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Giorgia Vezzoli sfida il tabù delle mestruazioni con una supereroina

Nel fantasy “Period girl” l’undicenne Robin scopre il suo corpo e combatte il riscaldamento globale. L’autrice: «Voglio far vivere alle ragazzine questo momento con serenità e orgoglio»

Giorgia Vezzoli sfida il tabù delle mestruazioni con una supereroina
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9 Novembre 2020 - 11.09


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di Francesca Fradelloni

Io sono cresciuta con un libro del 1977 scritto in America. La mia formazione sessuale è avvenuta con “Noi e il nostro corpo. Scritto dalle donne per le donne”, erano gli anni Ottanta e io avevo sei anni. Il progetto di questo libro ebbe inizio a Boston, nella primavera del 1969. Inizialmente era un gruppo di discussione, agli albori del femminismo, poi si arricchì di un gruppo medico, per una medicina delle donne. Ci fu poi anche un’edizione per l’età della crescita “Cambia il corpo. Cambia la vita”. Ma io ho sempre preferito il primo, con le sue figure esplicite: la descrizione del corpo maschile e femminile, i disegni sui rapporti sessuali. La mia curiosità di bambina delle elementari era soddisfatta, senza mai una malizia. Mia mamma mi lasciava fare, era per lei naturale. A sette anni sapevo tutto. Ed è anche per questo che l’altro ieri, quando la mamma della compagnetta di mia figlia di 8 anni, ha protestato perché sua figlia aveva saputo da altri piccoletti della classe come si fanno i bambini, io sono caduta dal pero.

La cosa bella del libro, era anche che l’aspetto emotivo non veniva mai trascurato. Per esempio, sul ciclo mestruale c’era un capitolo magnifico. Scoprii, da quel testo, che per molte bambine e ragazze l’inizio del ciclo mestruale non era stato qualcosa di normale, ma al contrario, alcune si erano spaventate, era sembrato imbarazzante e misterioso. Mi resi conto che quello che si diceva sulle mestruazioni e anche quello che non si diceva, e persino il tono di voce che si usava quando se ne parlava, che tutto questo, insomma, aveva influito sulla mia consapevolezza di essere bambina e poi ragazza. Imparare a conoscere il nostro corpo in questo modo cambiò radicalmente la mia vita. E la consapevolezza di me stessa.

Scoprire il nostro corpo e le sue necessità, incominciare ad assumere il controllo di questa parte della nostra vita, dà senza dubbio, sicurezza. L’ignoranza, in cui sono state tenute le donne per secoli nei riguardi del loro corpo, ha sempre avuto una conseguenza fatale nelle scelte della loro vita. Io credo che questo sia il punto: la consapevolezza di essere donna e la libertà delle nostre scelte. È questo il punto in cui si inserisce perfettamente il nuovo romanzo per giovani adulte e adulti di Giorgia Vezzoli, Period Girl, pubblicato da Settenove (pp. 208 – 15,50 euro). Il libro, uscito il 29 ottobre, è il primo testo in Italia in cui le mestruazioni, da tabù innominabile, diventano assolute protagoniste, con tutta l’intenzione di rivoluzionare l’immaginario collettivo. In molti paesi del mondo le ragazze e le donne lottano contro i pregiudizi e superstizioni che, durante le mestruazioni, le tengono lontane dalla scuola e dalla società. In Europa e nel ricco Occidente il pregiudizio è tale per cui la rappresentazione sui media o la discussione pubblica è soggetta a gravi tabù. Le mestruazioni, fenomeno che accomuna la metà del genere umano, ricevono un’attenzione irrisoria nell’ambito delle politiche di benessere e salute pubblica dei nostri governi e ancora oggi in alcuni paesi, come la Scozia, emerge un problema di period poverty, con donne e ragazze indigenti costrette a saltare la scuola durante la mestruazione per l’impossibilità di acquistare gli assorbenti.

La storia è magnifica. All’arrivo del menarca Robin ha 11 anni e iniziano ad accaderle fenomeni strani. Voci, rumori, la pianta avvizzita sullo scaffale che cresce improvvisamente. Scoprirà che in corrispondenza di ogni sua mestruazione si manifesta in lei un vero e proprio superpotere: a contatto con la terra, Robin può far nascere alberi, piante e altri elementi naturali, combattendo il disboscamento e aiutando la crisi climatica. Period Girl narra la genesi di una supereroina che, grazie al potere del proprio flusso mestruale, può salvare il pianeta dalla deforestazione, contrastando i cambiamenti climatici e collaborando con le più importanti organizzazioni internazionali. Con ironia, leggerezza e grande energia, il romanzo di Vezzoli decostruisce lo stigma legato al ciclo mestruale e sprona le giovani lettrici ad accogliere i cambiamenti del corpo con serenità.

«È una sfida che io mi sono posta, quella di far vivere alle ragazzine questo momento della loro vita e accogliere questo fenomeno non solo con serenità, ma anche con un certo orgoglio. Ci sono tanti libri divulgativi, ma quello che sentivo era l’esigenza di una storia in cui potersi identificare. Nella rappresentazione le storie sono importanti, hanno il potere di farci identificare e vedere le cose da un altro punto di vista. Il fantasy aiuta, il parlare della realtà in un racconto fantastico è una buona strategia», racconta l’autrice. Igiaba Scego, scrittrice italiana, presente al webinar di presentazione del libro, ha raccontato che il ciclo è sempre stato rappresentato come un momento doloroso e basta: un disagio e non un passaggio. Ricco di leggende e stupidaggini come il liquido blu delle pubblicità degli assorbenti.

Alessandra Spada, autrice di “Il mondo ha bisogno delle ragazze”, racconta come nel testo della Vezzoli, la cosa più bella è «L’alleanza intergenerazionale, rompere la solitudine. Nel libro – racconta la Spada – mi piace molto che l’eroina ha i super poteri durante il ciclo, ma l’importante è che riesce a canalizzare il potere delle altre». In tante parti del mondo quello delle mestruazioni è un grave elemento di discriminazione e anche nelle nostre società, così emancipate, sono innominabile: quante ragazzine pronunciano la parola quando devono chiedere alla prof di andare al bagno durante le mestruazioni?».
Un libro che ci porta a fare una valutazione generale: perché nelle nostre società non riusciamo a parlare dei cicli della donna? Deve essere una consapevolezza, anche politica, quella di scoprire che spesso non abbiamo nessun controllo sulla nostra vita e sul nostro corpo, anzi ce ne vergogniamo. Che bisogna uscire dall’isolamento per imparare l’una dall’altra le cose di cui dobbiamo sentirci libere di raccontare. Sostenerci reciprocamente nel chiedere i cambiamenti che il nostro nuovo atteggiamento critico ci indica come necessari, è la nuova sfida.

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