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Omar Calabrese e i segni di sé lasciati nel tempo

A dieci anni dalla sua scomparsa, una conversazione con Tarcisio Lancioni, docente di Semiotica del Testo e della Cultura dell'Università di Siena. Inizia oggi a Siena un convegno del Cross, del centro di ricerca inter-ateneo sugli studi a lui dedicati.

Omar Calabrese e i segni di sé lasciati nel tempo
"Intorno ad Omar", la locandina dell'evento dedicato ad Omar Calabrese. Foto tratta dal sito Cross (Centro di Ricerca Omar Calabrese di Semiotica e Scienze dell’Immagine)
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31 Marzo 2022 - 14.32


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di Elena La Verde

Dicono che tutti quelli che se ne vanno, lasciano sempre un segno di sé a chi resta. Omar Calabrese, che di segni se n’è occupato una vita intera, il segno lo ha certamente lasciato. E’ questa la percezione che ho avuto, mentre ne parlavo a telefono con Tarcisio Lancioni, professore di Semiotica e Semiotica del Testo e della Cultura all’Università di Siena.

Io non ho mai conosciuto Omar Calabrese, se non attraverso le pagine dei volumi e dei testi universitari, eppure ai miei occhi di giovane studentessa è evidente.

Omar Calabrese è Omar Calabrese e ha lasciato in eredità a noi posteri un patrimonio culturale non indifferente, che continua a essere, ancora oggi, fonte di studio, di ricerca e di dibattito all’interno della ricerca accademica. Non è un caso, infatti, che dopo la sua prematura scomparsa, sia nato il CROSS (che sta per Centro di Ricerca Omar Calabrese di Semiotica e Scienze dell’Immagine), il centro di ricerca inter-ateneo fra l’Università di Siena, l’Università Iuav di Venezia e l’Università di Bologna, che si pone come obiettivo di portare avanti le sue ricerche e più in generale di promuovere e valorizzare gli studi sulla semiotica delle arti e dell’immagine, insieme alle iniziative volte alla loro diffusione in Italia e all’estero. “Questo è l’impegno che ci siamo da sempre presi”, mi spiega il professore Lancioni, di cui ne è anche il direttore.

Omar si è occupato di diversi oggetti come studioso. Ha utilizzato la semiotica per studiare in modo molto importante l’arte e le immagini. E’ stata una tra le figure di rilievo internazionale a sviluppare una semiotica dell’ambito del visivo e ha dedicato a questo alcuni dei suoi lavori più importanti. Ma non solo: si è occupato molto di politica, di costume, di sociale e di estetica della nostra quotidianità. Il suo percorso è caratterizzato da interessi diversi”.

Una personalità unica e poliedrica, che in occasione dei dieci anni della sua scomparsa, il CROSS, in collaborazione con l’AISS (Associazione Italiana Studi Semiotici, Università di Siena) e il DISPOC (Dipartimento di Scienze Sociali, Politiche e Cognitive dell’Università di Siena), ha voluto ricordare con un convegno “Intorno ad Omar”. Saranno tre giornate di studio, dal 31 marzo al 2 aprile. In programma, i titoli delle sezioni che lo scandiscono: Serio Ludere, Neobarocco, La macchina della pittura, Mille di questi anni.

Ma non sono anche i titoli di alcuni classici scritti da Calabrese? Non può essere una scelta casuale. Il professore Lancioni, a tal proposito, mi chiarisce i dubbi: “Per l’evento, abbiamo deciso di provare a rappresentare la molteplicità dei suoi interessi, individuandoli con alcuni titoli delle sue opere più importanti. Per cui non saranno giornate in cui si parlerà di quei libri, ma degli argomenti generali affrontati da Omar in quei libri e di come sono state usate le sue idee per fare ricerca. Ad esempio, Gianfranco Marrone aprirà il convegno nella giornata dedicata a Serio Ludere’ e si occuperà del metodo dell’indagine semiotica, che è in qualche modo trattato in quel libro. Oppure, nella giornata dedicata a ‘La macchina della pittura’, l’intervento di Victor Stoichita, uno degli storici dell’arte più importanti al mondo in questo momento, partirà da un libro di Omar, che è sul trompe-l’oeil, sulla pittura dell’inganno, e lo applicherà al cinema come esempio”.

Da qui il senso dell’iniziativa: non solo nella decorrenza del decennale della sua morte, ma anche nei suoi moderni argomenti. “Gli argomenti affrontati da Omar sono attualissimi all’interno della ricerca e la comunità continua a fare riferimento a questi”, aggiunge. Ma precisa. “Gli argomenti durante l’evento saranno aperti e poi tutti potranno intervenire e partecipare alla discussione. Non vogliono essere solo giornate di studio, ma anche di incontro e soprattutto di amicizia”.

Si prospettano giorni densi: i primi due che ci racconteranno dell’Omar studioso e saranno incentrati sui temi e sulle questioni che lo stesso ha ricercato in vita, mentre l’ultimo giorno, conosceremo l’Omar impegnato nella politica, nel giornalismo e nella comunicazione di massa. “Omar ha scritto molto: sul discorso politico in televisione, ad esempio un libro dal titolo ‘Come nella boxe. Lo spettacolo della politica in tv’; sulla lettura dei giornali; sul telegiornale. Ma è stato anche conduttore ed ideatore di programmi televisivi. In gioventù, è stato persino batterista di un gruppo rock che ha avuto qualche successo! Insomma, tanti aspetti diversi che nell’ultima giornata, più di ricordo, saranno toccati ed approfonditi”.

E se è vero che tutti quelli che se ne vanno, lasciano sempre un segno di sé a chi resta, allora sono i segni ad essere l’elemento di congiunzione tra chi parte e chi resta. “Io ho conosciuto Omar alla tua età, forse qualche anno di meno. Ho cominciato a frequentare i suoi corsi durante il secondo anno di università e poi lui ha seguito il mio percorso accademico”, mi racconta. “Dopo anni, poi mi son ritrovato ad essere chiamato a Siena per collaborare con l’ambito di semiotica che si stava sviluppando; tuttavia, dopo la scomparsa di Omar, ho dovuto farmi carico del suo insegnamento e della sua cattedra”, aggiunge. C’è stato quindi un passaggio di testimone: il sapere di un maestro è ora nelle mani del proprio allievo.

Ma non tutto può essere trasmesso agli altri e non tutto può essere conosciuto. Nelle tre giornate dell’evento “Intorno ad Omar”, sicuramente, si avrà modo di conoscere meglio la figura di Omar Calabrese e questa possibilità è rivolta soprattutto ai giovani e giovanissimi studenti che, come me, non lo hanno mai incontrato in vita. Un modo in più per non fermarsi alle pagine dei volumi e dei testi universitari.

Ci saranno le sue idee e i suoi argomenti più attuali che mai: i segni della sua presenza.

Ma alcuni segni rimangono comunque virtuali all’interno di un sistema.

Purtroppo non potrete avere la sua simpatia che era travolgente, mi dice il professore Lancioni.

Perché, quella l’ha portata via con sé”.

Per ulteriori informazioni, visita:

Il sito del CROSS (Centro di Ricerca Omar Calabrese di Semiotica e Scienze dell’Immagine)

Il programma del convegno “Intorno ad Omar” dal 31 marzo al 2 aprile

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