di ferro, si sentono più forti e la botta presa da ogni stipendio fisso, per chi ne ha uno, fa male, come molto male fa il crack dei profitti di alcune categorie di commercianti e imprenditori. 

E allora che musica c’è? Quella vispa della Meloni è andata addirittura a risucchiare un brano che spesso si sentiva alle Feste dell’Unità di qualche anno fa: Il cielo è sempre più blu di Rino Gaetano, il dissacratore del pop. Una canzone icona, la più nota del cantautore, che già aveva fatto gola a Salvini che la usò nella grande adunata elettorale 2018 in quella Piazza del Popolo sgraffignata alla sinistra e che, nonostante le rimostranze della famiglia Gaetano, portò bene a lui e alla Lega. Del resto già a giugno 2021 la regina dei sondaggi l’aveva fatto capire quando twittava: “Sono trascorsi 40 anni dalla scomparsa di #RinoGaetano, grandissimo cantautore e artista italiano. Le sue straordinarie canzoni hanno fatto sognare ed emozionare intere generazioni. Ciao, Rino.” E allora lei non ascolta i brontoloni, tira dritto e se permettete lei…se ne frega. Il rischio è quello di trasformare un’icona popolare in un’icona populista, peccato che l’autore non possa dirci la sua!

Rino Gaetano

Letta invece? Se qualcuno pensa che il Pd avrebbe potuto pescare in un ritmo mediterraneo con inflessioni nordafricane, alla Battiato per intenderci, si è sbagliato. I Dem dopo fidanzamenti più o meno lunghi e rotture piccose, vanno a cercare musica in Austria, 1984, il gruppo è quello degli Opus e la canzone Life is life. Una hit delle discoteche degli anni dell’edonismo reganiano e che per anni è risuonata nello Stadio San Paolo di Napoli da quando Maradona, nel 1989, nel riscaldamento prima della semifinale di Coppa Uefa, Bayern Monaco-Napoli, si esibì in un palleggio infinito mentre nell’Olympiastadion si diffondeva questa canzone.  Due strofe della canzone dicono: “Every minute of the future is a memory of the past”. Chissà a quale passato si riferisce Enrico Letta nel pensare al futuro!

Gli Opus

Il Conte Giuseppe, si lascia alle spalle colpe e ferite di rotture piccose e si arrotola la camicia per pescare nel mare tumultuoso dei giovani e giovanilisti. E, almeno alla presentazione del programma all’Auditorium della Conciliazione, a Roma, il sottofondo musicale era il remix del poliedrico israeliano Omri Smadar di Funkymania. Un ritmo da tutti in pista, un melting pop di psychedelic, indie, musica araba e musica africana e chi più ne ha più ne metta. Insomma tutti insieme a ballare e che importa se il famoso e un po’ dimenticato “ognuno vale uno” rischia di trasformarsi nel dubbio pirandelliano di “uno, nessuno, centomila”!

Nostalgia canaglia per Berlusconi. Riparte dalla stessa posizione alla scrivania da cui partì il videomessaggio della discesa in campo nel 1994. Inizia così la campagna elettorale di Forza Italia, con Re Silvio ritratto nella stessa posa e con la stessa musica di allora. E quale se non la mitica E Forza Italia scritta dallo stesso Berlusconi e musicata dal maestro Renato Serio. L’invasione del videomessaggio ha stremato ferrovieri e pendolari che se lo sono sorbito senza tregua 24 ore su 24 in tutte le stazioni milanesi. Per qualcuno un deja vu malinconico che il vecchio leone ha subito corretto, e stavolta non con la discesa in campo ma proprio con l’invasione di campo del social dei giovanissimi. TikTok attento, ti scassano la media d’età così!

L’uomo immagine del Terzo Polo, Carlo Calenda, si è buttato anima e corpo, più corpo che anima, su una hit decisamente più rockettara. Forse è stato il compagno di viaggio, l’ex giovanotto di Bagno a Ripoli, che in cambio del suo “mettersi al servizio” ha preteso Thunderstruck degli AC/DC, una delle più famose canzoni della band, uscita nel 1990, quando lui era un adolescente. La canzone tutt’ora continua a spopolare fra giovani e meno giovani. Chissà se la “coppia di fatto” riuscirà a fare altrettanto? Loro ci provano.

Meno male che la musica c’è!…verrebbe da dire parafrasando un classico coro “Forzista”. Ma c’è anche la musica permalosa, quella dei Rappresentanti di Lista che si sono arrabbiati quando Salvini, in uno dei primissimi incontri della campagna, ha usurpato il loro Ciao ciao. “Becero usurpatore di hit”, lo hanno apostrofato in un twitter. Lui non se l’è presa.

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