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È morto Carlo Gregoretti, un grande del giornalismo

Aveva 91 anni ed è stato portato via dal Covid. Tra i fondatori de L'Espresso e aveva diretto anche Epoca. I funerali si svolgeranno sabato a Roma

È morto Carlo Gregoretti, un grande del giornalismo
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6 Maggio 2022 - 17.19


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di Manuela Ballo

Carlo Gregoretti, uno dei fondatori de L’Espresso, si è spento ieri a Roma all’età di 91 anni. E’ stato il Covid a portarlo via ai suoi cari e al giornalismo italiano. Quella di Carlo Gregoretti è stata una vita di coraggio e di impegno civile: le sue passioni che spaziavano dal giornalismo alla comunicazione, dalla letteratura alla filosofia, dalla lingua alla storia, dalla navigazione alla cucina.  E’ stata una vita che lo ha portato a ricoprire, oltre al settimanale che aveva contribuito a fondare, importanti incarichi in molte testate: vicedirettore di Panorama e direttore di Epoca. I funerali si terranno domani, sabato 7 maggio, alle ore 10 presso la Basilica di Santa Sabina a Roma. Proprio nella città in cui era nato, Roma, aveva avviato la sua carriera di giornalista collaborando, appena adolescente, al  giornale “Cronache”.

Quando Arrigo Benedetti, nel 1955, fondò “L’Espresso”, il giovane Gregoretti  divenne noto al grande pubblico dei lettori per una serie di articoli sul Sifar, il Servizio informazioni  delle forze armate e sulle ardite  manovre che vi si svolgevano. Nel 1969 Gregoretti venne processato a Roma per diffamazione dopo aver pubblicato un articolo dal titolo “Il generale Gaspari accusa l’ex capo del Sifar.  Perché De Lorenzo fa ancora paura”. Il pezzo era il commento ad una lettera inviata dal generale Paolo Gaspari al settimanale, nel quale tutelava la propria immagine e si esponeva contro il generale Giovanni De Lorenzo.

Negli anni Ottanta era stato vicedirettore di “Panorama” e quando Mondadori entrò nel mondo della emittenza televisiva privata curò, per due anni,  “Gli speciali di Retequattro”, un programma di approfondimento giornalistico in onda su Rete 4.. Negli anni successivi è stato direttore del settimanale “Epoca”. Nel 2015 ha ricevuto un premio dalla giuria del Premio Arrigo Benedetti: un riconoscimento per “l’esempio e la lezione di giornalismo” e quello che è stato il più giovane giornalista nella squadra de “L’Espresso”.

Il Foglio.it  lo ricorda oggi, tratteggiando un profilo dal quale emerge oltre alla sua competenza professionale anche la sua alta figura umana: “Carlo Gregoretti era anche un gran signore, un uomo di famiglia e di figli (anche altrui, era padre con naturalezza e slancio emotivo), uno sposo innamorato della sua Chicchi fino alla follia, un barcaiolo e pescatore, un amante della vita nei dettagli minuti, un eccellente cuoco che poteva filosofare con logica scolastica e fideismo occamista  sul passaggio rapido del pomodoro nella salsa impadellata, un amico di un’epoca in cui l’amicizia era ammirazione e stile, un re del Martini dry che shakerava allegramente con il quasi centenario Fabrizio Dentice, che lo ha preceduto di un paio d’anni nella morte, inneggiando all’eterna giovinezza del dandy”.

Il mondo della cultura e quello del giornalismo si è stretto attorno alla moglie, l’adorata Chicchi con la quale ha condiviso 70 anni della sua vita e alle figlie Stella, Tamara, Mimosa e Sabina, al figlio Marco e ai nipoti, tra cui Francesca, Viola, Davide, Marco, Giulio, Halima, Zahra e Ivan.  I funerali si terranno sabato 7 maggio alle ore 10 alla Chiesa di Santa Sabina in Roma.

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