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Michela Murgia scopre "il fascista" che cova nel "populista"

"Istruzioni per diventare fascisti": dall'abbigliamento a un test per tutti alle ricette del politico populista, una satira dell'autrice di "Accabadora"

Michela Murgia scopre "il fascista" che cova nel "populista"
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30 Ottobre 2018 - 13.24


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È molto più facile essere “populista” che democratico, è molto più facile essere fascista che una persona democratica. E dentro ognuno di noi cova un fascista. “Istruzioni per diventare fascisti” è il nuovo libro pubblicato da Michela Murgia (Einaudi, 112 pagine, 12 euro). È satira. È un’analisi del nostro tempo in forma di provocazione? Di sicuro l’autrice sarda prende di petto un problema cha distruggendo le fondamenta del vivere democratico in molti paesi, Italia inclusa.
Cosa scrive l’autrice di un romanzo come “Accabadora” (Torino, Einaudi, 2009, premio Campiello 2010) e di un libro sul femminicidio “L’ho uccisa perché l’amavo (falso!)” con Loredana Lipperini, (Roma-Bari, Laterza, 2013)? Intanto pubblica un “fascistometro” con domande-test per “valutare il tuo livello di fascismo”. Dove avverte: “Il fascismo ha bisogno di soldati fedeli per combattere i pericoli della democrazia e tornare a essere l’unica realtà possibile. Perciò, meglio non rischiare: esegui questo test, scopri qual è il tuo livello di fascismo e segui le istruzioni per migliorarti (puoi sempre farlo, non c’è limite al fascismo).
Qui il link al test
Qualche frase tipo? Di sicuro le avete sentite pronunciare. “Il suffragio universale è sopravvalutato” è al primo posto. “Lo stupro è più inaccettabile se commesso da chi chiede accoglienza”. Oppure “i bambini facciano i bambini, le bambine facciano le bambine”. “Ci rubano il lavoro”. Scrive tra l’altro Michela Murgia: “Tutto ciò che viene dal popolo è sano e verace”, ma attenti a non confondere populismo e popolare: “popolare è la democrazia, il populismo è il contrario della popolarità perché mantiene sempre la giusta distanza tra i bisogni della massa cittadina e la forza di chi può soddisfarli. Chi è popolare si riconosce nel popolo, ma chi è populista può fare di più: offrire al popolo qualcuno in cui riconoscersi”.
La scrittrice è prodiga di esempi: richiami alla cosiddetta saggezza popolare, “corteggiare” le donne con modi e termini affinché si sentano “speciali” e siano felici di stare a casa … Un cardine è smontare una cultura che vuole la parità tra donne e uomini. “Il femminismo ha insegnato alle donne a odiare agli uomini”, recita un’affermazione per definire dal test il “profilo del Patriota consapevole”
Essenziali i codici di abbigliamento: “jeans, felpe, tute, cose semplici poco costose” con chi non arriva alla fine del mese, “in maniche di camicia, dignitoso ma disinvolto” con il padre di famiglia, con la cravatta ma con modi “freschi, giovanili, pronti a rompere i protocolli” con i potenti e i professionisti.
Michela Murgia – come anticipato dall’Espresso del 28 ottobre – vede nel denaro il “vero nucleo del populismo, quello che gli consente di essere culla del fascismo”. Dove il bravo populista in direzione del fascismo si rivolgerà e prometterà cose diverse alla “povera gente”, alla piccola borghesia, alla media borghesia, ai “ricchi sul serio” che sarebbe stupido trascurare. Ogni categoria si sente bistrattata, in credito, per cui “il vero populista si cura di tutti secondo proporzione: ai poveri offre un po’ di pesce gratis ogni tanto” (il populista non segue la parabola di Mao secondo cui “è meglio insegnare a un uomo a pescare che regalargli un pesce” ), “alla classe media il frigo dove mettere quello che le avanza e all’alta borghesia lo stagno dove tutti potranno pagare per pescare”.
Con questo libro l’autrice sembra iscriversi al genere della satira morale. È una tradizione nobile. Magari suona troppo facile citare Jonathan Swift con il suo pamphlet “Una modesta proposta” consistente nell’ingrassare i bambini poveri e darli in pasto ai bambini ricchi per eliminare il dramma della fame dei poveri in Irlanda. Michela Murgia indicherebbe di sicuro altri ascendenti, altri modelli. Intanto, nelle sue pagine, si possono riconoscere fin troppi politici odierni e fin troppi comportamenti, frasi, parole, diventate presenze quotidiane.

 

 

 

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