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Addio a Curzio Maltese, una grande firma del giornalismo italiano

Si è spento a 63 anni, a seguito di una lunga malattia. Firma storica di Repubblica, è stato anche attivista, scrittore e autore televisivo. Molte le note di cordoglio dal mondo del giornalismo e non solo.

Addio a Curzio Maltese, una grande firma del giornalismo italiano
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27 Febbraio 2023 - 13.45


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Curzio Maltese, nato a Milano e cresciuto a Sesto San Giovanni, ha iniziato la sua carriera scrivendo di sport e spettacolo, le grandi passioni che lo hanno accompagnato per tutta la vita.

Nel corso della sua carriera, è stato strettamente legato al quotidiano La Repubblica, per il quale è stato uno degli autori più rappresentativi. Dopo esserne stato editorialista dal 1995 al 2021, l’anno scorso è passato al Domani.  Proprio durante la sua lunga stagione a La Repubblica fu una delle personalità che maggiormente si esposero in una dura critica all’operato dei governi Berlusconi, tanto da elevare i suoi ruvidi editoriali a punto di riferimento per tutto l’ambiente che si opponeva al “Berlusconismo”.

Durante lo stesso periodo ha prestato il suo talento creativo alla produzione di programmi televisivi come Il caso Scafroglia di Guzzanti. Al fianco di Enrico Bertolino continuerà successivamente a scrivere satira per i programmi di Maurizio Crozza. È stato anche autore di documentari biografici su Renzo Piano e Paolo Conte.

Per lui anche una parentesi nell’attivismo politico, che lo vedrà sedere al Parlamento Europeo dal 2014 al 2019 con la lista “L’Altra Europa per Tsipras”.

Come riporta la nota di Ansa, firmata dal collega Michele Cassano, sono state molte le note di cordoglio dal parte del mondo del giornalismo e non solo. “Pur provato dalla malattia, forte della sua passione civile e dell’amore della moglie Paola, si è impegnato fino all’ultimo per un paese più giusto”, queste le parole del direttore del Domani, Stefano Feltri.

“Curzio Maltese era un fuoriclasse, un artista del giornalismo, un amico meraviglioso, un proletario assetato di bellezza, cultura, giustizia, allegria. Averlo perduto così presto lascia affranti”, lo ricorda il collega Gad Lerner.

“Classe, talento, anni di impegno civile, di passione politica, di amicizia vera. Senza di te il nostro giornalismo è più povero”, dichiara il direttore de La Stampa Massimo Giannini.

Non ultimo il commento di uno storico “avversario”, il direttore de Il Giornale Augusto Minzolini: “Non eravamo d’accordo su molte cose, magari su niente, ma la sua scrittura è stata tra le migliori della mia generazione“.

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