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Il Nobel della letteratura alla poetessa americana Louise Glück, figlia di immigrati ebrei

Il riconoscimento all'autrice nata nel 1943 a New York: "Con austera bellezza rende universale l'esistenza individuale". Due le raccolte tradotte in italiano

Il Nobel della letteratura alla poetessa americana Louise Glück, figlia di immigrati ebrei
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8 Ottobre 2020 - 11.54


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La poetessa americana Louise Glück vince il Nobel per la letteratura 2020. Causa covid l’accademia di Svezia annuncia che a consueta cerimonia della consegna del premio con il discorso di accettazione del 10 dicembre non sarà come gli altri anni ma verrà trasmessa in tv. L’Accademia ha scelto la scrittrice “per la sua voce inconfondibile che con austera bellezza rende universale l’esistenza individuale”. Anche quest’anno il “Totonobel” ha sbagliato mira. Salgono a 16 le donne che hanno conquistato la palma letteraria più importante del pianeta.
Come riferisce Wikipedia, Louise Glück è nata nel 1943 a New York in una famiglia di immigrati ebrei ungheresi ed è cresciuta a Long Island. Da adolescente ha sofferto di anoressia, tanto da costringerla ad abbandonare gli studi superiori alla George W. Hewlett High School e poi quelli universitari al Sarah Lawrence College e alla Columbia University. Non si è laureata ma si è formata sotto la supervisione di Leonie Adams.
La scrittrice ha pubblicato sedici raccolte di poesie e due di saggi. Nel 1993 ha vinto il Premio Pulitzer per la poesia per “The Wild Iris“, nel 2014 il National Book Award per la poesia, nel 2003 fu nominata poeta laureato degli Stati Uniti. Insegna inglese all’Università di Yale e vive a Cambridge, nel Massachusetts. 
Per l’Accademia di Svezia la scrittrice, pur riversando nella sua opera “un significativo retroterra biografico”, “non è una poetessa confessionale”, con riferimento alla “Confessional poetry” fondata prevalentemente sulla propria vita personale. Inoltre “si ispira al mito e a motivi classici” e “dalle sue poesie personali e universali” emergono le voci di miti come Didone ed Euridice.
Il portavoce degli Accademici svedesi ha detto tra l’altro che “Averno” del 2006 è “una raccolta magistrale, è una interpretazione visionaria del mito della discesa di Persefone all’inferno nelle mani di Ade, il dio della morte. Un altro esito spettacolare è l’ultima raccolta di Louise Glück, “Faithful and Virtuous Night” del 2014″.
“Iris selvatico” è il libro tradotto con prefazione di Massimo Bacigalupo e uscito nel 2003 per Giano editore. La raccolta “Averno” è uscita nel 2019 per le Edizioni Libreria Dante & Descartes, di Napoli, con la traduzione sempre di Bacigalupo e con la postfazione di José Vicente Quirante Vives.
Dalla traduzione della poesia “Lago – cratere” in “Averno” riportiamo un estratto

“C’era una guerra tra il bene e il male.
Decidemmo di chiamare il corpo bene.
Ciò fece della morte il male.
Rivolse l’anima
completamente contro la morte.
Come uno scudiero che vuole
servire un grande guerriero, l’anima
voleva parteggiare per il corpo.
Si rivolse contro il buio,
contro le forme di morte
che riconosceva.
Da dove viene la voce
che dice supponiamo che la guerra
sia male, che dice
supponiamo che il corpo ci abbia fatto questo,
ci abbia resi paurosi di amare”.

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