Cinghiali e aree protette: uno studio rivela i fattori chiave che influenzano il 'grufolamento' | Culture
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Cinghiali e aree protette: uno studio rivela i fattori chiave che influenzano il 'grufolamento'

Pubblicata su Ecological Indicators, la ricerca pluriennale dell'Ateneo senese ha generato mappe predittive ad alta risoluzione dell'attività del "Sus scrofa". Lo studio rivela come la densità della popolazione dell'ungulato, l'eterogeneità ambientale e la topografia del terreno siano elementi chiave per comprenderne l'impatto sul suolo.

Cinghiali e aree protette: uno studio rivela i fattori chiave che influenzano il 'grufolamento'
I rilievi dell’intensità di “grufolamento” dei cinghiali presso la Riserva Naturale Monte Penna
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1 Agosto 2025 - 15.07


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Un’importante ricerca, pubblicata sulla rinomata rivista scientifica Ecological Indicators, ha messo in luce i principali fattori ambientali che determinano l’intensità del “grufolamento” – l’attività di scavo del terreno alla ricerca di cibo tipica del cinghiale – in alcune delle aree protette della Toscana. Lo studio pluriennale, condotto da un gruppo di ricercatori delle Università di Siena, fornisce uno strumento per la gestione della fauna selvatica e la conservazione degli ecosistemi.

L’indagine, che ha visto la partecipazione di Martina Calosi, Niccolò Fattorini, Rosa Maria Di Biase, Agnese Marcelli, Caterina Pisani, Chiara Gabbrielli, Sonia Aleotti, Mattia Galdangelo e Francesco Ferretti, è stata realizzata nell’ambito delle attività finanziate dal progetto PNRR National Biodiversity Future Center (NBFC), con il prezioso contributo di Regione Toscana, Ente Parco Regionale della Maremma e Tuscany Environment Foundation (TEF).

Il cinghiale (Sus scrofa) è ungulato selvatico ed è il più diffuso al mondo. È considerato un “ingegnere dell’ecosistema” grazie alla sua capacità di modificare gli habitat; è anche vero che talvolta può causare impatti particolarmente negativi. La sua attività di grufolamento può raggiungere profondità di 5-15 cm, alterando la struttura del suolo, i cicli dei nutrienti e la ricchezza del banco semi, minacciando specie vegetali e animali in via di estinzione. Non va inoltre dimenticata la compromissione delle attività agricole.

I risultati ottenuti hanno fornito dati a supporto della tesi secondo cui l’impatto dei cinghiali sia amplificato da condizioni di elevata densità della popolazione. È stata riscontrata una correlazione diretta tra l’intensità del grufolare e la densità della popolazione di cinghiali, sia a livello di singola area che di campionamento. La ricerca ha anche identificato i fattori che possano attenuare l’impatto dell’animale. Tra questi è stato osservato che l’intensità del grufolamento risulta minore in aree caratterizzate da elevata eterogeneità ambientale. Una maggiore diversità paesaggistica offre probabilmente una più ampia gamma di risorse alimentari alternative, riducendo la necessità dei cinghiali di cercare risorse alimentari ipogee. Una seconda osservazione mostra come il comportamento di scavo venga limitato dalla pendenza e dalla rocciosità del terreno, condizioni che rendono l’attività dell’animale più ardua.

Sorprendentemente, lo studio ha evidenziato che l’attività di grufolamento può essere favorita anche dalla presenza di strade, sentieri o ferrovie, sebbene con un effetto relativamente debole. Si ipotizza che queste strade possano agevolare gli spostamenti dei cinghiali, specialmente di notte, agendo come corridoi sicuri in aree protette con bassa densità di popolazione umana.

Grazie a un approccio statistico innovativo i ricercatori sono riusciti a mappare la distribuzione dell’intensità dell’azione di scavo all’interno delle aree protette, con una risoluzione senza precedenti di 10×10 metri. Le mappe che sono oggi disponibili ad alta risoluzione rappresentano un valido strumento per conservazionisti e gestori, permettendo di individuare i siti a maggior rischio di impatto sugli habitat naturali.

I risultati ottenuti supportano strategie di gestione che includono il controllo della densità della popolazione, l’implementazione di misure preventive come recinzioni per proteggere aree sensibili e la promozione di pratiche che favoriscano l’eterogeneità ambientale nelle zone a rischio. L’approccio è scalabile ed è applicabile anche in altri contesti ecologicamente simili, offrendo un nuovo strumento per una gestione degli ecosistemi protetti.

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