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Storie per demolire Muri: dal Ghetto a Berlino fino a Bob Marley

Tra saggio e racconto Carlo Greppi con "L'età dei muri" traccia un percorso dallo storico ucciso dai nazisti a Varsavia al re del reggae. L'autore presenta il volume da Emergency a Torino

Storie per demolire Muri: dal Ghetto a Berlino fino a Bob Marley
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15 Gennaio 2019 - 16.07


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Nel novembre del 1989 veniva oltrepassato dai cittadini della Berlino Est a colpi di entusiasmo il Muro di Berlino eretto nel 1961. Il 9 novembre il violoncellista russo Rostropovich suonava ai piedi di quella barriera di cemento per festeggiarne l’abbattimento ideale, ideologico e, a colpi di piccone e martello dei cittadini, anche fisico. Sembrava che l’era dei Muri fosse a conclusione. L’anno dopo, nell’estate del 1990, Roger Waters portava nella città tedesca il suo show-concerto “The Wall”, dove alla fine l’enorme muro si sgretola. Oggi, nel 2019, i muri contro i deboli, contro chi viene da altrove, vengono eretti o rafforzati.
Carlo Greppi (1982), storico e scrittore, racconta come capire cosa significa un Muro della storia e comprendere quanta sofferenza e ingiustizia provoca in un libro, L’età dei muri. Breve storia del nostro tempo (Feltrinelli, 284 pagine, 18 euro). Ma lo racconta con un impianto che va al di là della cronaca: lo scrittore esplora quattro biografie per ricomporre drammi e speranze individuali in un tracciato che dalla Shoah porta a sorpresa fino a Bob Marley. L’autore presenta il libro questo giovedì 17 gennaio alle 20.30 all’Infopoint Emergency Torino (Corso Valdocco 3) con letture di Stefania Rosso.

“Sono più di quaranta le barriere che dividono popoli e paesi nel mondo e oltre tre quarti sono state innalzate dopo il 1989″, scrive Emergency torinese. ”È tutto collegato. Il mondo sembra in fiamme, oggi, e non sappiamo cosa verrà fuori da queste macerie, da questo business impressionante, da questa nuova religione dell’esclusione”. Greppi racconta quattro vite che convergono intorno al tema dei muri e della divisione. Ricordando Muri come quello dello Stato di Israele verso i palestinesi e le barriere che a Belfast hanno marchiato il conflitto anglo-irlandese per decenni.

Da Ringelblum, storico ucciso dai nazisti, al soldato tedesco anti-nazista
C’è Emanuel Ringelblum, storico, ebreo, nel Ghetto di Varsavia dai nazisti, che raccoglie fatti, quotidianità e dati sul Ghetto dal 1939 al 1943 perché quella storia sia raccolta da qualcuno dopo di lui, perché il genocidio a opere di Hitler e di troppi complici, non solo tedeschi. L’Olocausto non lo risparmierà. Nel 1944 la Gestapo lo rintraccerà e fucilerà lui e la moglie.
In queste pagine c’è Joe J. Heydecker, soldato della Wehrmacht sconvolto dal nazismo che nel 1941 ” scavalca un muro e scatta le foto che testimonieranno il terribile esperimento del ghetto di Varsavia, nel cuore nero dell’Europa nazista”, riferisce l’editore.
C’è John Runnings, reduce canadese della Seconda guerra mondiale, che – riferisce sempre Feltrinelli, “è il primo a salire sul Muro di Berlino per abbatterlo e sarà ricordato come il Wall Walker”.

Infine il maestro del reggae dalla Giamaica. Perché inserire Bob Marley? “Nell’anno in cui cominciava la costruzione del simbolo della cortina di ferro, il 1961, un giovane giamaicano stava inventando un nuovo genere musicale per cantare la lotta contro l’oppressione politica e razziale. Il suo nome era Bob Marley, e veniva da una famiglia che avrebbe fatto fortuna con il cemento: anche lui, senza saperlo, aveva in mano il suo pezzo di muro”, dice la nota sul saggio-racconto. Marley cantava dell’amore, di pace, di condivisione. In antitesi rispetto all’ideologia di Trump, di tutti coloro che condividono la sua azione e il suo pensiero, in antitesi anche rispetto ai muri di cinta che vogliono erigere tanti mini-nuclei urbani in America e rispetto a chi vuole muri contro chi disperato fugge e cerca salvezza in Italia e buona parte d’Italia non lo vuole.

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