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Facebook, perché Zuckerberg cambia faccia

I molti motivi che inducono il colosso dei social al cambiamento

Facebook, perché Zuckerberg cambia faccia
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9 Novembre 2021 - 14.42


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di Elena La Verde

Facebook, il “nonno” dei social media, non va in pensione, ma cambia verso. Anzi, si prefigura come un “metaverso”, un mondo virtuale in cui è possibile immergersi grazie all’uso della realtà aumentata. Per farla semplice: l’obiettivo è quello di creare un nuovo modo di usare Internet. E’ questa, infatti, la strategia aziendale che Mark Zuckerberg vuole perseguire e che ha annunciato una settimana fa con una videoconferenza. L’azienda Facebook, che non include soltanto l’omonimo social network, ma anche Instagram, Whatsapp e altri servizi, cambia nome e si chiama Meta. Insomma, il colosso dei social, lo squalo che ha fagocitato gli altri piccoli pesci del mare della rete, oggi si pone il grande problema del cambiamento. 

E lo fa, partendo dal proprio nome. 

Diversi sono i fattori che sono alla base di questo cambio di rotta: la forte perdita di reputazione che Facebook ha subito negli ultimi anni, in seguito ai numerosi scandali in cui è stato coinvolto, come quello sulla privacy dei dati di Cambridge Analitica. Un ulteriore motivo deve essere rintracciato nel fatto che diverse multinazionali stanno riorganizzando i loro assetti interni e quindi, come l’azienda Google nel 2015 ha cambiato nome in Alphabet, così Facebook ha deciso di percorrere la medesima strada; infine, ma non per importanza, si devono considerare i nuovi flussi culturali che stanno spostando il loro baricentro verso Oriente, in particolare verso la Cina e la Corea del Sud.
 
Non è un caso che i maggiori competitor della trinità di Zuckerberg siano Musically, divenuto poi TikTok, il social network cinese, che con la sua interfaccia intuitiva e semplice, ha conquistato migliaia di giovani e giovanissimi; il servizio di messaggistica Wechat, sviluppato della società cinese Tencent, che nel 2019 ha avuto un incremento di utenza pari al 6,1 per cento rispetto all’anno precedente e conta circa 1,2 miliardi di utenti attivi (il dato è aggiornato all’ottobre del 2020); si devono poi contare tutte le applicazioni e i servizi emergenti sudcoreani, come Vlive, che favoriscono l’interazione fra diverse comunità di fan, che seguono i loro artisti internazionali preferiti.

Facebook si ritrova pertanto ad affrontare sfide e ostacoli che non aveva mai incontrato durante i primi anni del suo esordio: nato da un’idea fra i banchi del college, in origine era Facemash, una sorta di annuario scolastico online, in cui erano contenuti i nomi e le fotografie delle studentesse e degli studenti della comunità universitaria. Per motivi legati alla violazione della privacy, Zuckerberg fu costretto a chiudere Facemash. Si trattò di un esperimento mal riuscito, alle cui spalle però c’era una grande idea. L’idea di creare un’estesa mappa di relazioni, che riproducesse tutti i rapporti di connessione esistenti fra le persone, appartenenti anche a diverse cerchie sociali. In altre parole, era un’idea rivoluzionaria. 

Questo spiega il motivo dell’ampio successo di Facebook: in quegli anni, nel lontano 2004, è stato percepito come un qualcosa di diverso, di unico e di inaspettato, che non è mai stato visto prima. Ed è proprio questo il punto: se all’epoca lo era, forse oggi non lo è più. Il mondo cambia, le mode cambiano, i gusti cambiano. Tutto si evolve. E’ chiaro che se non si è in grado di adattarsi ai tempi che corrono, si corre il rischio di essere dimenticati o nel peggiore dei casi di risultare poco moderni. L’azienda Facebook, nel corso degli anni,  ha sicuramente dimostrato di avere una natura camaleontica e ha cercato in ogni modo di rimanere a galla, fronteggiando al meglio gli altri social competitori, talora incorporandoli all’interno del suo ecosistema, come nel caso dell’acquisto del social network di Instagram nel 2012 e dell’applicazione di messaggistica Whatsapp nel 2014, talora ispirandosi alle loro logiche, come nel caso del concorrente Snapchat, da cui ha tratto e ha aggiunto ai suoi servizi la funzionalità di creare e condividere le “Storie”, che consistono in una pubblicazione sequenziale di foto e video, visibili solo in un arco di 24 ore. 

In questo modo, il social network Facebook e l’azienda Facebook, oggi “Meta”, non tendono più a coincidere: l’azienda si è sempre di più allontanata dal suo modello originario e non si è più identificata nel solo social network. Gli intessi dell’azienda oggi non puntano più sul social network, ma s’inseriscono in un contesto più ampio. Prevedere quale sarà il futuro di Facebook, è complicato. Dire a cosa porterà questo cambio di direzione, è ancora più complicato. Ma  Zuckerberg, lo sappiamo, ha grandi ambizioni e mira a voler cambiare di nuovo il mondo di Internet. 

Per farlo forse gli converrebbe guardarsi alle spalle e ripartire di nuovo da quell’idea di 17 anni fa, nata fra i banchi dell’università. Un’idea semplice, che non aveva forti ispirazioni, ma che proprio per via della sua semplicità, ha avuto conseguenze imprevedibili ed incredibili, tali da rivoluzionare il mondo. Ma oggi, esistono ancora queste idee?

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