"Blanca" e "Non mi lasciare": La Rai offre una ventata d' aria fresca alle crime Fiction | Culture
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"Blanca" e "Non mi lasciare": La Rai offre una ventata d' aria fresca alle crime Fiction

La rubrica del venerdì sulla serialità televisiva di Culture Globalist – 18 febbraio

"Blanca" e "Non mi lasciare": La Rai offre una ventata d' aria fresca alle crime Fiction
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Vittoria Maggini Modifica articolo

18 Febbraio 2022 - 12.57


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“Blanca” è una ventata d’aria fresca nel panorama delle fiction italiane

Avevo preannunciato che vi avrei parlato di “Blanca”, la miniserie prodotta da Lux Vide e Rai Fiction con protagonista Maria Chiara Giannetta, alias Blanca appunto, giovane tirocinante di polizia non vedente, che fa della sua disabilità una forza nel contribuire alla risoluzione dei crimini.
Dalle musiche alla fotografia, ricorda molto le serie drama americane, che per noi figli delle piattaforme digitali sono all’ordine del giorno, ma per la Rai è decisamente una novità. Pur essendo un genere crime è frizzante e ironica, adatta ad un pubblico internazionale, infatti, è disponibile su Netflix da qualche settimana.

La serie è basata sull’omonimo romanzo di Patrizia Rinaldi ed è una storia che, nella sua semplicità narrativa, racconta una disabilità poco approfondita da cinema e tv. Soprattutto, cerca di far immedesimare lo spettatore nella protagonista e fargli vedere ciò che Blanca stessa vede, attraverso il tatto e l’udito, dando forma al mondo circostante nella sua mente.
Ovviamente non stiamo parlando di una serie impegnata, né di performance attoriali da Oscar. È liberatorio però vedere dalla Rai, nonostante non lasci andare del tutto le classiche dinamiche dei gialli “all’italiana”, una proposta di una serie più moderna e accattivante, una piacevole novità nel panorama della fiction.

Il poliziesco Rai “Non mi lasciare” è coraggiosa nella scelta del tema, pecca la sceneggiatura
Altra serie firmata Rai, “Non mi lasciare” è un poliziesco con protagonisti Vittoria Puccini, Alessandro Roja e Sara Felberbaum, che racconta le vicende di Elena Zonin (Puccini) un vicequestore che a Roma si occupa di crimini informatici e dà la caccia a una rete di pedofili responsabile del rapimento e della vendita di minori sul web. Quando a Venezia viene ritrovato il corpo di un bambino, la donna viene chiamata ad investigare su questo caso, che potrebbe essere connesso con la rete criminale a cui dà la caccia.

Un tema rischioso e non facile da realizzare, quello della prostituzione minorile, molto coraggioso per la trasmissione sulla tv generalista, abituata ad un pubblico misto e numeroso, specialmente in prima serata. Eppure, in un’epoca in cui ci svegliamo, lavoriamo e andiamo a dormire con i cellulari in mano (soprattutto i ragazzi), parlare dei pericoli del web è necessario.

Pregio più grande della serie, Venezia. Non quella delle foto dei turisti, e nemmeno quella dei red carpet. La Venezia di “non mi lasciare” ha i toni freddi, ricorda le ambientazioni dei crime nordici, inquietante e affascinante allo stesso tempo.

Unica pecca: un po’ lenta la narrazione, diciamo che per toccare generi come thriller, crime e action, non ho percepito tutta questa suspance.

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