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Siena: Taglio posti letto nelle residenze universitarie

350 posti letto nelle residenze universitarie di Siena non saranno più disponibili, causa lavori alle strutture in base alle normative antincendio. Di questa situazione ne abbiamo parlato con Francesca Parri, coordinatrice dell’associazione Cravos Siena.

Siena: Taglio posti letto nelle residenze universitarie
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2 Agosto 2022 - 16.58


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di Marialaura Baldino

Dopo aver da poco eletto il suo nuovo Rettore, l’Università di Siena si prepara ad accogliere nuovi studenti dando il via alle immatricolazioni. E mentre il numero dei nuovi iscritti comincia a crescere, crescono anche le domande per tutte quelle agevolazioni e contributi erogati per il supporto allo studio universitario.

In particolare, quelle gestite dall’ Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario (ARDSU), come La Borsa di Studio, un sussidio monetario devoluto ai vincitori del bando che varia in relazione alla condizione economica e di stato (in sede o fuori sede) dello studente, che può comprende anche la domanda del Posto Alloggio.

Si tratta di un servizio di alloggio all’interno delle residenze gestite dall’Azienda al quale possono accedere solo gli studenti fuori sede. E come ben si evince dagli iscritti passati e presenti, l’Università vanta un alto numero di studenti provenienti non solo dal resto delle regioni italiane, ma da ogni parte del mondo.

Ci è però giunta poco tempo fa una voce, quella del taglio di un gran numero di posti alloggio. E per approfondire la questione ci siamo rivolti a Cravos Siena, l’associazione studentesca – politicamente orientata – che maggiormente si è interessata e occupata del problema. Ad aiutarci a fare luce sulla questione c’è Francesca Parri, coordinatrice dell’associazione ed ex rappresentante al Consiglio Territoriale Studentesco (CTS).

“È una situazione che nasce anni fa, che però solo ora sta avendo ripercussioni”, ci spiega. Tutto inizia da un documento: Il Certificato di Prevenzione Antincendio. Un’attestazione rilasciata dalle autorità competenti, in questo caso i Vigili del Fuoco, che affermi che lo stabile in questione rispetti i parametri dettati dalla Normativa Nazionale Antincendio, garantendo così la sicurezza degli inquilini. Una carta che però nelle residenze universitarie toscane (non solo Siena, ma anche Firenze, Pisa e Arezzo) mancava da diversi anni. “C’è però da tenere conto che la situazione di Siena è più critica rispetto alle altre città, dato che la nostra è la città universitaria con più residenze”, chiarisce Francesca.

Non solo, per poter ottenere questo certificato c’è bisogno di importanti lavori alle strutture degli alloggi. Lavori che però, il precedente Comitato Di Amministrazione del DSU, non ha mai iniziato. A novembre del 2021, a mesi di distanza dall’insediamento del nuovo CDA, insieme ai membri eletti, partecipano ad una seduta del neo-consiglio anche due revisori: figure preposte con il compito di far rispettare tutte le normative urbanistiche e di sicurezza all’Azienda.

È proprio a seguito di questa seduta che arriva la decisione dei revisori: le residenze vanno chiuse.

Enrico Carpitelli, il nuovo direttore generale del DSU, di fronte alla decisione di totale chiusura chiede invece di trovare una soluzione che permetta, in totale sicurezza, agli studenti di poter richiedere o continuare ad usufruire del beneficio che, ricordiamo, spetta loro di diritto. La totale chiusura, infatti, avrebbe non solo significato l’impossibilità di domanda da parte dei nuovi studenti, ma anche lo sfratto per i ragazzi che già abitavano le residenze.

La temporanea soluzione trovata dal consiglio di amministrazione durante lo scorso anno accademico non è più sostenibile e i lavori alle strutture non possono più essere rimandati.

