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Hollywood si ferma: lo sciopero degli sceneggiatori mette a rischio film e serie tv

Tutti gli scrittori in protesta contro i compensi troppo bassi e contro l'impiego dell'intelligenza artificiale.

Hollywood si ferma: lo sciopero degli sceneggiatori mette a rischio film e serie tv
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10 Maggio 2023 - 17.07


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di Elia Frollà

Ognuno di noi quando sente parlare di Hollywood pensa a quello spazio fantastico trafficato di attori affaccendati, personaggi e scene, quello spazio in cui la magia del cinema prende vita. Alcune volte però – ed è questo il caso – la fantasia si scontra con la realtà. Il celebre quartiere losangelino oggi è popolato dagli sceneggiatori della Writers Guild of America (WGA) che sono in scioperò da martedì, giornata in cui il contratto triennale della categoria è scaduto senza un accordo di rinnovo per la controparte, ovvero gli studi di produzione dell’Alliance of Motion Picture and Television Producers (AMPTP).

“Pagateci o spoileriamo il finale di Succession”, “Un computer non sa fare arte” e ancora “No accordo = no Shrek 5” è ciò che riportano i loro cartelli. È proprio in questo quadro drammatico che si collocano le parole della scrittrice e sceneggiatrice Claire Kiechel, che ha lavorato, per colossi come HBO e Netflix, a prodotti come The OA e The Watchman. “Sul primo – afferma – ho lavorato 5 anni e ho ricevuto 2.000 dollari di diritti d’autore. Sul secondo tre anni, mi sono spettati 450 dollari per lo streaming, oltre alla paga minima. Non puoi viverci. Sono venuta qui da New York – prosegue con rassegnazione – per queste due insegne. Mai avrei pensato che sarebbe stata così dura”.

Le proteste si estendono per tutta la città: gli studi di Amazon, i cancelli di Paramount, gli uffici di Fox e Sony, i capannoni di Disney, Warner Bros e Universal Pictures sono presidiati dai manifestanti. E sui social incalza l’hastag #Dothewritething che, sfruttando l’assonanza tra le parole inglesi write (scrivere) e right (giusto), richiama il cult di Spike Lee Do the Right Thing (Fa’ la cosa giusta).

Per gli sceneggiatori la WGA è un organo importante, dato che le case di produzione possono assumere solo gli iscritti a questo albo. L’associazione in questione, infatti, rappresenta una sorta di incrocio tra un sindacato e un ordine professionale. È proprio in virtù di questo porsi in difesa degli iscritti che tutti i membri, che sono circa 11.000, dal 2 maggio hanno l’obbligo di rispettare lo sciopero, per altro autorizzato dal 98% di loro tramite un voto online.

Sono giorni caldi: si prospettano settimane in cui le proteste saranno ancora più serrate e molto presto, mancando il materiale necessario per girare, non ci sarà più niente da vedere. “Tutto quello che guardiamo – spiega all’ANSA Travis Connely, membro del comitato che ha contrattato con i produttori – comincia con una pagina bianca e con qualcuno che ci scrive sopra. Se ci fermiamo noi, l’intero sistema si inceppa”.

Sul piatto, oltre alla questione economica delle paghe minime degli sceneggiatori che non arrivano a fine mese, si aggiunge quella riguardante le intelligenze artificiali, che costituisce un altro punto critico a causa del quale le due parti sono incapaci di trovare un accordo. La WGA ha chiesto con forza che l’intelligenza artificiale non possa scrivere o riscrivere materiale letterario e che non possa essere impiegata per generare sceneggiati di partenza. Il timore principale è che possano essere usate per creare delle bozze e che le produzioni, poi, assumano scrittori come collaboratori occasionali per rivedere e sistemare il lavoro, causando un’ulteriore riduzione dei loro compensi.

In foto le proteste degli sceneggiatori davanti agli studi Netflix

Un affronto bello e buono, quindi, da parte dei colossi dell’industria cinematografica, visto che si tratta di una professione tanto sottopagata e sfruttata quanto allo stesso tempo qualificata e importante.

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