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Fede, violenza e passionalità: un estratto da un romanzo di Barry Gifford

Pubblichiamo un brano da “Gente di notte”, romanzo della trilogia “Notti del sud” dello scrittore amato da David Lynch

Fede, violenza e passionalità: un estratto da un romanzo di Barry Gifford
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22 Giugno 2020 - 10.54


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Barry Gifford (Chicago 1946) è noto ai più in Italia come l’autore di “Cuore selvaggio”, romanzo che David Lynch traspose in un film del 1990 carico di passione, atmosfere morbose, personaggi dai sentimenti spesso autodistruttivi. Scrittore anche di racconti straordinariamente efficaci, Gifford vede ora uscire da noi Barry Gifford, “Notti del sud. Tre romanzi: Gente di notte, Alzati e Cammina, Baby Cat-Face” (Jimenez Edizioni, pp. 452, € 22, traduzione di Alberto Pezzotta e Giulio Lupieri), volume che raccoglie appunto le tre narrazioni che compongono la trilogia “Notti del sud”.
Tra citazioni dalle sacre scritture e violenza (inevitabile pensare anche ai film di Tarantino), Gifford descrive con tono partecipe un’umanità spesso ai margini sociali. Da quelle pagine l’ufficio stampa dell’editore italiano estrae una frase di un personaggio del romanzo “Baby Cat-Face” che riassume bene il carattere dei suoi personaggi principali: «Se non possiamo mettere un po’ di buono nel mondo, almeno eliminiamo un po’ del cattivo che c’è». Gifford ha tra l’altro scritto una biografia narrata di Jack Kerouac e vive nell’area di San Francisco.
Su gentile concessione di Jimenez Edizioni, pubblichiamo un brano da “Gente di notte”, romanzo della trilogia “Notti del sud”

Barry Gifford: Gente di notte

Il capanno del Club della Pesca e della Caccia dell’Isola di Trocadero era in disuso da diciassette anni, fin dal giorno in cui il pulmino a noleggio che ne trasportava i trentadue membri era volato nel Golfo del Messico dal ponte dell’isola. Il conducente, Eusebio Refrito, un cittadino dell’Honduras di cinquantatré anni cieco da un occhio, era stato vittima di un colpo di sonno poco dopo la mezzanotte, sulla strada del ritorno dal weekend annuale che i membri del Club passavano a New Orleans, all’insegna del motto “Vivere liberi per morire senza rimpianti”. Quando il bus schizzò fuori dal guardrail, in pratica non ce n’era uno che non fosse in preda ai fumi dell’alcol.
Annegarono tutti, compreso Eusebio Refrito, che si era appisolato mentre stava fantasticando sulla sua cugina di secondo grado Nefaria Reina, diciassettenne, la quale abitava ancora a Tegucigalpa, e con cui Eusebio aveva cominciato ad avere rapporti sessuali quando lei aveva dodici anni e lui quarantotto. Non la vedeva da sette mesi, da quando era fuggito da quella landa di miseria e desolazione che era diventato il suo paese, ed era entrato abusivamente negli Stati Uniti via Miami, a bordo di un jet della SACEMM (“Starsene a casa era molto meglio”), all’interno di una cassa che avrebbe dovuto essere piena di machete. Nel momento in cui il muso di quel veterano delle autostrade americane, con tre milioni di chilometri di anzianità, sfondò il guardrail, Refrito stava sognando che Nefaria, mezza svestita, stesse facendo scorrere la punta violetta della sua lingua lungo la vena purpurea e pulsante del suo pene asinino. «Mi prima!» urlò Eusebio un nanosecondo dopo l’impatto, senza sapere che la sua colonna vertebrale era stata già tranciata.
Big Betty e Cutie si erano sistemate nel Club della Pesca e della Caccia la notte prima di rapire Rollo Lamar. Betty lo fece entrare dentro per primo. Nello stanzone c’erano solo due sacchi a pelo, una stufetta e un fornello.
«Perché mi trovo qui?» domandò Rollo.
«Aronne stese la mano, con cui teneva la verga, e percosse la polvere del suolo, e la polvere diventò pidocchi» disse Cutie.
«“Tutta la polvere del suolo diventò pidocchi nell’intero paese d’Egitto”. È scritto nell’Esodo».
«Gli uomini sono pidocchi» aggiunse Betty. «Tu sei il nostro esperimento personale di rieducazione, signor Lamar. Vediamo se riusciamo a mettere un uomo in regola con Dio, prima che la spada scenda veloce».
«Solo se rinasce, un uomo può vedere il regno di Dio» sentenziò Cutie.
Big Betty annuì e recitò: «Nicodemo Gli domandò: “Come può un uomo rinascere quand’è vecchio? Può forse rientrare nell’utero di sua madre e nascere?”».
Cutie chiuse gli occhi e continuò: «Gesù rispose: …“Non ti meravigliare se ti ho detto: Dovete nascere di nuovo”. È san Giovanni».
«Mio Dio» disse Rollo.
Big Betty lo colpì con la pistola alla tempia sinistra, facendolo crollare a terra.
«Non puoi chiedere nulla, signor Lamar» spiegò. «Non è così che si fa. Come ha detto Elmer Ernest Southard nel Regno dei mali, prima di prendere il Graal, devi uccidere il dragone».

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