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In Turchia non sono a rischio solo gli studenti, lo è anche la libertà di insegnamento

Università sempre più sottoposte a criteri ideologici e politici nel suo funzionamento, reclutamento e valutazione.

In Turchia non sono a rischio solo gli studenti, lo è anche la libertà di insegnamento
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Marcello Flores Modifica articolo

24 Marzo 2021 - 18.05


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Mentre si apprende con piacere la decisione dell’Unione europea di provvedere a sanzioni contro la Cina, contro quattro suoi ufficiali – per la prima volta dai tempi di Piazza Tienanmen nel 1989 – per la repressione nei confronti degli uiguri nella regione dello Xinjiang, dove esistono enormi campi di «rieducazione» che sono dei veri e propri lager per la maggioranza musulmana, continua il silenzio nei confronti della repressione turca delle manifestazioni studentesche che ormai da parecchie settimane sono scoppiate all’università Boğaziçi di Istanbul.
Le proteste sono iniziate contro la nomina a rettore dell’università di un politico del partito al potere, il partito di Erdogan AKP (partito di giustizia e sviluppo), e la contemporanea apertura di due nuove facoltà – Legge e Comunicazione – i cui docenti sono stati decisi dal potere politico senza nemmeno consultare gli organi accademici.
L’autonomia dell’università in Turchia è stata messa in discussione fin dal 1981 quando, mentre erano al potere i militari, è stato creato un organismo, YÖK (Consiglio dell’educazione nazionale), che è stato fondamentale per trasformare rapidamente la vita universitaria e impedire sempre più le manifestazioni di libertà e autonomia da parte degli studenti.
Proprio nel 1982 lo YÖK impose all’università Boğaziçi un rettore esterno all’università, che rimase fin quando durò la dittatura militare.
Oggi in gioco non c’è solamente la libertà degli studenti e quella dell’università di scegliersi autonomamente il proprio rettore, ma lo stesso futuro dell’insegnamento superiore sempre più sottoposto a criteri ideologici e politici nel suo funzionamento, reclutamento e valutazione.
Le proteste, iniziate il 6 gennaio, sono continuate per tutto il mese di gennaio e anche di febbraio, e proseguite in tono minore per la forte repressione durante questo mese. L’unica manifestazione di solidarietà, in Italia, è venuta dalla tavola rotonda che la Scuola Normale Superiore ha voluto fare (con la prof.ssa Donatella Della Porta) con due docenti e un laureato della università Boğaziçi, il 15 marzo.

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