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Il futuro del Dispoc sta nella sua interdisciplinarità 

Francesco Marangoni è il nuovo direttore del Dipartimento di scienze sociali, politiche e cognitive dell'Università di Siena. Un dipartimento con più sedi e più anime. Un’intervista al professore che insegna “Comparative Politics”, “Metodologia della ricerca sociale” e “Sistema politico italiano”.

Il futuro del Dispoc sta nella sua interdisciplinarità 
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12 Giugno 2025 - 16.04


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di Giada Zona 

Il DISPOC è il dipartimento di scienze sociali, politiche e cognitive dell’università degli studi di Siena. Il suo nome sofisticato ed elaborato suggerisce una vasta offerta formativa: dalla comunicazione al servizio sociale, dall’educazione e formazione alle scienze politiche, dall’antropologia alla linguistica. Oltre ai corsi di laurea triennale e magistrale, il dipartimento offre master di primo e secondo livello, corsi di aggiornamento, corsi di formazione per gli insegnanti e due dottorati di ricerca. Con numerosi laboratori di ricerca e centri di eccellenza, il Dispoc ha tre sedi: due a Siena, San Niccolò e Mattioli, e una ad Arezzo. Per comprendere l’interdisciplinarità del dipartimento e i progetti futuri abbiamo intervistato Francesco Marangoni, il direttore del Dispoc e professore di “Comparative Politics”, “Metodologia della ricerca sociale” e “Sistema politico italiano” presso l’università degli studi di Siena. 

“DISPOC” è un nome molto complesso che racchiude, nella sigla, tutte le discipline offerte dal dipartimento. Ma quali problemi comporta tenere unite tante anime e discipline diverse?

E’ vero: Dispoc è un nome complesso perché è complessa la natura stessa del dipartimento. Stiamo valutando se modificare il nome in quanto attraversiamo una fase in cui l’ateneo richiede una nuova organizzazione dei dipartimenti. Anche se siamo molto affezionati all’attuale nome. In realtà, se volessimo fare la lista di tutte le discipline che animano questo dipartimento, avremmo potuto aggiungere altre lettere alla sigla. Si tratta di un dipartimento che tiene insieme, con uno spirito puramente multidisciplinare, le scienze cognitive, sociali e politiche, studi della comunicazione e della formazione. Nell’acronimo non viene citata la pedagogia. La storia più recente del dipartimento vede, infatti,  la componente delle Scienze della formazione come parte integrante e rilevante. Queste discipline erano già considerate parte integrante già dall’inizio e di recente hanno assunto ben altro rilievo. 

Quali sono i centri di eccellenza del dipartimento? 

Vantiamo la presenza di tanti centri di eccellenza, basti pensare ai diversi laboratori che abbiamo nell’area antropologica e linguistica e del giornalismo. Di recente abbiamo inaugurato un laboratorio sulla crisi e la trasformazione della rappresentanza democratica. Anche io, in quanto politologo, svolgo ricerche in questo nuovo centro. Vogliamo capire le cause della crisi democratica definita in termini di disconnessione proponendo strategie per ricomporla. Qualche giorno fa ero ad Arezzo ad introdurre un convegno nell’area delle scienze della formazione: ho potuto riflettere anche su quanto le tematiche lì trattate potessero incidere sulle mie ricerche. Si parlava, infatti, dell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità, un tema che ritengo molto importante anche nei valori democratici di una società.

Il DISPOC ha tre sedi: San Niccolò, Arezzo e Mattioli. Comporta dei problemi oppure può essere considerata una ricchezza?

E’ senza dubbio un elemento di ricchezza: siamo sia nel cuore della città sia fuori. Le tre sedi sono peraltro la conseguenza dal punto di vista logistico e storico di come si è andato formando il dipartimento. E’ cioè una conseguenza della natura stessa del dipartimento. Tuttavia credo che questo modello ponga anche dei limiti all’interazione tra le diverse aree; quell’interazione che potrebbe dare frutti importanti in quanto è centrale vedersi, parlare e discutere. 

Quali sono i suoi progetti specifici per il dipartimento?

Vivo questo incarico da direttore con uno spirito di servizio. Sono direttore di quel dipartimento che, otto anni fa, mi ha accolto: per questo nutro dunque un profondo sentimento di riconoscenza. Non vivo il mio ruolo di direttore per imporre ma per coordinare e dirigere. Non nascondo che, rispetto alle mie idee iniziali, ho notato che si devono dare anche dei precisi indirizzi. Il DISPOC ha una natura interdisciplinare che è una ricchezza, ma a volte può trasformarsi in frantumazione. Vorrei favorire lo scambio di idee come ha fatto la precedente direttrice, ad esempio quando ha proposto vari momenti denominati “Essere DISPOC”. Studiamo fenomeni sociali, politici e cognitivi: l’oggetto di studio è sempre lo stesso ma studiato da diverse prospettive. Il mio ufficio è al Mattioli dove da sempre ho lo studio ma dopo la nomina, da circa un mese, frequento il San Niccolò e avendo la possibilità di parlare con diversi colleghi ho scoperto anche che le loro ricerche sono molto interessanti. Parlare e magari prendersi un panino insieme può portare a delle  fruttuose collaborazioni.

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