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AC/DC, quando l’elettricità diventa musica

L’appuntamento musicale del mercoledì

AC/DC, quando l’elettricità diventa musica
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Lucia Mora Modifica articolo

6 Aprile 2022 - 15.17


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I loro album hanno venduto oltre 200 milioni di copie nel mondo. Il loro Back in Black è il secondo album più venduto di tutti i tempi dopo Thriller di Michael Jackson. Sono tra i maggiori ispiratori del movimento heavy metal anni Ottanta e hanno influenzato gruppi del calibro di Guns N’ Roses, Megadeth, Mötley Crüe e Whitesnake.

Sto ovviamente parlando degli unici e inimitabili AC/DC, uno tra i più grandi nomi della storia del rock. La settimana scorsa, più precisamente il 31 marzo, era il compleanno di quel fenomeno di Angus Young, icona del gruppo che giustamente figura – insieme agli altri membri – nella Rock and Roll Hall of Fame. A renderlo un vero e proprio mito è l’energia che porta sul palco: si scatena come un matto (tuttora, nonostante l’età) e il suo marchio di fabbrica, ovvero il suo modo di reinventare la Duck Walk di Chuck Berry, è già leggenda.

A parte il solito titolo da evitare, ecco un paio di dischi da ascoltare quando si è in cerca di adrenalina pura.

Blow Up Your Video (1988)

Tra le peggiori produzioni dei “diavoli australiani”, figurano Fly on the Wall (1985) e il successivo Blow Up Your Video. Tre anni non esattamente indimenticabili per gli AC/DC che sembrano aver perso ogni tipo di inventiva. Tranne qualche traccia qua e là (come Go Zone e Two’s Up), è quasi tutto materiale dimenticabile. Anzi, certi pezzi fanno pure un po’ compassione, tipo That’s the Way I Wanna Rock ‘N’ Roll, una specie di “scimmiottatura” degli inni al rock che, peraltro, alla band sono sempre usciti benissimo; It’s a Long Way to the Top (If You Wanna Rock ‘N’ Roll) del ‘75 è decisamente meglio, tanto per fare un esempio. Qui sta la vera differenza tra i dischi più belli e quelli meno riusciti degli AC/DC: quelli belli li riconosci subito, perché ti prendono il cuore e te lo strappano dal petto senza se e senza ma, senza filtri o tanti giri di parole. Quando invece ti rendi conto che il tuo piede ha smesso di battere il tempo, vuol dire che qualcosa non va.

Highway to Hell (1979)

Ascoltando Highway to Hell, invece, il piede batte il tempo eccome. Lo fa in autonomia, istintivamente. È il classico disco da non ascoltare mentre si guida, perché il rischio di lasciarsi andare con l’acceleratore è pressoché garantito. Ultimo tassello della “Bon Scott era” (il cantante morirà per “intossicazione acuta da alcol” nella notte tra il 18 e il 19 febbraio 1980), Highway to Hell ne rappresenta una sorta di testamento ideale: una galleria di perversione, di sangue, sudore e lacrime che non scade mai nell’artificiosità. Se l’album fosse un pugile, sarebbe uno di quei campioni che non sbagliano un colpo, che sanno dove colpire e che colpiscono con una precisione chirurgica. Funziona perché, si sa, il diavolo sta nei dettagli: il ritmo incessante di Girls Got Rhythm, il coro in Walk All Over You, quei tocchi sulla chitarra essenziali ma brutalmente efficaci in Touch Too Much, il climax ascendente di If You Want Blood (You’ve Got It). Scott non poteva lasciare un’eredità migliore.

Back in Black (1980)

Non sempre l’opera più famosa di un artista o di un gruppo è anche la sua migliore. Non è detto, non è automatico, anzi. Nel caso degli AC/DC, però, la regola si applica alla perfezione: Back in Black ha avuto un successo enorme – meritandolo tutto. «Il nostro tributo a Bon», lo ha definito Angus Young, ma è in realtà molto di più. Dalle ceneri del lutto, il quintetto riesce a tirare fuori un capolavoro. Se il diavolo in persona e Iron Man prendessero il blues per “decostruirlo” e farne una loro creatura rivisitata, uscirebbe Back in Black, un lamento rock che sa contemporaneamente di trionfo e di sofferenza. Per conto della rivista “Classic Rock”, Paul Elliott scrive: «Back in Black non è solo il miglior album che gli AC/DC abbiano mai fatto. È il miglior album che chiunque abbia mai fatto». Iperbole? Sicuramente, ma con il loro rock nelle cuffie sfido chiunque a ragionare razionalmente.

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