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Il Nobel per la letteratura ad Abdulrazak Gurnah, tanzaniano che scrive di colonialismi e razzismi

L’Accademia di Svezia sorprende ancora e sceglie lo scrittore da Zanzibar che vive in Inghilterra e affronta temi come colonialismi, post colonialismo e rifugiati

Il Nobel per la letteratura ad Abdulrazak Gurnah, tanzaniano che scrive di colonialismi e razzismi
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Stefano Miliani Modifica articolo

7 Ottobre 2021 - 12.17


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Il Nobel per la letteratura 2021 ancora una volta prende tutti in contropiede e va ad Abdulrazak Gurnah, scrittore nato a Zanzibar nel 1948, che vive dai suoi 20 anni in Inghilterra e scrive in inglese. Come ha spiegato il rappresentante dell’Accademia di Svezia alla stampa, l’autore è uno dei “più rilevanti scrittori post coloniali” e nei suoi romanzi ha mostrato non solo compassione ma ha affrontato gli effetti dei colonialismi in Africa orientale e sui rifugiati.
La motivazione in sintesi recita: “per la sua intransigente e profonda analisi degli effetti del colonialismo e del destino del rifugiato nel golfo tra culture e continenti”. 

Anche se gli accademici di Svezia non confermano un collegamento diretto con il clima politico e sociale dell’Europa, la scelta pare un messaggio preciso. Un giornalista in sala stampa chiede come e quanto abbia influito nella scelta uno scenario dove “l’Europa affronta l’emergenza migratoria, le destre estreme si rafforzano e i migranti muoiono nel Mediterraneo”? “La domanda è se il nuovo contesto politico ha influito sul giudizio del comitato – risponde il portavoce – Per il nostro lavoro abbiamo bisogno di tempi lunghi, non credo che la situazione Europa e nel Mediterraneo abbia influito perché il fenomeno dell’esilio e delle migrazioni è andato avanti per anni. Gurna ha iniziato negli anni 80 e abbiamo seguito il suo lavoro per anni. Non credo che il contesto politico abbia avuto alcun effetto immediato ma è chiaro che adesso le scritture di Gurna sono estremamente interessanti ora in Europa e nel mondo. Siamo influenzati da cosa accade nel mondo e sarebbe strano non fosse così”. 

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Le traduzioni in italiano
Come prevedibile, accanto alle polemiche su un presunto regime da “politicamente corretto” si scatenerà, almeno da noi il dibattito, del tipo “Gurna chi”? Perché pochi lo conoscono e perché per noi è un nome difficile da pronunciare. Un dibattito patetico che rivela ristrettezze di vedute e ignoranza, nel senso di ignorare, non conoscere: se Abdulrazak Gurnah merita il maggior premio letterario del mondo, quello che spesso consacra gli autori e talvolta li consegna alla storia, potrà dirlo la lettura dei suoi libri. In Italia Garzanti ha tradotto i romanzi “Il disertore”, “Paradiso”, che sono fuori catalogo, non disponibili e si spera che l’editore si spera correrà a ristamparli, e “Sulla riva del mare”.

Lo scrittore è nato a Zanzibar nel 1948 e dal 1968 (se abbiamo capito bene, altrimenti è dal 1966)  vive in Inghilterra; insegna a Cambridge dopo aver studiato prima e insegnato poi all’università del Kent, a Canterbury. La sua prima lingua è lo swahili “ma è in Inghilterra che ha iniziato a studiare letteratura” e la sua lingua è diventata quella di “Shakespeare, Melville e Naipul”. 
Per gli accademici, che definiscono “Paradise” uno dei romanzi più rilevanti, Abdulrazak Gurnah si “confronta con razzismi e pregiudizi”, ma lavora “sulla verità, sui conflitti”. 
Finita la scuola lo scrittore, autore di romanzi e racconti, dovette lasciare la famiglia, Zanzibar e il suo Paese e fuggire in Inghiltera perché il suo gruppo etnico veniva perseguitato dal regime regime di Adeid Karume, presidente della Repubblica di Tanzania. Per i membri dell’Accademia svedese anche la sua biografia spiega perché nel suo lavoro si trovano i temi dell’esilio e al contempo la “mancanza di nostalgia verso l’Africa”. L’Africa orientale, ricorda l’Accademia, è stata segnata “dallo schiavismo e dalla repressione di regimi differenti portoghesi, indiani, arabi, britannici”. “In lui troviamo la storia che non è nei resoconti coloniali”. 

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Prima di Abdulrazak Gurnah due scrittori dell’Africa subsahariana si sono aggiuticati il Nobel: il nigeriano Wole Soyinka nel 1986, i sudafricani bianchi Nadine Gordimer nel 1991 e J.M. Coetzee nel 2003. Vi si può aggiungere, del continente, l’egiziano Naguib Mahfouz, Nobel del 1988. Restano ancora clamorosamente e assurdamente sottorappresentate le autrici dalla lista dei premiati.

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Giusto per ricordare come fossero infondati, i pronostici degli scommettitori davano tra i più accreditati la scrittrice Annie Ernaux (dal suo romanzo “L’evento” pubblicato da L’Orma Editore cui è stato tratto il film “L’evenement” che ha appena vinto il Leone d’oro a Venezia) e il polemista e romanziere Michel Houellebecq, dalla Franccia, la canadese e autrice del “Racconto dell’ancella” Margaret Atwood, il giapponese Haruki Murakami, che ricorre ogni anno, il kenyano Ngugi wa Thiong’o, tre autrici come la poetessa e studiosa della classicità Anne Carson, Jamaica Kincaid, Ludmila Ulitskaya e Maryse Condé, dalla Guadalupa.

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