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Tim Berners-Lee e il suo "www" per tutti

Il 6 agosto del 1991 il fisico londinese presentava al Cern di Ginevra il primo sito internet che preparava al world wide web di pubblico dominio mentre i coetanei americani Bill Gates e Steve Jobs si preparavano un futuro da ricchi

Tim Berners-Lee e il suo "www" per tutti
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Marcello Cecconi Modifica articolo

4 Agosto 2022 - 09.00


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Timothy John Berners-Lee ha inventato il futuro. Il 6 agosto del 1991, l’allora trentaseienne londinese laureato in fisica, introdusse al mondo la sua creazione mostrando il primo sito internet della storia. Così la spiegava mentre annunciava di chiamarla World Wide Web: “Un’iniziativa di reperimento di informazioni ipermediali ad ampia area con l’obiettivo di fornire un accesso universale a un vasto universo di documenti”.

Tim Berners-Lee nel 1991

Tim, dal 1984, era al Cern di Ginevra, l’organizzazione europea per la ricerca nucleare guidata oggi dalla nostra Silvia Giannotti, e aveva iniziato subito a lavorare intorno all’ipertesto, quell’insieme non lineare di documenti con contenuti di testi, immagini, brani musicali, filmati che tramite connessioni logiche e rimandi (link), consentono all’utente di costruirsi di volta in volta un personale percorso di navigazione. Quelle erano le fondamenta del web, una rivoluzione all’interno della rivoluzione digitale anche se, in quel momento, Berners-Lee aveva come scopo solo quello di fornire ai ricercatori di gran parte del mondo lo strumento per la condivisione di informazioni.

Nessuno fece salti di gioia quel 6 agosto e, infatti, trascorsero 17 giorni prima che questa sua pagina venisse visitata dal primo utente esterno al centro. Per un paio d’anni il web fu usato solo dalla comunità scientifica ma poi, il 30 aprile 1993, Tim Berners-Lee e il Cern decisero di mettere il www a disposizione di tutti con codice sorgente in pubblico dominio. La semplicità, efficienza ed efficacia, di questo nuovo servizio di internet, che offriva a chiunque la possibilità di creare pagine web, ebbe un fulmineo successo che dette il via all’ingresso di rete e pc in tutte le case e, successivamente, ai device in mobilità, ristrutturando e plasmando il mondo di questi ultimi decenni.

Da sinistra, Jobs e Gates durante l’intervista a “Fortune” (immagine da cultofmac.com) 

E pensare che in quello stesso agosto, Tim Berners-Lee, che ha “inventato il futuro” senza mai volerlo trasformare in un “prodotto” che gli avrebbe permesso di figurare oggi tra i “paperoni” di Forbes, poteva leggere l’intervista dei suoi coetanei Bill Gates e Steve Jobs che confessavano a Fortune quale sarebbe stato “The Future of the PC”. I due americani non potevano conoscere ancora quanto il fisico del Cern stesse lavorando per facilitare i loro successi tecnologici ed economici futuri.

Ma ancora oggi, che si avvicina ai 70 anni, Tim continua a difendere il suo “libero” web e, non solo, tenta anche di superare le maglie commerciali del www tramite una piattaforma-progetto per riportare il potere in mano agli utenti. Lo ha fatto nel 2018 con Solid. “Per tutto il bene che abbiamo fatto, il web è diventato un motore di disuguaglianza e divisioni; dominato da forze che lo sfruttano per i loro interessi”, scrive Tim Berners-Lee nella presentazione del suo progetto. “Solid cambia il modello attuale, in cui gli utenti devono cedere i loro dati personali ai giganti digitali in cambio di un valore percepito. Solid è un’evoluzione del web che mira a ricreare l’equilibrio; fornendo a tutti il completo controllo dei propri dati, personali o meno, in un modo rivoluzionario”.

In sintesi Solid è una piattaforma decentralizzata e open source che viaggia sul web per fare in modo che tutte le informazioni e i dati che circolano siano sempre sotto il controllo degli utenti. Un’applicazione che, sfruttando la tecnologia decentralizzata, permette all’utente di accedere a tutti i suoi dati senza soluzione di continuità: il calendario, la musica, i video, la chat, le ricerche. Insomma è come un mix di Google Drive, Microsoft Outlook, Spotify e WhatsApp. Ma utenti e aziende non l’hanno seguito e, dal lancio, il progetto di Berners-Lee è ancora al palo. L’attenzione adesso è tutta focalizzata sul Web3, il “web semantico” che si serve dell’intelligenza artificiale. Il potere delle “big five” è salvo!

Il pensiero di Berners-Lee sul controllo di Internet

Quello di cui possiamo essere certi è che, a oltre trent’anni dalla nascita del web, chi lo ha inventato vuole ancora difendere la natura originaria della sua creatura: libera, aperta e democratica. La preoccupazione di Berners-Lee è stata e continua a essere il crescente divario digitale tra le popolazioni con i miliardi di persone ancora fuori dalla possibilità di usare il web che, nel frattempo, è diventato essenziale. Con l’obiettivo di incidere sul divario, nel 2008, ha fondato la World Wide Web Foundation, che promuove la net neutrality (ovvero l’impossibilità per i provider di privilegiare servizi online a danno di altri), e non solo.

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