Con lo stanziamento dei fondi, i lavori partiranno nel mese di agosto e prevedono interventi come il posizionamento delle scale antincendio, la messa in sicurezza degli stabili me anche la manutenzione delle strutture residenziali. La durata stabilita da progetto è di due anni ma, come precisa Francesca, “sono interventi importanti, soprattutto alle strutture come Sperandie, Fontebranda o De Nicola, e potrebbero essere prolungati addirittura fino tre-quattro anni”. Precisa inoltre che le residenze in questione non verranno interamente chiuse ma che, sempre secondo la norma, resteranno agibili a capacità limitata, con la riapertura della struttura residenziale San Marco, chiusa da ormai più di un anno.

Il fattore tempo è essenziale. Il bando per la domanda della borsa di studio e del posto alloggio è già compilabile – con scadenza 6 settembre – e, come ogni anno, saranno migliaia gli studenti che ne faranno domanda. Francesca però ci spiega che per quanto riguarda gli studenti che già usufruiscono del beneficio e hanno già un posto alloggio assegnato verranno tutti riconfermati a settembre. Il problema si presenterà alle richieste da parte dei neo immatricolati poiché, saranno loro, in parte, a dover occupare le strutture concesse in uso al DSU. 

Infatti, per ovviare alla mancanza di 350 posti non usufruibili data la chiusura delle residenze, l’Azienda del diritto allo studio si è subito mossa, chiedendo ai privati e alle istituzioni territoriali un aiuto, di modo tale da trovare alloggi per ospitare gli studenti richiedenti. A rispondere all’appello per primi sono stati i due atenei presenti sul territorio, insieme alla Curia senese, alla società LUCE S.R.L, che si occupa di strutture alberghiere e b&b e una Guest House, riuscendo a trovare 150-200 posti.

C’è però un grande assente all’appello: il Comune di Siena. Come continua spiegando Francesca, “una volta resa pubblica la richiesta di aiuto da parte del ARDSU, il Comune avrebbe dovuto manifestare la propria dichiarazione di interesse. Ma, invece di trovare un’istituzione partecipante, sia il DSU sia noi come Cravos abbiamo ricevuto solo silenzio”.

Insomma, a Siena l’Azienda del diritto allo studio ha trovato una situazione più difficoltosa rispetto alle altre città universitarie. Anche perché, oltre agli svariati problemi che finora abbiamo elencato se ne aggiunge un altro, un po’ sottaciuto, ma ben evidente e che si compara nelle parole dell’intervistata. Si è sviluppato a Siena, in tempi anche recenti, un forte sentimento anti-studentesco, una chiusura da parte della città toscana nei confronti degli universitari, che però traspare in modo molto evidente.

L’associazione studentesca, infatti, nel riportare la notizia del taglio di posti alloggio tramite comunicati postati sui social ha ricevuto commenti come: “Ora ci manca che Siena debba dare alloggio gratuito agli studenti”, “Iniziassero a pagare le tasse”, “Mantenuti, andate a lavorare”.

Un sentire comune che lascia la comunità studentesca sconcertata. Ma che trova riscontro anche nella questione della chiusura della Mensa Universitaria Bandini, di cui l’associazione non ha mai smesso di occuparsi. Non si tratta infatti di una chiusura dovuta solo a problemi di gestione e organizzazione della struttura, ma anche di problematici rapporti con gli abitanti presenti nello stabile e nella zona di ubicazione della mensa, che contestano fortemente la presenza del servizio mensa, che nelle ore di punta, richiama a sé un cospicuo numero di studenti. Opposizione che, di fatti, sta rallentando i lavori di ristrutturazione in corso.

E nel concludere la nostra conversazione, Francesca dice: “E’ una situazione molto complicata, e noi di Cravos siamo a piena disposizione e in continuo contatto con il DSU per far sì che tutto possa essere svolto in modo tale da non sfavorire nessuno studente e da non limitare un servizio su cui molti di noi contano e usufruiscono”.

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