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Le trombe marine, un nuovo fenomeno meteorologico da affrontare e monitorare

Strettamente collegati all'affondo della nave Bayesian, questi fenomeni negli ultimi anni hanno visto un notevole incremento e sono legati soprattutto all'aumento delle temperature dei mari

Le trombe marine, un nuovo fenomeno meteorologico da affrontare e monitorare
Tromba marina
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26 Agosto 2024 - 13.44


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Le polemiche riguardo la Bayesian, il panfilo affondato lo notte fra domenica 18 e lunedì 19 agosto a largo della costa palermitana, non si placheranno presto. Le cause, ancora in corso di definizione, possono essere o meteorologiche o causate da errore umano o ancora (direzione che si sta rafforzando nelle ultime ore) da entrambe. 

Secondo un articolo pubblicato il 19 agosto sul Corriere da Paolo Virtuani, l’incidente che ha provocato 7 vittime sta facendo emergere un fenomeno strettamente collegato ai cambiamenti climatici di questi anni: le trombe marine. Molto simili alle trombe d’aria, quelle marine si formano su superfici acquose (mari ma anche laghi) e alla loro base c’è sempre una forte instabilità atmosferica dove uno strato d’aria più fredda si scontra con un altro strato più caldo e umido. Questo scontro provoca moti verticali che iniziano a formare un vortice e al centro della colonna si forma una profonda depressione. I venti che generano questi vortici possono arrivare anche ad un centinaio di chilometri all’ora. 

Purtroppo, prevederli con precisione ed anticipo non è possibile, come ha spiegato in quell’articolo del Corriere, Mario Marcello Miglietta professore di Fisica dell’atmosfera e oceanografia all’Università di Bari. «Ci sono siti che forniscono previsioni per macroaree. Lo strumento migliore è il radar, ma spesso si tratta di fenomeni a sviluppo molto rapido» ha detto il docente, autore inoltre di uno studio sulle trombe d’aria e marine in Italia quando era ricercatore dell’Isac-Cnr (Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima). «Per il fenomeno di ieri è difficile stabilire con certezza che si sia trattato proprio di una tromba marina. È avvenuto di notte, non ci sono foto o video, potrebbe essere stato un forte downburst, cioè un’improvvisa e violentissima corrente d’aria discendente»

Seppure con una breve durata di pochi minuti le zone interessate possono riguardare un diametro di poche centinaia di metri, e raramente raggiungono la costa (in questo caso si parla di landfall) dove terminano rapidamente. Nelle zone costiere colpite, tuttavia, i danni possono esser molto importanti: «Le trombe marine sono in gran parte localizzate lungo le coste tirreniche, dalla Liguria alla Sicilia. In Adriatico colpiscono il Salento e la zona a Nord presso Venezia. Proprio nella città lagunare nel 1970 un tromba d’aria fece affondare un vaporetto provocando decine di vittime. Questi episodi sono più frequenti tra l’estate e l’autunno», ha aggiunto Miglietta.

Il Progetto archivio tornado nel 2023, in base alle segnalazioni arrivate, ha archiviato 216 trombe marine di cui una ventina arrivate sulla costa. Numero fortemente in aumento negli ultimi anni, visto che dal 2014 se ne contano 425. Una causa altamente rilevante è sicuramente l’aumento della temperatura nel mar Mediterraneo. Solo il giovedì che ha preceduto l’affondamento, grazie ai dati satellitari forniti da Copernicus ed elaborati dall’Istituto di scienze marine di Barcellona, è stata rilevata nel bacino la temperatura media in assoluto più alta: 28,9°c con picchi di 31,96°c al largo delle coste egiziane. Rimanendo nell’area di nostro interesse, a largo di Palermo nel periodo temporale in cui è affondato il panfilo, l’acqua aveva raggiunto una temperatura di circa 30°c (condizioni ideali per la formazione di questi fenomeni)

Nell’area mediterranea i mari che bagnano la penisola italica hanno visto aumenti di temperatura importanti rispetto al periodo 1982-2011, con punte nell’Adriatico e nel mar Ligure. Solo la scorsa settimana le isole Baleari e la Sardegna sono state investite da piogge torrenziali. 

Le trombe d’aria e marine rientrano nella macrocategoria dei tornado, e per misurarne l’intensità viene adottata la Scala Fujita avanzata (con l’acronimo di EF) che va da 0 a 5. In Italia l’evento più violento si è registrato nel luglio 2023 ad Alfonsine (in Romagna) dove nemmeno due mesi prima un devastante alluvione aveva messo in ginocchio gran parte della regione. Per azzardare una previsione di dove avverrà il fenomeno vengono messi in relazione diversi parametri ma, come i tornado, sono episodi puntiformi e non è possibile al momento identificare con anticipo il luogo e l’ora. 

Se non si inverte la rotta e non si iniziano ad adottare misure concrete che arrestino i cambiamenti climatici, questi eventi, prima sporadici, rischiano di diventare parte della realtà quotidiana con conseguenze devastanti

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