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Una nuova produzione narra “Le origini” di Gomorra

Il regista Marco D'Amore la racconta e dice: “Non immaginate come sarà”. I 6 episodi in onda da gennaio su Sky, già in scrittura gli outline delle stagioni 2 e 3.

Una nuova produzione narra “Le origini” di Gomorra
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9 Giugno 2025 - 19.53


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Marco D’Amore, l’attore che ha dato il volto a Ciro nella serie di Gomorra, passa dietro la macchina da presa di 4 episodi – oltre a esserne supervisore artistico e co-sceneggiatore – per raccontare la gioventù dei personaggi e anticipa: “Non c’entra nulla con Gomorra – La serie. Ci saremmo potuti adagiare su un successo già consolidato e su un linguaggio ormai noto, e invece abbiamo deciso di andare da un’altra parte”.

Gomorra – Le origini, prodotta da Sky Studios e Cattleya, debutterà a gennaio 2026. Nils Hartmann, vicepresidente esecutivo Sky Studios per l’Italia, sottolinea che “non è un’operazione di marketing fatta solo perché c’è un marchio che funziona. Abbiamo deciso di farla perché è un altro racconto”. La serie racconterà l’adolescenza di Don Pietro Savastano “ma non c’è alcuna corrispondenza tra l’adulto e il giovane”, sottolinea D’Amore. I giovani personaggi, infatti, sognano e nutrono speranze con la freschezza dell’infanzia e dell’adolescenza, non c’è ancora quell’atmosfera di morte dell’età adulta dei personaggi della serie precedente. “L’oggetto del racconto”, infatti, “non è il potere, ma il desiderio”, spiega D’Amore “in un contesto in continuo sviluppo”, che è quello della Napoli anni ‘70 povera e in piena trasformazione, in cui la violenza era ancora ai margini.

Spiega Maddalena Ravagli, che ha creato la serie insieme a Leonardo Fasoli e Roberto Saviano: “A quel tempo la camorra era fondata sul contrabbando di sigarette, al tempo stesso una forma di illegalità e una sorta di welfare. Era un mondo erede della liberazione americana, dove c’era l’albergo di massa, ovvero un ex orfanotrofio bombardato in cui tantissimi orfani vivevano insieme. Era un momento di grande coesione sociale”.

Una Napoli ricostruita “con un grande sforzo produttivo, perché la Napoli di oggi è moderna, abbiamo ricreato tutto, dagli ambienti ai costumi”, sottolinea Riccardo Tozzi di Cattleya: oltre 300 mezzi di scena dell’epoca sono stati recuperati da collezionisti privati, circa 70 luoghi sono stati adattati agli Anni 70. “Abbiamo cercato il più possibile di riprodurre quel mondo tra la nascita delle Vele di Scampia, foraggiata dalla Cassa del Mezzogiorno, e una zona rurale e abbandonata in cui si viveva in profonda povertà” dice D’Amore. Un attento lavoro di ricerca è stato fatto inoltre sui costumi dalla costumista Olivia Bellini per circa 5mila comparse, oltre agli interpreti principali.

D’Amore dice del giovane attore Luca Lubrano, napoletano di Forcella, che interpreta il protagonista: “Per me è uno dei migliori attori italiani, anche se ha solo 16 anni, assumendomi il peso di quello che dico. Mi ricorda molto me nell’esuberanza e nell’incapacità che avevano gli altri di comprenderla, nella serietà con cui gestisce il suo lavoro e con l’ossessione. E mi ricorda tanto me perché quando tu senti, quantomeno, di avere una cosa così forte che brucia, ti senti profondamente solo. Non c’è stato bisogno di provino, è bastato guardarci”.

E degli altri giovani attori, quasi tutti esordienti o alle prime esperienze, afferma: “Ci siamo imbattuti in una generazione di giovani talenti, come solo questa città sa continuamente produrre. Non c’è paragone con altro luogo. Volevo cercare nei volti anche dei più giovani una Napoli antica che c’è ancora. Ci sono dei giovani vecchi, ci sono dei vecchi giovanissimi, ci sono dei bambini nonni e ci sono dei nonni bambini. Questa geografia di volti racconta il paesaggio di Gomorra – Le origini”.

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