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Recovery Fund (also) for South? Si liberi l'Italia del sud dalla mortificazione

Il Sud costituisce una dimensione straordinaria, fertile, creativa ma questa dimensione va assolutamente rigovernata in modo tale da non lasciare chi nasce e cresce in balia del “padrone” di turno

Recovery Fund (also) for South? Si liberi l'Italia del sud dalla mortificazione
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11 Novembre 2020 - 21.09


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Adesso che l’Europa si affaccia in Italia con l’offerta-proposta di un cosiddetto Recovery Fund, costituito da miliardi di euro che bisognerebbe – come da mesi si sa – investire in qualcosa, viene da domandarsi il motivo per cui non si sappia parlare di questo, sul piano del governo e attraverso i media nonostante sia un’occasione unica per questo Paese. Intorno a questo bisognerebbe aggregarsi fermo restando la presenza di una classe dirigente dotata di sana e robusta cognizione della realtà.

Di fatto, il discutere scarso sul piano progettuale non può che ricondurre a un’evidente povertà non solo di estro ma anche di capacità visionaria. Come nel caso di chi realizza, ad esempio, i ponti. Di politici insipienti non se ne può più. È meglio che sbaracchino quanto prima smantellando baracca e burattini. Ovvero il materiale scadente, non utile al progresso nazionale, che soprattutto negli ultimi anni, affiliandosi a potenze estere estremamente poco democratiche hanno messo in piedi. Di questo l’Italia ha molto poca necessità.

In questo contesto, se si intende occuparsi di Sud è bene averlo prima conosciuto e/o studiato. Non solo attraverso l’esperienza ma anche tramite gli studiosi che di esso si sono occupati. Come Gramsci, Salvemini, Matilde Serao.

Se la Lega pensa di fare “man bassa” in questo territorio nei prossimi anni, se lo può considerevolmente dimenticare. È meglio che si allontani, che vada via da quanto non può conoscere e di cui non è in grado di occuparsi. Il Sud lo conosce chi patisce da anni ormai le difficoltà, i conflitti, le oppressioni che persino nelle istituzioni come le università traboccano ancora di retaggi padronalistici/feudali. A tutto questo è necessario imporre uno stop con uno sforzo educativo massimo e una tutela della popolazione, soprattutto più giovane, dallo scontento, dalle angherie e dal tentato vassallaggio cui costantemente chi in genere occupa i luoghi dirigenziali intende costringerla. Rovinandola, frequentemente – a meno che non si cerchi scampo – per sempre.

Chi deride i “meridionali” per essere di frequente “scalcagnati”, proni, “scarsi”, sappia che spesso questo lasciarsi andare non è più né meno che, sul piano concreto, un effetto della mortificazione che in questa parte dell’Italia – come se si trattasse di un macigno transegenerazionale –  ti si scaraventa addosso, ad esempio, al pari di quanto a livello estremo si è visto nel caso della figura di Lila ritratta nell’opera (anche romanzo) L’amica geniale. A Sud – questa è una della verità fondamentali – servirebbe maggiore spazio, ovvero maggiore distanza e libertà. Non gente che intrude, pettegola, violenta perché è stata di fatto ricusata. Chi, ad esempio, utilizza il “tipo meridionale” nei propri programmi al fine di divertire sfiancando con la polemica “popolana”, non sa effettivamente in quale area di sofferenza si sta inoltrando. Sfruttandola anche per scopi narcisistici.

Il Sud costituisce una dimensione straordinaria, fertile, creativa – e per questo probabilmente i leghisti intendono “sbancarla” – ma questa dimensione va assolutamente rigovernata in modo tale da non lasciare chi nasce e cresce in balia del “padrone” di turno (dall’amico di classe fino al docente non di scuola ma universitario pervertito sul piano etico e su quello del dovere professionale).

Il Sud è pieno di insegnanti straordinari, che dalle elementari sino alle superiori ti insegnano a parlare, a scrivere, a dire quello che pensi: un lavoro che spesso si disperde tra le ricusazioni familiari (poiché non vi è rispetto per le singole scelte) o tra le miserie dei farabutti anche, purtroppo, presenti all’interno delle istituzioni. In cui, a titolo esemplare ma sul piano scadente, l’incarico diventa premio inesplicabile – più che razionale – di riconoscimento.

Tutto questo – quanto ammorba le vite dei borghesi e della “povera” manovalanza che vive a Sud – va assolutamente eradicato. Soprattutto se ad affacciarsi, in modo non troppo apparentemente remoto, è lo spettro di chi un giorno su tutto questo intende senza alcuna buona volontà (Kant, 1788) porre le mani senza trovare in modo consolidato gente che sia in grado di proteggersi contando sulla forza del proprio valore. I cosiddetti potentini devono imparare a stare nel proprio luogo senza possibilità di interferire nelle vite altrui anche nella misura in cui ascendano a ragguardevoli cariche politiche.

Si liberi il Sud dalla mortificazione e si avrà con molto rispetto e molta probabilità un Paese eccezionale.

 

 

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