Riparte il turismo globale tra assilli vecchi e forme nuove | Culture
Top

Riparte il turismo globale tra assilli vecchi e forme nuove

Gli Stati Uniti riaprono le frontiere: è il via libera alla circolazione post pandemia. Sono però cambiate molte cose: vivere in modo diverso le città e gli effetti dei social

Riparte il turismo globale tra assilli vecchi e forme nuove
Preroll

redazione Modifica articolo

24 Ottobre 2021 - 15.16


ATF

di Giuseppe Rizza

Era nell’aria da qualche tempo, ma adesso è ufficiale: gli Stati Uniti riapriranno le frontiere ai turisti completamente vaccinati a partire dall’8 novembre. Un segnale importante da uno dei Paesi più influenti al mondo: il settore turistico italiano ha bisogno di ripartire e di avere quei flussi internazionali che lo hanno reso parte importante del PIL di casa nostra. E non solo di casa nostra. Ma proviamo a riflettere sul ruolo chiave che assume dopo la lunga pausa pandemica, mentre si cercano nuove pratiche per evitare il ritorno a un banale turismo di massa (Barcellona sta sperimentando una nuova mappa che indirizza i percorsi dei turisti). Pensiamo al ruolo che ha nella contaminazione tra culture e come tutto si sia modificato con l’uso delle app e dei social.
Viaggiare è senza dubbio un’esperienza unica che consente di allargare i propri orizzonti, ma al tempo stesso è un’arte in grado di modificare la vita degli individui e la società stessa. Ricordiamo ad esempio l’importanza che riveste nella storia il mercante viaggiatore medievale: con i suoi viaggi, da «uomo nuovo» della società tripartita feudale, ha stimolato la crescita della libera circolazione delle idee e la nascita di una nuova cultura urbana.

Oggi viviamo un’epoca in cui non esistono confini invalicabili, anche la nascita dell’Unione Europea ne è testimonianza diretta. Il turismo così assume un ruolo del tutto centrale e a partire dai primi anni duemila è entrato di diritto a far parte dell’industria culturale, ritagliandosi uno spazio sempre più considerevole nella sfera del loisir. Ed è il precursore Edgar Morin a illustrare in maniera sapiente quanto sia focale il momento ludico e ricreativo nella società del dopoguerra, parlando specificatamente di un’«etica del loisir» capace di spodestare il monopolio della produzione come centro gravitazionale dell’esperienza.
D’altronde se proietto la mia analisi sui social network, la tendenza è confermata. Basti pensare che, prendendo in esame Instagram, tra i dieci blogger più seguiti in Italia troviamo ben due travel blogger. Il primo è Mattia Miraglio, un ragazzo di origini piemontesi che ha dedicato cinque anni della sua vita per portare a termine «il viaggio per eccellenza», il giro del mondo e perlopiù a piedi. Il secondo è Nicolò Balini, video-blogger che filma i suoi viaggi e ha dato vita anche al seguitissimo blog Human Safari.
In questo scenario provare ad azzardare previsioni ed effetti sulla ripartenza del turismo nella fase post-pandemica è cosa assai complessa. Sicuramente da un punto di vista economico potrebbe significare ossigeno puro per un rilancio nel breve periodo, come auspicato dai ministri del Gruppo di Lavoro sul Turismo del G20 riunitisi a Roma lo scorso maggio, che hanno individuato alcuni dettami chiari e univoci: sicurezza, inclusività, sostenibilità e digitalizzazione. E poi ripartirebbe quel meraviglioso processo di creolizzazione culturale che ha affascinato da sempre antropologi e sociologi; e questo è ciò che mi ha sempre fatto innamorare dell’essenza pura del viaggio.
Se mi fermo a pensare ai possibili effetti negativi, potrei stilare un elenco che non basterebbe un giornale intero per contenerlo, a partire dal turismo selvaggio fino alla marginalizzazione delle fasce sociali più deboli dalle aree urbane a maggiore attrattività turistica, senza tralasciare gli impatti ambientali negativi. Ma io adoro viaggiare e amo i viaggi, perché come suggerisce il grande poeta romantico francese Alphonse de Lamartine, «Non c’è uomo più completo di colui che ha viaggiato, che ha cambiato venti volte la forma del suo pensiero e della sua vita». E allora lasciamo serenamente ripartire il turismo senza restrizioni, perché negli ultimi (quasi) due anni inariditi da un maledetto virus abbiamo tanto sognato di fare e disfare le valigie.

Native

Articoli correlati