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La bufera in Toscana è stato un ulteriore ammonimento non “Un sogno di mezza estate”

La regione è stata colpita da tempeste di vento, trombe d’aria, bombe d’acqua e la Versilia ha avuto i maggiori danni. Il problema climatico torna con tutta la sua prepotenza

La bufera in Toscana è stato un ulteriore ammonimento non “Un sogno di mezza estate”
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27 Agosto 2022 - 12.28


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Con questo articolo di Marcello Cecconi, sulla Toscana, inizia un breve viaggio del nostro giornale intorno al problema climatico. Nei prossimi giorni ne seguiranno altri accompagnati anche da interviste a esperti

di Marcello Cecconi

“Piove, senti come piove. Madonna come piove!” Il tormentone di Jovanotti, che proprio fra qualche giorno sarà in Versilia per uno dei suoi numerosi Beach Party, è la colonna sonora che mi rimbomba in testa mentre guido su quel lungomare e rimugino sul cataclisma climatico che si è abbattuto in diverse regioni italiane a metà agosto. E la Toscana, stavolta più di tutte, è tornata protagonista in questo film climatico che da tempo va e torna in scena rumorosamente e pericolosamente. Sicuramente per punirci, decine di feriti con due vittime e danni materiali ingenti non sono cosa di poco conto, ma soprattutto per ammonirci.

La Toscana, dicevo, con Massa Carrara e Lucca a rappresentare le province sotto tiro per una tremenda bufera che venuta dal mare si è distesa poi, con meno forza nell’entroterra, picchiando e facendo comunque male qua e là. Anche Siena è stata ammonita con una bomba d’acqua che ha sciolto il tufo di Piazza del Campo colpendo la sacralità del Palio e costringendolo a migrare nel giorno appresso. Tanto per dare un senso visivo, magari non del tutto rappresentativo, riporto dalla Nazione le richieste di intervento dei vigili del fuoco di quella mattina: “alle 13 erano 41 a Lucca, 28 a Massa Carrara, 20 a Livorno, 47 a Pisa, 51 a Firenze, 24 ad Arezzo, 14 a Siena, 1 a Grosseto, 23 a Pistoia, 22 a Prato. Sono circa 100 le persone evacuate dalle loro abitazioni nei Comuni di Massa (30) e Carrara (70). La protezione civile sta allestendo un riparo per la notte nelle scuole e nelle palestre messe a disposizione dai comuni”

Anche dopo una settimana, transitare in auto nel viale lungomare che da Marina di Carrara porta giù fino al Forte, è impressionante. Cominci con la Fiera di Carrara, scoperchiata e resa inutilizzabile per chissà quante settimane e, poi, pur fra un via vai di persone che vogliono continuare a godersi gli ultimi giorni di ferie, buono e giusto per loro e per i commercianti, cogli la visione di quei solitamente altezzosi pini marittimi messi ko a destra e sinistra del lungomare, come se lì fosse passata la furia di un nervosissimo Godzilla. Lascia interdetti. Lo so, non è la prima volta, nel 2015 accadde qualcosa di simile ma non consola.  Pensi al vento che soffiava a 140 km orari, alzi lo sguardo e ti accorgi che tutte le tende dei palazzi che sfilano lentamente ai lati della tua auto hanno tende strappate, finestre spaccate. Le costruzioni in legno della pineta sventrate. Ti ricordi allora del video postato da una Daniela Santanché desolata di fronte alla devastazione del Twiga, il locale “in” del Forte che condivide con Briatore, e ti metti subito nei panni suoi e di tutti quelli, magari meno noti e meno solidi di lei, che hanno visto distrutto mesi o anni di lavoro con tutte le conseguenze di ricadute sull’economia di famiglia e del territorio.

Ma quello che risalta, a distanza di quasi due settimane, attutito il clamore delle immagini della cattiveria con la quale la forza della natura ha schiaffeggiato la Versilia e altre zone della Toscana, è soprattutto il grande e ostinato lavoro di chi ha fatto il primo soccorso e ancora oggi è lì, Vigili del Fuoco, Protezione Civile e non solo. Un grande valore civico ma un po’ poco.  Si, certamente è giusto anche l’intervento di Giani, Presidente della Regione, nel chiedere tempestivamente lo “stato di emergenza” e, fra qualche tempo, alcuni ne beneficeranno e magari qualcuno lo farà ingiustamente, ma può bastare? No, se l’ammonizione si dimentica facilmente. Eppure quando il piatto di questa inaspettata (?) tempesta è arrivata in tavola ce ne erano già altri da tempo su quel tavolo. Per esempio, e per fermarsi giusto alla Toscana, non possiamo attaccarci a quel pessimo retropensiero abbinato al ricordo che anche il 2003 fu anno record di caldo e siccità…ma son passati vent’anni e siamo sempre qui! E se quest’anno siamo riusciti a battere, se pur di poco, quel record non può essere vissuto come quando lo batte Tamberi nel salto in alto. I corsi d’acqua, torrenti e qualche fiume, insieme a ciottoli (poco levigati) sono lì ancora oggi, per chi non vuol girare la testa dall’altra parte, a far vetrina di tanti residui del nostro “consumo” smodato e distratto, anziché di pesci che sguazzano nell’acqua corrente.

Qualche intervista ai cervelloni del tempo in tv con i Giuliacci, padre e figlio, che cercano in qualche modo di rassicurarci o il Mercalli che, fuori dalla trasmissione di Fazio in pausa estiva, invece ce le canta e ce le suona senza riguardi.  Poi tutto passa nel tram tram quotidiano e le emergenze sono solo quelle che toccano la tasca dell’immediato. Eh sì, benzina, gas, elettricità si vedono subito alle pompe o nella bolletta entro trenta giorni al massimo. E allora giù tutti a chiedere e ottenere immediate iniezioni di liquidità per supportare famiglie e imprese in difficoltà. Troppe famiglie e tante imprese ormai. Toppe, però, toppe. Ormai quando si dice “transizione ecologica” mi viene a mente solo l’immagine dell’indaffarato ministro Cingolani proprio come quando sento “Allegriaaa!” penso a Mike Bongiorno. Forse è necessario spacchettare questo concetto di transizione ecologica in diversi temi ed affrontarli uno per uno, ora anche se era meglio ieri, e prima di aspettarci soluzioni da chi ci rappresenta, meglio cominciare da casa nostra. Decidiamo quale decrescita più o meno felice siamo disposti a fare. Oppure, come dice un vecchio proverbio “passata la festa gabbato lo santo?”. E allora avrà ragione lui, il Mercalli!

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